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L’ ANTI-pasto

IL PIC-NIC DOMICILIARE NEL NATURAL EATING!

 

Una delle risposte più efficaci che si possono dare a un meteo alquanto indeciso è il pic-nic-non-pic-nic, altrimenti noto come Anti-pasto.

Necessario all’operazione: una casa di villeggiatura, un giardino di proprietà (e già ve sento lamentà: “Dici poco…”).

Comunque.

Noi siamo in possesso delle condizioni di cui sopra, ma ospiti dei miei genitori. Il che comporta innumerevoli vantaggi, tipo buoni pasto sotto forma di pranzi e cene pronti, salto-spesa (le spese gentilmente offerte dai padroni, tranne qualche porcata extra di nostra squisita iniziativa), ma logicamente anche alcuni oneri dati da un minimo di bon-ton e senso civico ai fini di coadiuvare la convivenza con adulti decisamente sportivi nel corpo e nel fisico ma pur sempre di una certa età, visioni, princìpi.

Ed è così che alla loro dipartita per una gitarella (l’ho detto, sono sportivi), i Lebout si accasciano a pochi centimetri da casa, sfoderando l’arma vincente e sempreverde dell’Anti-pasto.

Anti-pasto: il pranzo fuori casa, a portata di casa! Non serve preparare gli zaini, nessun rischio in caso di pioggia, forno a microonde a mt.3 dall’alpeggio, cessi a portata di urgenza

(il che, nel nostro caso, depone ad assoluto favore della soluzione).

I bambini, in procinto di sedersi alla tavola che non c’è vengono debitamente addestrati sul funzionamento del sistema, sgranando occhi a metà tra la meraviglia e la liberazione.

Fermo restando il rispetto reciproco e il bando a utilizzare qualsivoglia forma di violenza (botte, pugni, calci e sputi) si dichiara quanto segue:

  1. Il piccolo tavolo in dotazione serve a tutto e a nulla. Vivande lì poste sono frutto di pura casualità.
  2. Si può non stare a tavola.
  3. Si possono posare a terra piatti e forchette.
  4. Non è necessario aspettare che tutti siano in tavola visto che non siamo a tavola, né cominciare tutti insieme.
  5. Si mangia ovunque, anche in piedi.
  6. Sgozzare il panino al prosciutto è possibile. Avanzarlo anche.
  7. Mangiate pure interrompendovi quante volte volete.
  8. Possibile la formula eat&dance per la quale il padre dispone apposito Mac su canale youtube con musica continua.
  9. Altre possibili varianti alla noia prandiale: nuoto in piscina sgonfia ma comunque dotata di acqua (il bello della montagna è che puoi comunque fare il bagno, mentre difficilmente chi è in spiaggia può fare trekking). Badminton, qui rinominato volano o piumino per non dare troppo sfoggio del nostro lusso acquisito.
  10. La Coca Cola è assolutamente consentita e distribuita a litri. Incentivato il self service che non solo rende più autonoma la progenie, ma condona ai genitori lieti minuti di evasione.
  11. Rutto libero (corollario al punto 10).
  12. Abbigliamento: libero. Ben accette mutande e culotte, non si disdegna neppure un outfit più discreto per i timidi e/o freddolosi.
  13. Urletti e schiamazzi benvenuti.
  14. Risata libera e liberatoria.
  15. Bevuta a canna non perseguibile.
  16. Sparecchiare: azione disgiunta dalla fine di un pasto che non ha nemmeno un inizio. Tale operazione avviene naturalmente e progressivamente con il lento scadere degli eventi e man mano che i commensali si sentono pronti al distacco dalle vivande (un po’ come nell’allattamento a termine o nel co-sleeping: chiamasi natural eating).

E alla fine di codesto pic-nic domiciliare sono lieta di annunciare il miglior pasto sereno e senza scazzi degli ultimi sei mesi.

A volte è l’idea di anarchia, a spaventarci: se allarghi i margini, vedi che anziché zoppicare i bimbi volano.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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