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Maternità

La “saggezza educativa” dello sculaccione

UN FIGLIO NON “ACCETTA TRANQUILLAMENTE”: SEMMAI “AMA NONOSTANTE”

 

Little girl crying in the corner. Domestic violence concept.

“Quando si hanno più figli solo un intervento di forza ristabilisce l’ordine. Se il genitore non da uno sculaccione al figlio più forte, le sberle le prende il bambino più debole dal fratello.” 1

Queste righe opinionistiche sono girate qualche giorno fa su facebook. Molti di voi le avranno lette. Fanno seguito all’introduzione, in Francia, di una normativa che vieta di sculacciare i figli, legge di fronte alla quale, come è giusto che sia, ognuno è libero di professare le proprie convinzioni, e pure di pubblicarle. E ognuno è libero (sempre meno) di percuotere i propri bambini.

Io di scapaccioni qualcuno ne ricordo: il più storico mi vedeva seduta sul mio letto, in una controversia con mia madre. Le lasciai sciorinare tutte le sue ragioni, imbracciate col tono perfido di chi è (suppongo giustamente) incazzato. Lo stesso tono, per intenderci, che io stessa uso a volte coi miei figli. Perché non è che mia madre fosse particolarmente agguerrita: prima o poi, agguerriti, lo diventiamo tutti, e di solito non sono le ottime ragioni ad armarci, ma l’estenuazione cui i figli ci conducono.

Quando finì le sue ramanzine era già sulla porta, impugnava la maniglia, pronta per andarsene. A me venne istintivo, mi voltai, le piazzai una linguaccia di rinfaccio, non so chi tra le due fosse più imbestialita. Lei torna, due passi rapidi, secchi, che divorano i pochi metri di parquet tra di noi. E mi consegna le migliori cinque dita della mia vita.

Le avevo mancato di rispetto. L’avevo esasperata. Uno schiaffo: così finì il duello.
Non ricordo affatto la motivazione, non ricordo cosa accadde poi né cosa accadde prima. Io… ricordo lo schiaffo.

Così come ricordo quella volta che io le presi e mia sorella no, perché era già “grande”. E quella che mi fu detto: “Ti meriteresti una sculacciata anche se ormai sei grande.”
Inutile dire che avevo, come tutti, una gran fretta di crescere, a questo punto.

Cosa rimane? Il senso dell’autorità? Il rispetto? Il valore? L’esempio?

Certo qui le cose sono diverse: l’articolo che cito si riferisce al caso specifico di fratelli che litigano, e si menano. In questi frangenti, a sentire l’autore, è indispensabile che il genitore intervenga per dimostrare al grande che, se proprio vuole giocare al più forte, vince il genitore. A botte, logicamente.

La cosa sconcertante, però, è che non si tratta di un padre di famiglia con cinque, sei, sette figli. Come si faceva una volta. Non si tratta di qualche generazione fa, quando le cose giravano diversamente, per tutta una serie di ragioni. Non si tratta di un illuminato pedagogista che vuole dire la sua sbucando sopra la folla ormai uniforme dei pacifisti.

Si tratta di un prete.

Un uomo con una millenaria esperienza di bambini, genitorialità, pedagogia.

A illuminare il saggio pastore la lite tra due fratelli sul tram, dove il più grande ha la meglio, il piccolo incassa, e la madre, a detta sua, perde del tutto la sua autorevolezza tenendosene fuori.

“La saggezza educativa del genitore, invece, consiste nell’intervenire dando anche uno scapaccione e facendo sentire al bambino che in quel momento non è in grado di capire con le parole, che quel suo gesto violento sarà bloccato, se necessario, anche con la forza.”

La sculacciata non sarebbe quindi solo un atto sfuggito al controllo di cui poi pentirci, ma gesto lecito, saggio, educativo.

La credenza, sempre più diffusa, che si possa (follia!) esercitare la propria autorevolezza con le parole oppure utilizzando un altro tipo di “forza” – per esempio contenendo il bambino violento, allontanandolo, fermarlo bloccandolo – esula dalle convinzioni del sacerdote, che definisce le odierne linee educative un “puro astrattismo”.

Non solo: a difesa della violenza fisica rivendica che “in realtà un figlio amato accetta tranquillamente uno scapaccione e dopo un istante torna a sorridere a fianco del genitore e a giocare”.

