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Maternità

Piccoli passi

E POI GIÙ, NEL SOTTOPASSO, URLARE TI VOGLIO BENE, NELL’ECO VOLERSI BENE IL DOPPIO

 

Mi è venuto in mente Cesano. Quella mattina che Isabelle dormiva nel marsupio. Cesano è lontana, è uscire con le scarpe da ginnastica, sapere che farai qualche chilometro. Che se tua figlia decide di non volerne sapere quando poi sei là, in un modo o nell’altro devi fartela andare bene, tornare indietro per ogni passo che hai fatto.

Be’, non è mai successo.

Non è mai successo che Isabelle non volesse quel trotterellare a contatto con il mio respiro, oppure nel ventre di una carrozzina. Finché era piccola, ed era a casa con me.

Ogni giorno vedo il buio che avanza, queste mattine sono sempre più timide, si accendono le luci prima ancora di uscire dalla stanza, non trovi le ciabatte, non becchi al volo la maniglia della porta. Ogni mattina vedo il buio che avanza e so che non cammineremo più.

Sulla panchetta all’ingresso è rimasto un grande asciugamano piegato malamente. Buttato lì in attesa: di un altro pic-nic per infilarsi sotto le chiappe, tutte le volte che le dico andiamo a Cesano? e conosco il suo sì prima di lei. E poi si va e l’asciugamano lo usiamo da tovaglia anziché sotto il sedere, perché mamma vojo mangiare sul tavolino. Lasciato lì in attesa: di una lavatrice, che insieme agli ultimi orpelli estivi, qualche calzone corto risparmiato ai colorati, qualche canotta ancora in cima nei cassetti, lo espatri.

Quella mattina lei dormiva e io pensavo a Sarah. Alla sorella che, appena pochi mesi prima, era la mia compagna di mille giri nel circondario, ai suoi capelli rimasti così a lungo brevi quasi non volesse crescere neanche lei. È con Sarah che avevo scoperto quella passeggiata. Mi sembrò di usurpare il suo posto. Mi sembra sempre di rubare: a un figlio il suo primato, all’altro figlio la nostra unicità.

Ad ogni inverno che è venuto, in questi anni, seguiva marzo: a marzo smettevo le uscite brevi per le commissioni, a marzo si ricominciava, scaldare le gambe, portarsi un maglione da togliere e buttare nel cesto sotto al passeggino, una giacchetta da legare in vita. Quante volte siamo state a Cesano? Abbiamo scelto se fare la via pedonale del centro storico oppure il cavalcavia sulla Parri, dove i palazzi alti del quartiere Olmi sono un fondale infelice ai nostri passi, però si cercano le montagne in bilico sull’orizzonte nei giorni blu. E poi si scende correndo, si schiamazza davanti agli autisti prigionieri di un semaforo rosso.

Il ponte delle torri l’abbiamo sempre fatto con cautela, le faceva paura la griglia sospesa, vedere quel pieno metallico tanto bucherellato per piedi così diffidenti. Allora stava sul passeggino, solo negli ultimi mesi scendeva, però saldava la sua incertezza nella mia mano.

E gridavamo: sul colmo del ponte e delle nostre mattine o delle sere che le insegnavo i tramonti. E poi giù, nel sottopasso, urlare ti voglio bene, nell’eco volersi bene il doppio.

Essere pazze. Questo è qualcosa che io vi insegno sempre, figli miei. Magari vi costerà qualche sguardo scettico, malpensante. Magari non mi somiglierete affatto, e qualcuno di voi, quando sarete ancora più grandi – mollate le novità dei bambini, il permesso di qualche follia – sarà di monito alla mia stupidità. Ma intanto io sono.

Questa.

Una da piccoli passi e smisurati amori.

Una che le mani non sa dove metterle quando esce da sola. Che la borsa la tralascia volentieri, come il per favore all’inizio delle frasi.

Con chi mi spingerò così lontano? Con chi annuserò il puzzo di quelle pecore che indoviniamo dietro la recinzione e le siepi nell’ultima curva? Con chi arrivo, poi, davanti alla Sacra Famiglia, all’ulivo che ti ho presentato, Isabelle questo grande albero è un ulivo, che poi aspetti, che sai, e mi predici?

Con chi urlerò in vetta a un ponte, nei budelli di un sottopasso? Dove abbiamo visto cambiare graffiti e usato i loro soggetti a indicazione del percorso: “Adesso si passa dove c’era il grande topo azzurro”, “Saliamo dove c’è il bambino che non vuole la pappa”. Dove non vado più, dove siete voi, tutti i graffiti rimasti.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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