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Altre Verità

La verità da cui scappiamo

NON DITE CHE I BAMBINI STANNO BENE, CHE VOI STATE BENE IN CASA: DITE CHE AVETE PAURA

 

Tutte. Ognuna a modo suo. Vedi queste mamme che polemizzano, dentro ci sono anche io. Ci scivolo finché non incappo in qualcuna più umile, più dolce. Più vulnerabile: «Sai, lo vedo anche io, che i bambini soffrono, però preferisco che le scuole restino chiuse».

Non negate l’evidenza. Vi chiedo solo questo. Per il bene dei figli.

Vi chiedo solo questo.
Di essere oneste.

Di non fingere che la scuola non sia importante. Non fingere che i bambini stiano benissimo in questo spazio-tempo congelato. Che la sola cosa che conti è proteggere la salute.

Di chi, poi? La vostra, quella dei nonni… o quella dei bambini?

Non fingere che non cambi niente, che la DAD possa continuare, dove i corpi sono trasferelli senza carne e gli amici amori rubati ai cellulari delle madri. Per mesi, per molti altri mesi. Ancora.

Non avete idea di quello che accade dentro un figlio: sappiamo comprendere a malapena cosa accade in noi.

Non arroghiamoci questo diritto.
Per quanto ci permetta di sentirci delle buone madri. Per quanto ci protegga dalla paura infondata che fuori rischino la vita.
Per quanto ci aiuti a chiudere gli occhi la sera e sapere che siamo al sicuro.

Vi chiedo solo di essere oneste.
Il disagio dei piccoli è reale. Reale quanto il corona virus.

Non possiamo affermare uno senza l’altro.

Il problema delle donne che tornano al lavoro è reale. Di chi questo dilemma non ha il lusso di averlo perché ha chiuso bottega, è reale.

Non possiamo più dire «covid» senza «bambini». E non possiamo più alleare «covid» con «negazione».

Poi ci sarà chi lotta per le scuole chiuse, chi per riaprirle. Chi preferisce che i bambini sacrifichino la loro vita sulla base di assunzioni di pericolo (non di evidenze documentate), e chi sarà disposta a correre il rischio ipotetico. Perché ognuna ha una sua prospettiva personale sulle cose.

Ma siate oneste.

Non dite che i bambini stanno bene, che voi state bene in casa: dite che avete paura.

Oltre i discorsi del Governo contro cui giustamente inveiamo per omissioni indegne di un Paese civile. Oltre la diatriba sulle scuole e sulla fase 2. Oltre i botta risposta tra noi e, adesso, oltre le prime proposte, finalmente, per un Piano dell’Infanzia. Se andiamo sotto, ed è questo che oggi vorrei fare, siamo tutti identici: tutti, indistintamente, troveremo qualcosa da cui stiamo ripetutamente scappando. Ed è: dolore.

Perché non ce l’aspettavamo, che sarebbe stato così difficile. Non ce l’aspettavamo, che sarebbe durato tanto e che, anche usciti dalla prima fase, ci saremmo trovati sospesi.

Non ce l’aspettavamo, che questa sarebbe diventata la nostra vita. Non è facile accettare la verità di abitare una realtà parallela.

Senza sapere quando, oltre alla curva dei contagi, precipiterà anche la retta di questa vita e tornerà a incrociarsi con la normalità.

Se andiamo sotto, scopriamo che metà delle battaglie le facciamo perché soffriamo. Sì, anche quelle per i figli. Anche le mie. Perché mi curo di loro, e anche perché – sbagliando – non accetto che qualcuno o qualcosa procuri «danni» ai miei figli, come fossero roba mia.

Se vado ancora più sotto, scopro che la paura

è una paura che viene da lontano, è accettare che siamo piccoli, che la nostra vera grandezza sta in questa proporzione di uomini luminosi come stelle, eppure vagabondi nel buio.

Ma tutto questo richiede coraggio, intimità, umiltà e ascolto.

Eppure è un bene, arrivare a quell’angolo di noi dove si agita il dolore. Non chiede altro: che essere ascoltato.
È un bene, sentire dolore. Perché allora puoi finalmente toccarlo. Toccando lui, toccare te stessa.

Perché allora non siamo più donne che amano contro donne che non amano. Siamo donne che amano ma che poi rispondono diversamente alla situazione, ognuna in base alla propria storia, alle proprie paure, ai propri ragionamenti. Al meglio che può.

Allora saremo in grado di farci carico di noi e anche dei nostri figli. Da uno spazio di verità. Forse, perfino di unione.

 

[Image by Natálie Šteyerová from Pixabay]

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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  1. Pingback: Scusateci, bambini - Pensieri rotondi

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