Quando qualcuno ti fa un torto. Quando qualcosa non è andata come avevi sperato.
Quando hai fatto la stessa stupidaggine che però ti sembra imperdonabile.
Quando potevi correggerti e non l’hai fatto. Potevi fermarti, e hai continuato, potevi essere ferma, e sei stata lasciva, oppure morbida e ti sei irrigidita.
Non dire «pazienza, chi se ne frega».
Se avessi pazienza, saresti leggera. Invece ci stai pensando ancora.
Se non ti fregasse, saresti già andata oltre, invece sei lì, i piedi puntati, il dito puntato.
Fingere che non sia così, non ti renderà più forte, né più saggia.
Ti renderà solo più divisa.
Quando una critica ti ferisce, uno sguardo ti taglia, un invito si nega, una risposta tarda.
Quando le ore sono passate e pensavi che. E invece troppe cose sono rimaste inevase.
Oppure al contrario, troppe ne hai fatte, e rincorse, e pensavi che alla fine ti saresti sentita da dio. E invece vai a dormire con un buco dentro.
Quando ti senti in colpa, quando ti fai rabbia, quando sei delusa di te.
Non dire «pazienza, chi se ne frega».
Frega a te. A te, frega.
E non c’è persona al mondo che possa sentirlo, saperlo, e accudirlo: questo piccolo sbrego. Che possa, paradossalmente, amarlo.
Se non tu.
[Photo by Fabio Neo Amato on Unsplash]
Commenti 2
Dolorosamente vero. Lo diciamo per cercare di convincere noi stessi che sia così, per aiutarci a scrollarci di dosso le sensazioni rimaste, eppure non funziona. Anzi, forse è pure peggio.
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Non sono per il rimuginare (cui, di mio, tenderei), ma mi sono accorta che allora controbilancio con questo finto fregarmene, e invece così inacidisco. Dobbiamo essere più gentili e comprensivi, con noi stessi.