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I beffardi

Ma quindi ti fermi a pranzo?

Lui arriva con un’ora e rotta di ritardo, il passo cadenzato dallo scazzo. Lo accolgo come è solito mio: “Ma non doveva essere qua un’ora fa, scusi?”
Permesso, venga, gli illustro il problema. Ha bisogno di uno straccio, di un secchio?
E allora lo riconosco.
È che l’altra volta erano in due, uno sfigato già dismesso dalla memoria per far posto a volti più esteticamente utili, e lui. Il naso un po’ lungo, i capelli corvini, gli occhi affilati: Verdi. Non posso scriverlo con la V minuscola.

La sfortuna si impara da piccoli

La vita offre sempre ottime occasioni per insegnare qualcosa ai figli. Noi, lo scorso fine settimana, gli abbiamo insegnato la sfortuna.

Tutto nasce da quello slargo davanti alla posta, in Via Gozzoli. Ci passo per caso, la piccola addosso, i suoi fratelli a scuola, venerdì. Strane creature hanno preso vita: strutture plastificate e rigonfie meglio note sotto il nome di “gonfiabili”. Le osservo figurandomi già l’eccitazione dei figli e intuisco, da subito, che quelle grandi masse variopinte sono destinate a diventare la nota di colore del nostro weekend…