E cosa dovrebbe fare? Odiare per sempre?

Un bambino, caro don Andrea, è mille miglia più avanti di un genitore in quanto ad amore e gratuità. Più avanti degli adulti, e, di sicuro, più avanti di te: un bambino ama, sempre e comunque, i propri genitori, perché la natura l’ha fatto così.

Non direi “accetta tranquillamente”: direi, invece, “ama nonostante”.

Nonostante la paura, grazie alla quale ristabilisci le tue regole e le tue prevaricazioni. Nonostante il pessimo esempio che dai. Nonostante l’offesa. Che si slava, perché l’amore è più grande, ma che pur sempre offesa e svilimento è.

In un’epoca nella quale, per fortuna, si condanna pienamente la violenza sulle donne, devi spiegarmi perché è lecito e perfino consigliabile sculacciare un bambino.

Di peggio del tuo articoletto volto, forse, a raccogliere lettori facendo notizia, ci sono solo i commenti. Fatta eccezione per pochi (tra cui il mio), molti si accodano applaudendo questa tua incitazione al vigore.

Chiudo con una citazione più famosa di quanto (spero) diverrà mai la tua voce. Una volta qualcuno disse: “Porgi l’altra guancia.” So che questa frase non va presa alla lettera. Mi pare, tuttavia, che tra queste parole e le tue ci passi un intero vocabolario: quello di un’affettività, di cui, evidentemente, sei ancora ignorante.

 

Ps: scusa se io, l’adblock che dici di togliere per sostenervi grazie alla pubblicità (con tanto di vignetta in cui il papa annaffia una pianta), invece lo lascio. Anzi, lo benedico.

 

1 – “Vietare gli sculaccioni? Uno dei più stupidi errori pedagogici che si possa fare”

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 20

  1. Daniele Bufarini

    Bello il tuo articolo! Ovviamente condivido pienamente! Tra l’altro quella di non dare punizioni corporali è anche quello che dicono gli psicologi infantili – evidentemente il “tuo” prete non ha fatto il corso base di psicologia infantile…
    Scusa se non mi sono più fatto sentire, sono sommerso… 🙂

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao bù, quello che mi ha lasciata interdetta è questa liberalizzazione consapevole, che è ben altro e ben peggiore della sculacciata volata per esaurimento momentaneo. Al punto da farne propaganda. Quasi quasi rido. Comunque… anche noi sommersi, dai malanni! Bacio

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao cara, anche le parole possono essere armi pericolose, ammetto che a volte dico cose che sarebbe meglio ricacciarsi dentro (mi riferisco ai figli, non a queste rivolte al don). Quello che però vorrei distinguere è un’azione arrivata per istinto, per rabbia incontenibile, da ciò che viene invece promosso come strumento educativo… perfino “saggio”!

  2. Unadonnaalcontrario

    Io non ho due figli quindi non so se mi capitasse di assistere a due fratelli che si menano come mi comporterei, ma conosco quel senso di esasperazione a cui ti fanno arrivare i figli. E personalmente non ho mai scelto le botte come soluzione. Non sono onnipotente quindi non so se il mio metodo è più corretto ma le 5 dita di mia madre (tra l’altro episodio avvenuto una volta sola) me le ricordo benissimo e non sono un bel ricordo

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      Maddalena Capra Lebout

      Sì, come dico sempre i figli tirano fuori il meglio di noi, ma anche il peggio, a volte. A noi ultimamente capita spesso di vedere Patrick e Sarah che alzano le mani uno sull’altra e certamente non ci viene istintivo di fermare le contese alzando le mani anche noi. Li fermiamo, nel senso anche stretto del termine (e delle braccia), cioè li blocchiamo e allontaniamo. Ripetiamo come sempre che è una cosa orribile e che in casa nostra non lo ammettiamo. Non facciamo grandi discorsi, su questo: le mani non si alzano, punto e basta. Semmai cerchiamo poi di capire il motivo di contesa, anche perché lì parte il teatrino nel quale ognuno asserisce che “è stato prima lui”, e dà la colpa all’altro!

