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Maternità

Tra un morso e l’altro della bambina

(CHE SE NE VA)

 

Mia figlia è diventata adolescente tutta in questi mesi. Direi: in questi giorni.
Perché prima c’era la scatola chiusa della quarantena, che allora l’ira funesta delle “cagnette cui avevi sottratto l’osso” era anche comprensibile. Poi c’è stato l’obbligo della DAD e poi la sua amica che non risponde ai messaggi. E alla fine siamo sempre buoni tutti a trovare una ragione per non essere buoni mai.

Però adesso la guardo e io, ogni tanto – giuro – mentre ancheggia in modo discutibilissimo e solleva le braccia, spio sotto le ascelle se le escono i primi virgulti di pubertà. Poi mi rinfranco che la pelle è ancora madreperlacea, e a meno che non si rada di nascosto a nove anni e mezzo, direi che manca ancora un po’.
Sospiro. Del tipo “sono ancora salva”.
Solo che poi cado sul cloud o chi per lui dove vanno a raccogliersi tutte le foto e i video che facciamo per serietà, amore o scherzo.

E lì ci metti un attimo a capire che di quella pupattola succhia seni con le labbra all’insù non è rimasto molto più che qualche quadro appeso sopra al divano.

Li fa a rallentatore. I video. Così la madre ha tutto il tempo per dubitare sulla innocenza della figlia. E poi, in quei capelli scossi e in quelle gambe all’aria: togliersi ogni dubbio.
Lei. La figlia. Dei pianti che ancora arrivano certe sere, per certi torti irrimediabili, per un hamburger. Ieri. Giuro. Venti minuti di: “Ma io non voglio l’ham-bur-ge-er!!!”
Di certi visi stretti in mano prima di dormire come un biglietto per l’eterno.
Di certi segreti che aspettano ancora che li stani.

Adesso tra un morso e l’altro della bambina che se ne va, accosta in improbabili nuance un “cazzo vuoi” e un “hmm, miiii”, perché perfino dirlo intero – “minchia” – sarebbe troppo faticoso.

La posizione, fuori dalle glorie dei video autoprodotti, riporta già fedelmente il celebre “Gli sdraiati”. E dire che un cellulare suo ancora non ce l’ha.
Poi ci sono i chili. Da un giorno all’altro lievita come le pance senza il carbone vegetale. Però tutta. Non solo la pancia.
Me ne avvedo perché se tanto mi dà tanto non sono il naso e gli occhi: a essere diventati più piccoli. E non sono le dita delle mani a sembrare improvvisamente l’unica cosa elegante e affusolata.

Mangia. Parecchio. (Tranne ovviamente quando c’è l’hamburger).
Adora disseminare il panico in oggetti fai da te o promesse di bricolage in forma di ritagli, pezzi di stoffe, lana, brandelli, plastiche e oggetti vari che solo di rado ha poi la voglia di assemblare, devo dire con incredibile creatività. Il punto è che il panico resta lo stesso, solo che è assemblato.

Dorme. Parecchio.
Non lega i capelli perché – dice – le viene il mal di testa. Io sospetto che sia per sciorinarli in quei video.

Qualcuno dovrebbe avvisarti prima. Perché adesso quando parte a sirena non capisco chi delle due stia urlando: se la bambina o la ragazza. Capirlo è indispensabile: la bambina ti aspetta per accucciarsi. La ragazza ti aspetta per mandarti affanculo.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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