Però la sera…
Quando ritornano i fiati dei figli, imburri una fetta di pane e scosti ciocche di capelli: lascia stare i tuoi nodi.
Ritorna come sempre è stato in inutili cose indispensabili,
versa un succo e chiedi: com’è andata oggi? Anche se sai che non risponderanno.
Alla tv non troverai un programma che li allinei, sono più scomposti delle bolle in una bottiglia agitata. Non aggiungere la tua frenesia. Accostala alla loro vitalità, se sarai fortunata saranno onde che si annullano nella quiete di un sofà. In caso contrario vi intreccerete in salti per la casa, in canti a squarciagola.
Hai pensato alla tua fede come a un santuario dove vegliare e vorresti rimanere e insistere, come si guarda un seme. Però la sera lascialo al suo solco arato.
Hai fatto quanto dovevi.
Scava una nicchia nelle mani, tieni il sogno e poi butta le mani nelle ore. Tuffale dentro dove le tasche hanno spazio e le cuciture sono forti, a filo doppio.
Molla il controllo, il pensiero. Butta in un angolo l’affanno.
I sogni s’inquinano se non li fermi mai.
A volte si sfiancano nelle corse e poi crescono nelle soste.
In sere che imburrano pani e carezzano casa.