Altre Verità

Paura del virus: giocate alla follia, giocate all’amore

RIDETE PIÙ CHE POTETE. PIÙ VI VIENE PAURA PIÙ SALTATE DI GIOIA. SCHIAMAZZATE COI FIGLI. APPROFITTATE DELL’ALLERTA E ANDATE IN MONTAGNA, AL MARE, ANDATE A BUTTARE SASSI NELLE ONDE

 

Lo scopro dalla vicina. Una vecchia che grida troppo e i suoi casini sono casini di tutti. Sta parlando al telefono. Anche la voce dell’altro interlocutore – la figlia, suppongo – è forte. Dicono che le scuole saranno chiuse, si ferma tutto: «C’è gente che al Carrefour ha fatto cinque, seicento euro di spesa». Ieri, al Lidl, mio marito ha trovato scaffali da guerra, da tempi di crisi, di carestia. La cassiera si giustificava: «Non è arrivato il camion con le consegne».

Isabelle tira un calcio alla palla di Frozen, suo padre la para, lascia la porta da calcio a stecchetto. Siamo fuori, in giardino. I figli ancora non lo sanno.

Mi sento come quei termometri che a Masterchef ficcano nel quarto di manzo, o negli intingoli, per verificare la cottura: siamo tutti immersi in questa allerta. Più ci immergiamo credendo di rassicurarci, e più tremiamo.

Perché il dramma diventa tattile, diventa un odore, un suono, un gusto, quando si dichiara.

C’è anche un piccolo guizzo di novità, i figli a casa, non so cosa mi prenda, è da lì, da questo sentire fuori dall’ordinario, che emergo a caldo: «Evviva. Così non devo preparare il vestito di carnevale».

Poi torno dentro. Sarah è malata, sul divano. La guardo con meno empatia e più diffidenza, mi muovo in cerchi che non stringo, mi decido ad accendere il telefono. Il gruppo whatsapp della materna conta 45 messaggi non letti. Indovino l’argomento.

Tra i vari c’era un video di una pediatra, afferma che i bambini la passano liscia, sono i vecchi quelli a rischio. Alla fine è un’influenza, rischia chi era già a rischio. Io ho l’asma. Sono paziente a rischio per l’influenza. Mica lo sai, se i malanni dei figli sono parainfluenzali o cosa. Mi attacco al mio pneumologo: un anziano dottore cui puoi dire tutto, anche le parolacce. Che puoi chiamare sempre, quando ti prude un dubbio: anche di domenica. Tu lo chiami, e lui ti saluta per nome. Ti fa un suo spettacolo, a cavalcioni tra il professionale e l’amicale. No, tranquilla, i figli li puoi accudire, ma non andare in luoghi affollati.

Le scuole chiuse in un attimo mi sono dilagate dentro come uno sparo nel bosco. Echi. Rottura della normalità. Stomaco chiuso.

Mentre gli altri pranzano penso che il problema non è solo l’allarmismo, chi andrà in PS per uno starnuto, chi affollerà i telefoni. Le farmacie con due ore di coda. Il problema è che ci poniamo nel senso opposto alla vita. È come dormire al contrario, la testa al posto dei piedi.

Come camminare sulle mani. Il sangue va tutto nel cranio, vediamo il mondo sottosopra. La paura aziona il controllo, il controllo dichiara la paura e ne produce altra.

I pensieri, le emozioni, i sentimenti, sono energie che si propagano. Non è un modo di dire, non è un giochetto per fantasticare. Il solo modo per ridurre la paura è aumentare l’amore, focalizzarsi sulla salute, anziché sulla malattia. Sulla vita, sulla meraviglia, anziché sulla paura. Serve un piccolo sforzo, contrario all’istinto. Eppure è qualcosa che l’uomo, da sempre e in forma diverse, fa: migliaia di fedeli si sono sempre riuniti in preghiera, di monaci in meditazione. Quel «minuto di silenzio» che a volte si indice, non è un simbolo: è una presenza. Tutte queste cose non sono riti: sono energia.

Ridete più che potete, oggi. Più vi viene paura più saltate di gioia.

Schiamazzate coi figli. Approfittate dell’allerta e andate in montagna, al mare, andate a buttare sassi nelle onde. Cantate. Fate amicizia coi vicini, apritevi una bottiglia di vino. Prenotate le vacanze estive. Calatevi in un sogno. Fate la gara a chi fa il sogno più grande.

Giocate a questa settimana nuova e diversa, fate una lista di quante magie può contenere, attivare, portare. Siate creativi. Stupitevi. Diventate folli. La follia, quella buona, è il tratto distintivo dei bambini, degli artisti, degli innamorati.
Giocate alla follia. Giocate all’amore.

[Foto di Mariagrazia Francot]

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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