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I beffardi

Sentirsi importante

PICCOLE SODDISFAZIONI DI UNA DONNA INSOFFERENTE

 

– Ma fatti vedere, è troppo brutta questa tosse.
Mia madre ha messo il vivavoce, mio padre interpreta i miei rantoli.

Ecco, per una segaiola lamentosa e pure mamma non è facile prendersi sul serio.

  1. Madda, sei di natura rompicoglioni. Vedi di darti un contegno. È solo tosse.
  2. Mamma, sei una mamma. Le mamme possono pensare a sé stesse dopo che hanno messo a dormire i figli, sparecchiato, aiutato i figli al mattino, preso i figli da scuola, e tenuto a casa quelli ancora piccoli (nel mio caso, una), giocato, addormentato, svegliato, nutrito. Etcetera.

Va bene, lunedì vado dalla mia dottoressa. Basterà piazzare in qualche dove la Isabelle, e resistere ad altre due presumibili notti di merda.

Poi mi viene il colpaccio di genio: mo’ mi chiamo un medico privato. Poi giro all’assicurazione di mio marito, che c’ha pure un bel dire che il lavoro non è il massimo in questo momento, che lo subissano, che… ma intanto sua moglie può contare sull’assicurazione privata. Va’ che son soldi.

Smanetto. Il primo sito che trovo recita “medico a domicilio in massimo 48-72 ore.”

E a me mi sembra la spesa on-line. Che se i prodotti (in questo caso il dottore) ti devono sbarcare a casa dopo tre giorni a quel punto sei, nel caso della spesa, morto di fame. Nel caso di malattia guarito o defunto.
Di più: prenotazione effettuabile sempre: dal lunedì al venerdì ore 9.30-18.30.

Ascolta, se devi fare orario d’ufficio, mi mandi il dottore dopo tre giorni, non posso ammalarmi nel fine settimana, mi dici qual è l’utilità di un servizio privato?

Poi ti cado su un portale dove metti il tuo indirizzo e ti esce la rosa dei medici “vicini” con tanto di prima disponibilità e possibilità di prenotazione immediata.
Sono le 19 di sabato quando prenoto per le ore 21 del giorno stesso. Mi sale un guizzo di gioia. Le piccole meraviglie di una malata terminale.

Alle ore 19.30 mi squilla la sconosciuta prescelta: “Scussi, ma sto un po’ llontana. Possiamo magari fare domani mattina?” Giovane, del sud, cinque anni di esperienza. Allora perché hai dato la disponibilità per oggi?

Vada per le 11 della domenica.

Riguardo il sito per togliermi lo sfizio: in effetti sta verso il quartiere Isola. Saranno quaranta minuti di auto e quaranta giorni di mezzi.

Dormo. Per la prima notte dopo una settimana dormo. Alle dieci del mattino vorrei chiamarla, obbediente ai punti 1 e 2 della lista sopracitata: “No, guardi, sono guarita. Sto bene. Non serve.”
Ma per rettitudine morale non posso disdire mentre quella è probabilmente già intenta a sbrinare la macchina. Fortuna seguono convulsi colpi di tosse che mi riportano alla ragionevolezza dell’appuntamento.

Alle ore 11 eccola. Squilla.
– È arrivata? È qui fuori?
– No, in effetti volevo dirle che ho avuto un contrattempo. Arrivo fra circa un’ora, se per lei va bene.

Bello trombare la domenica mattina, eh? Una volta lo facevo anch’io.

E siamo al secondo posticipo.
– Certo, non c’è problema.

Alle dodici sono impegnata a fare bruchi di didò per Isabelle mentre aspetto la giovane medichessa.
Alle dodici e tredici eccola. Dice che è venuta a piedi (forse intende dire coi mezzi).

– Allora vuole lavarsi le mani prima di visitarmi, immagino…
– No no, va bene cossì. Mi dica il problema.
E no, che cazzo. Io ti dico il problema ma tu ti lavi le mani. Lo sanno anche i miei figli che…
– Mi dica.
E va bene:
– Ho la tosse.

Minchia. Sto tutta piccola piccola nel punto 1.
– Vuole sentire? Ecco. Cough!

È ancora sulla porta di camera mia quando sentenzia, con orecchio simile a mio padre: “Questa è bronchite. Senza dubbio.”

Mi ausculta, ho i broncospasmi, dice. Una volta avevo gli spasimanti, ora ho gli spasmi, crescendo si cambia.

– Allora ho fatto bene a farmi vedere. Pensavo che…
– Eh no…
Dice che è una tosse troppo “importante”.

Ahah. “Importante”, così forte, di qualcosa che mi riguarda, non me l’aveva mai detto nessuno. Mi gongolo. Scatarro via dalla numero 1.

Aerosol, antibiotico, riposo.
– Vuole un permesso per il lavoro?

Avete capito? Io domani sono in permesso, bambini. Non posso fare la mamma.

E se ne va, dimenticando lo scialle.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

  1. Mamma avvocato

    Già, il permesso per assentarsi o riposarsi come mamme, non te lo da nessuno. Però meno male che hai ignorato i punti 1 e 2, anche se da come hai raccontato questa visita non mi pare molto seria!

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