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Altre Verità

Il muro di cinta

IO SCAVALCO IL MURO NELLE PERSONE COMUNI. PERCHÉ POI QUANDO ADDENTO LA BRIOCHE MI PORTO DENTRO UN PO’ DI MONDO

 

Quanto è alto, il tuo muro di cinta?

Il mio molto. Dentro, al di qua, ci sono spade che non ho capito. Vedo le ferite, i momenti rimasti a terra. Vedo le glorie come glicini ma anche i fori, i proiettili dei timori. Vedo le cose che mancano. Perché non ci sono ancora, o perché se ne vanno, vedo il lettino che non abbiamo smontato, perché l’inerzia è un’ottima scusa e il tempo tiranno una ragione credibile. Lavoretti che invecchiano, foto mai stampate. Ma il ricordo è una scimmia, ha bisogno delle sue liane. Di quegli oggetti senza i quali rischieremmo d’esser liberi. Liberi. O dimentichi?

C’era un video, mi ha preso il cuore come una boccia di neve, l’ha capovolto e di colpo ho visto che la neve poteva scendere, che il cielo piccolo di un essere umano può fare meraviglie. Diceva Let go. «Lascia andare». Lasciar andare i torti subiti, le offese: è da tempo che questa cosa del perdono gira come un mulino, rimesta i paesaggi. La trovo ovunque. Merito delle neuroscienze, degli studi che dicono: se perdoni sei più felice. Non è più un prete, adesso è uno scienziato, il predicatore. Dev’esserci una base vera, umana, in tutto questo profuso promuovere: il perdono sana. Ma il video non dice come si lascia andare qualcosa che non ci ha ferito affatto. Ci ha scanditi e poi smussati, e poi eravamo come i passaggi nei deserti, che il vento asciuga con un colpo, con un remo. Eravamo molli in mani non nostre, il tempo era un prestigiatore di poesie. Come lo lasci, questo?

Dentro al mio muro di cinta c’è disordine. Ci sono voci che non ascolto. E

quando guardo oltre, quando io parlo e creo connessioni col mondo: è perché cerco sollievo.

Allora m’alzo in punta di piedi. Vedo.

Stamattina era la donna del tabacchi.
– Come sono, queste brioche?

Alla crema, alla marmellata e due vuote. Non mi vizio mai. Prendo quella alla crema, e mi par d’aver scavalcato un passo in più di quel fottuto muretto. Mi tratto bene, prendiamoci un croissant senza nessuno, io e me nella cucina.

Le chiedo quanto lavora.

Non ho mai visto le saracinesche di questo negozio, sempre la vetrina anticata da prodotti che non rinnovano mai, dal sole che ci piscia colori slavati, se li prende e poi ne fa quello che vuole.

La vetrina del tabacchi è astratta come un quadro. Se ne fotte del tempo, delle ricorrenze, forse nemmeno a Natale azzarda un lustro, una sfera che sorridendo rimandi i lampioni o le luminarie di qualcuno più zelante.

Però si fanno un culo.

Dal lunedì al sabato. La domenica una volta stavano aperti al mattino. Lei ha quadranti neri in celluloide attorno agli occhi, i capelli dello stesso corvino denso, corti e affollati. Il suo maglioncino di lana sottile color pastello. Ma soprattutto le braccia sul banco. Scuce la sua postura solo per allungarne una dietro, afferra le sigarette che le hai chiesto: a sinistra per quelle, a destra per i gratta e vinci. Allora noti quell’interruttore piantato storto sul muro. Io un interruttore storto non l’ho mai visto. Poi rido, penso magari è dritto e siamo storti tutti noi.

Alle sei apre, alle venti chiude. Nessuna pausa pranzo, nessun festivo tranne quelli davvero forti. È lei, il mio oltre il muro di oggi. Io sono il suo.

L’ho presa perché mi sono uscite due parole. Mi sono uscite due parole perché è come ho detto: i muri non proteggono, isolano. I muri servono se hai dei tesori. Servono per tornarci dentro, poi, la brioche calda nel sacchetto di carta. Ripensare al gesto della signora, gentile senza saperlo. Sapere sempre quali fatiche vivono là fuori. Insospettabili perché non ci perdiamo mai del tempo. Quali vite dense e speciali, anche senza il grido onesto di un malato grave, o di un eroe.

Io scavalco il muro nelle persone comuni.

Perché poi quando addento la brioche mi porto dentro un po’ di mondo. E un po’ mi sembra che il disordine si plachi. Di amare tutti di più.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 4

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  1. Mamma Avvocato

    Nel senso che ci apri gli occhi, aiuti anche noi lettori a vedere piccoli particolari e cogliere momenti di umianità che altrimenti, forse, avremmo continuato ad ignorare, presi dalla frenesia della quotidianità

    1. Post
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      Maddalena

      🙂 Io credo che qualsiasi persona abbia qualcosa di incredibilmente interessante da raccontare. O che in ogni caso ogni banalità diversa dalla nostra sia interessante per la sua diversità.

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