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      Maddalena Capra Lebout

      Carissima Iris, innanzitutto grazie per essere passata qui: dico quello che penso e faccio quello che posso. Come hai ben visto anche tu dai commenti vergognosi di quel sito, molti sono ancora convinti che la forza fisica tempri ed educhi. Non solo: molti (non tutti) di quelli cresciuti a pane e sculacciate sono diventati, a giudicare da quei commenti, persone che dimostrano esattamente quello che hanno imparato: la mancanza di rispetto. Ho riletto adesso con ancora maggiore attenzione i vari interventi e sono letteralmente disgustata. Grazie infinite per il link. Personalmente non sarei nettamente schierata a favore dell’intervento legislativo di per sé, ma l’ignoranza di molti m’induce a sostenerlo come mezzo utile per arginare l’ovvietà di un sistema educativo che non approvo.

  3. mamma avvocato

    Guarda, io non credo che uno scapaccione, quando davvero arrivi a livelli di esasperazione esagerati o il bambino l’ha fatta davvero grossa, sia così terribile. Parlo di uno scapaccione, però, non di schiaffi o pacche violente abituali, non di ruotine ma di casi eccezionali nell’infanzia del bambino (io ne ricordo qualcuno ma uno solo forte e me lo ero meritato. Ho capito di aver passato il segno in modo davvero inaccettabile ed ha funzionato), altrimenti è violenza. E mi sembra ridicolo vietarlo per legge con riferimento specifico allo scapaccione (c’è già la legge che vieta le percosse ai bambini, per fortuna!) Detto questo, non credo che si possa usare la violenza per insegnare ai figli a risolvere i conflitti tra di loro…che razz di esempio è? Assurdo. Che poi queste cose le dica un prete…

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      Maddalena Capra Lebout

      Grazie per la tua onestà. Io però non riesco lo stesso ad ammetterlo, mi sfugge come mai una donna che riceva anche solo violenza verbale dal compagno possa rivalersi e invece si consideri lecita la prevaricazione sui bambini. Capisco che una sculacciata può mettere uno stop incisivo al momento ma tanto per cominciare dato una volta diventa facilmente ripetibile. Poi in ogni caso è un cattivo esempio e voglio credere che ci siano altri mezzi più funzionali. Sulla legge, ripeto, penso il senso non sia quello di farne questioni strettamente legali ma solo di sensibilizzare.

  4. Delia

    La penso come te e personalmente vivo malissimo il fatto che in questa epoca siamo ancora costretti a doverne parlare. Mi sa che il prete (come molti suoi colleghi) vive in un mondo parallelo, fatato e posticcio.

    Se ti va avevo scritto un post sul tema…te lo linko perché è raro trovare qualcuno che possa anche solo aver voglia di leggerlo 🙁 http://enigmamma.com/lo-schiaffo-che-ci-vuole/

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao Delia, i link sono sempre benvenuti, aiutano lo scambio attivo di opinioni. Scopro che avevo già commentato il tuo articolo, dici moltissime verità che condivido, l’attenzione all’educazione e la distinzione che fai sono osservazioni che abbraccio pienamente. Ciononostante ritengo sempre che la sculacciata sia un gesto sfuggito al controllo e che, almeno di principio, sia possibile comunque scegliere altre soluzioni. Grazie per il tuo contributo!

  5. comevivereacolori

    Mi stavo perdendo questo articolo… sarebbe stato un peccato. Questo argomento mi infiamma ogni qualvolta mi si presenti davanti la questione: scapaccione sì, scapaccione no. Io sono assolutamente contraria alla “sculacciata educativa”, la trovo ignobile, inutile, diseducativa, controproducente, sbagliata… vado avanti?

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  6. Dindalon

    Questa vicenda me la ricordo, eccome. Restai basita anche io. Come dicevamo, è pazzesco come oggi si pensi ancora che usare la forza con dei bambini sia non solo lecito, ma persino consigliato come forma educativa. Questa cosa ha dell’incredibile!

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      Maddalena Capra Lebout

      Detta e promossa da un prete, poi… Eppure ci vuole uno scarto mentale che ancora non tutti fanno, perché siamo cresciuti con certe convinzioni, e cambiare mentalità è difficile. Un giorno – io confido – guarderemo indietro a quei tempi in cui consideravamo normale picchiare un figlio, con la stessa incredulità e lo stesso giudizio con cui oggi pensiamo ad es. a quando alla donna non era concesso il voto.

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