Maternità

Vivente e non vivente

LA CONOSCENZA È UTILE, LA FANTASIA INDISPENSABILE

 

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E sulla strada verso casa, evento raro, Patrick racconta: “Oggi a scuola abbiamo fatto la differenza tra vivente e non vivente.”
C’ha le parole che premono, l’ho trattenuto a stento, prima, all’uscita, dove il ronzare di mille umani rendeva difficile l’attenzione. E, ancora, in mezzo alla carreggiata, sulla zebratura sotto le ali aperte del vigile. L’ho fermato almeno tre volte, poi all’ingresso del parco l’ho infine liberato.

“In verde dovevamo scrivere le cose viventi e in blu quelle non viventi.”
“Ah sì? E tu hai fatto giusto?”
Ci sarebbe ancora un tizio che si frappone, il tagliaerba che grida, le mie orecchie e il naso chiuso, ma ascolto con riverenza, china verso la sua piccola voce.
“Certo.”
Si protende in avanti, assorto e prontissimo. Mi lancia un paio di esempi. L’erba, lo steccato, una palla.

Indago: “Per esempio… le foglie?”
Sono un po’ malvagia, mi rendo conto che a fatica io stessa risponderei soppesando il da dirsi.
“Dipende. Se è per terra è non vivente, se è ancora sull’albero è vivente.”
“Ah. Il cestino?”
“Il cestino no! Scusa, non mangia, non si riproduce.”
“Ah.”

Questa cosa del distinguo deve averlo gasato non poco. Mi fa piacere: è l’evidenza che la conoscenza è potere. Il mio piccolo uomo impara cose: aumenta il suo controllo, delinea i confini del suo stare al mondo.

“La bambola per esempio – addita la bimba tra le braccia della petite – non è vivente.” Si riempie d’orgoglio come un otre.
E come dargli torto? Basta che non lo dica troppo forte. Ho ancora due infanti da crescere cullate al di sopra del baratro della scienza. Perché a conti fatti, mi avvedo, questa distinzione sancisce la fine dell’innocenza, dell’ingenuità. Dell’infanzia, in qualche modo. Il che mi allarma. Non poco.

“E la macchina?”
“Non vivente.”
“Sì, però mangia, fa benzina…”
“Allora non vivente se non guida nessuno.”
Mi pare giusto.

E tuttavia, per tranquillizzare la mia coscienza da Peter Pan, avanzo cauta: “Ma Babbo Natale?”
“Vivente!”
“Ah, per fortuna.”
“Sì, però è vecchio. Se muore non è più vivente.”
“Orca, meno male che è vivo, se no i regali chi li porta??”

Ci sono momenti in cui capisci che dove non arrivi tu arriva la scuola, è un buon sapore (e un buon sapere), solo che ti sembri sempre impreparata.

Immagino che i giochi di simulazione ora perderanno gran parte del loro fascino. Che Babbo Natale tirerà le cuoia nei prossimi inverni. Che la Befana si romperà l’anca. E forse anche il topino del dente sarà licenziato.
Immagino anche che le fiabe perderanno vigore, passeranno da 3D a 2D, forse preferirà un libro sui pianeti o la geofisica.
“E nelle fiabe, Patrick?” Giusto per sapere come gestirmi.
“Nelle fiabe sono tutti viventi!”

Se c’è una cosa più forte della conoscenza è la fantasia: due gambe sottili e leste, un grembiule nero, e, sotto quello, una maglietta rosso vivo.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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