È passato un anno e io vorrei solo una cosa
Distanti
Papà.
Col becco bianco della prevenzione, come un pulcino sbagliato.
L’anatroccolo che ha perso il gruppo.
Abbiamo, tutti, perso il gruppo.
La guerra
Patrick: il preadolescente in guerra con tutti, il ragazzetto che la voce ancora ce l’ha bianca, le mani sempre là sotto, i telecomandi, le scenate, i «fate schifo», l’invidia per le sorelle che vanno a una non-scuola meravigliosa e lui ancora no, il solo figlio maschio, la vittima di tutto, quello che «la vita è ingiusta, la mia vita fa schifo». Isolalo. Digli che non abbiamo il coraggio di toccarlo. Dì a quelle sue zampe lunghe come lance bianche che non è un castigo, che lo amiamo, ma che deve stare in camera anche per bersi un succo d’arancia. Digli che è un appestato. Fai il vuoto, intorno a lui. Provaci.
Lockdown generazionale: cura o ingiustizia?
Per otto mesi avete considerato pura ideologia battermi per i valori: la gente muore, quali valori? mi dicevate.
Per otto mesi avete fatto una campagna costante di minaccia.
Ma adesso che qualcuno ventila l’ipotesi di un lockdown generazionale, di colpo sfoderate valori e moralismi. Di colpo, la Vita torna a essere qualcosa che merita di essere vissuta al di là della prevenzione a tutti i costi.
Covid19: osservate voi stessi, anziché gli altri
Sappiate osservare.
Meno gli altri, e di più voi stessi.
Perché spesso quello che vi fa imbestialire dell’altro, che vi fa minacciare, controllare, imporre, è il vostro bisogno di controllare le vostre paure, di imporvi su voi stessi.
Invece di guardare quante volte un ragazzino si sporge da un banco o se passa una matita al compagno, guardate in voi cosa questo produce.
Invece di raccontare che i bambini sono a rischio, guardate in voi il vostro rischio.
E poi fu settembre
Prima servì convincere i genitori più ortodossi che stare all’aperto era più sicuro. Poi che i libri si potevano sfogliare in un prato e i tablet consultare su una panchina, e che molte cose si imparano con altri materiali. Poi che la creatività era quella che ci stava salvando!
Nella salute e nella malattia
La vita non le farebbe, queste differenze che facciamo noi. Non le farebbe, le fazioni. Che se io sono contro le mascherine allora me ne fotto di chi muore.
Il permesso di vivere
Questo vedono, questo insegniamo: adulti impazziti e terrorizzati che ancora non sanno riaprire le scuole né inventarsi niente, che coprono nasi e bocche, che impediscono di prendere una sacchetta all’asilo e chiedono ossequiosi a un dio – chiunque esso sia, un virologo, una dirigente, un sindaco – il permesso di vivere.
L’assenza educativa
Dov’è, la vostra tempra? Dov’è, il vostro fuoco? Quello che mettete nei sorrisi, negli abbracci, negli anni e nei cuori, nel vostro lavoro? Tutto fermo per un divieto?
Nessuno può vietarvi tutto.
Ma io… non ho visto nulla
Basta abituarsi (?)
Il ragazzino bardato disinfetta mani innocenti, controlla a sua volta la temperatura, impone guanti palmati. Dentro, nel negozio, ombre finte, le marionette create dalle ordinanze. È un gigantesco televisore, è un cinema gratuito in cui posso non entrare. Che cosa ci è successo?