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Il sorriso mai dato

C’è un posto dove vanno i sorrisi scordati. Quelli che la fretta ha sgranocchiato accanto alla portiera dell’auto mentre affrettavi il figlio: «È tardi, dai, scendi!»
Quelli che oggi ho il mondo di traverso, e la sua torre di cubi intralcia il passo mentre vai da una stanza all’altra.

Quelli che avresti voluto, hai pensato, e poi.

C’è un posto dove vanno i sorrisi tenuti. Stretti dentro la corda dei denti perché ne ha combinata un’altra. Allora stavi difesa dalla tua rabbia, dalle tue lance. L’unica linea sul viso era una ruga.

Eppure c’è un posto dove vanno i sorrisi che hai perso, come occasioni veloci che poi passa il momento.

C’è un posto dove scivolano e dove si raccolgono anche i baci.
Quelli che forse hai dimenticato perché distratta, quelli che lui ti ha chiesto e gli hai lanciato senza esserci. E quelli che gli hai porso come argento e invece lui luccicava lontano. Oppure chinava i capelli in un broncio.

Eppure c’è un posto per gli abbracci fuggiti. Quelli un po’ storti che mentre arrivano sono già finiti.

Quelli che hai teso controvoglia perché sei spintonata da una paura, e quelli che ridevi leggera e in quel momento non ti andava.

C’è un posto dove vanno, tutte le cure non date. E i bambini lo sanno.

È la memoria tenue e tenace dei giorni e del cuore. È dove si raccolgono e aspettano in fila, vivaci. Pronti allo schiocco del prossimo via.

È il primo sorriso che non dimenticherai, il bacio che posi con tutto quello che sei. L’abbraccio puntuale al momento perfetto: che libera tutti i sorrisi e le cure mancati.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

  1. Lorenzo

    Spero proprio sia così. Troppi sorrisi, baci, abbracci ho nascosto dietro un volto severo. Momenti persi. Buttati. Grazie per la speranza che invece non sono buttati, ma pronti per uscire alla miglior occasione. Speriamo che riescano anche a cancellare poi i “perché mio papà non mi ha sorriso”.
    Un saluto
    Lorenzo

    1. Post
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      Maddalena

      Sono sicura che sia così, purché non posticipiamo all’infinito. E tu, che sei un “papà in ascolto”, hai un’attenzione e una sensibilità che indubbiamente ti permettono di “esserci” anche quando sei, per un po’, mancato.

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