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I beffardiMaternità

Quando le mamme fanno le furbe

I nostri bambini non saranno bambini per sempre. Lo sappiamo. Per questo ci stendiamo sul tappetino a giocare con loro impilando cubi di plastica e ordinando caffè trasparenti. Per questo leggiamo per la settecentesima volta lo stesso libricino dove Cenerentola ha tra l’altro una pessima cera, la stampa è venuta doppia, la storia manca di dettagli preziosi, ma nostra figlia vuole quello. E quello sia. Per questo giochiamo a nascondino cercando il nostro pargolo e diventando matte, perché quelle chiappe che sbucano da sotto il letto proprio non le abbiamo viste.

E tuttavia, dite la verità, dopo quei dieci minuti di incanto, sale un ettogrammo di noia.

E accanto alla noia, la sua gemella: la torre delle incombenze. Troppe cose da fare ci solleticano e prima o poi (se non è all’undicesimo minuto, sarà al dodicesimo) ci arrabattiamo per infilare qualche faccenda in parallelo, tra un «che bello» e un «torno subito».

La mossa della colf

Dopo aver avviato il gioco a due, vi sfilate con un sorriso leggiadro: «Amore, prendo giusto due cose dallo stendino, che intanto le piego». INTANTO. Tornate con cinque chili di biancheria, e cominciate a piegarla per terra, la schiena che urla, vostro figlio fra un po’ anche lui (che l’ha capito, che siete distratte), una mano piega, l’altra spinge il trenino Thomas mentre cadenzate ciuf ciuf!

La mossa dello chef

«Amore, ma perché non andiamo a giocare in cucina? Che così intanto metto su il pranzo, ok?» Allora: okay in fondo alla frase puoi anche tenertelo, tanto decidi tu. Poi: «Andiamo a giocare» suona come il classico plurale maiestatis, visto che il vostro ruolo nel gioco si limiterà al trasloco dei giochi in atto e alla traslazione del pargolo dalla stanza precedente alla cucina, dove ormai state già armeggiando con le padelle. Ma con la grazia di un colpetto di mestolo nel suo lego, di tanto in tanto. Per cercare di camuffare il vostro improbabile multitasking.

La mossa della donna in carriera

«Amore, mentre sei lì che disegni guardo due mail». Avete disegnato con lui per mezz’ora, gli avete preparato una sagoma che poi colorerà. Solo che in quattro pennarellate dense, lui ha già finito. Allora «vieni, dai, siediti qui che giochiamo ancora», mentre digitate affatto furtivamente sul vostro pc.

La mossa della centralinista

Lui: il telefono. Se siete brave acchiappate al volo la fase delle manie telefoniche dei piccoli: c’è sempre un’età (anche piuttosto lunga) nella quale i bambini vogliono un telefono giocattolo. Ne approfittate: «Amore, dai chiamami». Intanto chiamate l’amica dal vostro smartphone vero. E credete che il bimbo dopo due risposte del tutto fuori tema non se ne accorga? Nei casi più biechi la centralinista affonda nel ruolo anche fuori dalla suddetta fase. Le basta un piccolo varco, che il pupo peschi una nuova macchinina dal cesto dei balocchi, «eh sì, guarda che bella!» commenta. «Aspetta che mentre ne trovi un’altra ancora più bella prendo un attimo il telefono, che devo dire una cosa alla nonna». Assolte all’idea che comunque restate in famiglia.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

  1. Mamma avvocato

    Mi ci vedo. Un po’ in tutte (a turno). E non mi piace. È il contrario del “vivere il qui ed ora” che insegna lo yoga e che vorrei apprendere. Però realmente, dopo dieci minuti io sono stufa di giocare!!!

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      Maddalena Capra Lebout

      Sorridi, Giulia! Lo facciamo tutte… Semmai dovremmo saperci concedere l’onestà, a volte (non sempre) di dire ai figli “mi annoio” e cercare un’alternativa che diverta entrambi: tutto sommato fa parte delle relazioni, anche scendere a compromessi.

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