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Intermezzi

La prima lucertola sul muro

Fuori è rimasto un ricordo invernale nei capitomboli delle foglie arricciate, nella fanghiglia o nella terra dove lasciano corse i bambini. Nelle teste glabre degli alberi leggi, se vuoi, l’inconsistenza, l’incertezza di una stagione, la nostra stessa contraddizione. Di pieni e di vuoti, le prime bevute alle fontane e poi un tè caldo nelle caffetterie, le prime maglie sudate e madri che implorano rivestiti! Le prime righe incandescenti dalle persiane, i primi sorsi di sole serale. Ma anche le luci per la via, durante pentole sul fuoco.

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I beffardi

Autumn

Cerchiamo di essere oggettivi: quelli che vedono sempre e solo il fondo del bicchiere anche quando è mezzo pieno sono deprimenti. Ma anche quelli che vedono sempre tutto pieno un bicchiere con due dita d’acqua sporca fanno parecchio incazzare. Prendiamo le stagioni, per esempio. Aiutiamoci con una lista per ritrarre la stagione più poetica, suggestiva e romantica dell’anno.

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I beffardi

La primavera… prima viene, meno è vera

Indotta all’uscita da un sole promettente, chi poteva recarsi all’attiguo parco anzitempo?
In mezzo al silenzio secondo solo a quello di un monastero di clausura, abbandonati i sicuri marciapiedi dove le sole sfide si configurano in resti mal composti di bisogni canini, lasciate a casa le incombenze e la (troppo) facile routine di un Masha e Orso pre-sonnellino della petite… Chi poteva, se non io, essere così ingenua da canticchiare: “È primavera, svegliatevi bambine!”?

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Altre Verità

Però intanto è settembre

Una volta c’era la Vestro, il Postalmarket: arrivava il catalogo autunno-inverno, e allora tornare e aspettare l’autunno aveva tutta una sua magica ritualità. C’era sempre la bionda capello sbarazzino cui volevo somigliare: io, castana, chioma lunga e sfigata. Il “pull” grigio melange, lavorato a coste, il collo morbido e i pantaloni a sigaretta o un kilt con calza coprente…

Maternità

Stagioni

Ci sono giorni come questo – non dirlo a nessuno – che ti metto a letto e invece di sentirmi sollevata, di librarmi verso la mia ora di autonomia adulta, mi rigiro nei minuti, una bestia d’insonnia nel giorno. Non trovo posizione. La tua assenza mi fascia le mani, il tempo senza di te sembra un’attesa.
Fuori si affaccia la primavera…