Maternità

E tu diventi vera

A volte mi attraversa, in mezzo ai fatti del giorno, l’idea di te appena nata. Arriva, passa, come una stella cometa.
È presto, si sta nel secondo trimestre come in una conchiglia: è finito il tempo incerto, si è lontani, ancora, dal precipizio del parto, dalla realtà che arriva, addosso, l’idea che improvvisamente s’incarna.
Vengono lampi rapidi, ripescano dal serbatoio dei ricordi, ti portano su quel letto all’Ospedale San Carlo che fu di Sarah, ti inventano. E per un attimo mi scuotono come una novità inattesa.
Tu non sei quelle due righe rosa su un bastoncino appoggiato sul bordo della vasca.
Tu non sei le mie parole che annunciano: “Sono incinta.”
Non sei questa pancia che piano piano cresce.
Non sei quell’ombra ecografica che un monitor disegna, là fuori, la sonda che ci collega come un secondo cordone ombelicale.
Tu non sei il contenuto di una gravidanza. Ciò che, semplicemente, fa di me una donna incinta.

Ti trovo un martedì, tutti in quello stanzetto dall’altra parte della città. I bambini intorno al mio lettino, gli occhi puntati sullo schermo.
“Vorrete sapere il sesso” commenta la dottoressa. “È femmina. Sono quasi certa. L’ho visto prima.”
Tu te la svigni, quella volta, lei ti rincorre invano.
Sorrido: “Allora è proprio femmina: stronzetta.”
E tu diventi vera.
Hai un sesso. Un’identità. Quelle parole ti mettono al mondo, nel mio mondo, nel tuo posto di figlia, per la prima volta.

Ti conosco un mattino, a mollo tra i fiori lisi del divano.
“È ancora presto per sentirla”, si diceva. Invece io sapevo. Vai e vieni, incerta, per un po’. Poi un giorno ti trovo: una serie di colpi, piccoli, netti. Non ho dubbi: sorrido ebete, fiera, ragazzina disarmata da una confessione d’amore. Trattengo il fiato per non incidere sulle tue onde e ti aspetto di nuovo. Come le sere dei primi baci che si rubavano al buio, alla nebbia di novembre, lontani dai lampioni. Con quel sapore dolce e umido di segreta novità agli angoli delle strade, che toglieva il respiro.

La gravidanza è un dormiveglia, io che, vicina e lontana, fluttuo nell’immaginario. Tu che, toccandomi, superi l’astrazione.

E l’amore comincia.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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