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Altre Verità

Il luogo sacro

CI SONO LUOGHI E TEMPI CHE CONSACRIAMO, FORSE PIÙ DI QUANTO SAPPIAMO. SANTUARI AL VIVERE

 

Vedo: un muretto di cinta dove si affaccia il prato. Scende come fosse una pista, come quei pianali dove Patrick faceva correre per ore interminabili piccole macchine. Più in là un cespuglio di ribes, le bambine ne hanno presi un po’: alcuni finiscono nel secchiello con cui cucinano improbabili zuppe; altri trovano una vera casseruola e poi si decompongono sui fornelli della cucina in quella che si può chiamare la prima marmellata fatta da Sarah.

A sinistra il Dome de Miage è il più furbo dei monti: è suo l’ultimo sole, quando qui le ombre allagano tutto, quello se ne sta nobile e tronfio, in questi giorni nemmeno le nuvole che vanno e vengono l’hanno usurpato.

È la prima foto che ho fatto, sabato, arrivando: la fretta di scagliarmi anch’io tra tutti quei reportage di viaggi e partenze.

La fretta. Non sono mai andata oltre quella foto. Oltre il muretto di cinta, il ribes, l’ombrellone aperto con cui proteggo una testa dolente. Sto sulla sdraio per fingere la mia vacanza, un libro puntato sotto le costole come un vassoio. Ogni tanto mi fermo, mi sale un pianto. Ho provato a non rispondere, ma fa come il calcare nelle tubazioni: dopo un po’ non passa più niente. Bisogna che gli lasci un buco, che lo lasci spurgare e fare il suo amaro spettacolo.

È stato male anche Patrick. Ieri sera aveva 39.6, stava letargico e bollente sul divano come un cuscino moribondo. È stato troppo buono, il giorno del suo compleanno non abbiamo fatto niente, siamo andati dal medico per me, due passi al parco giochi, per dolce un salame di cioccolato senza candeline: recupero due ceri di quelli per la chiesa, per i defunti. Soffia quelli. Non si è mai lamentato. Strano elemento, forse mi somiglia: gli cade un pezzo di salsiccia a terra, non è ancora un falco con il coltello, e smadonna, che sfortunato, perché tutte a me? Tutte a te cosa? Poi passa quel compleanno in sordina, si ammala pesante, e tace.

– Questa, è sfortuna, amore mio. Sono davvero dispiaciuta. Puoi arrabbiarti, se vuoi.

Gli dico così, glielo dico mentre recupera appetito stamattina, e forse le forze per incazzarsi un po’. A chi serve fare gli eroi? A chi inghiottire e sorridere a oltranza? Dai dillo, diciamolo tutti: che ammalarsi d’estate è quasi un sacrilegio, che veniamo da vacanze già tutte fottute. Che tua madre è una sega trascinata sempre da qualche disturbo. Che la vita le porgi l’altra guancia e allora ti va dritta sugli stinchi. A cosa serve essere positivi? Per poi farsi abbattere nuovamente neanche fossimo aerei nemici.

Bisognerebbe pensare che non c’è niente, dietro, nessun complotto: gli eventi sono come i geni,

un figlio è bello, l’altro meno, uno sembra avere tutte le qualità, l’altro troppi difetti. Ma il caso butta i suoi dadi. Gli eventi sono solo eventi: il bel tempo, il brutto,

la pioggia vale come il sole, la febbre vale come la salute, un batterio quanto una di quelle mosche che ripetutamente schiacciamo sui vetri con quella racchettina fucsia. La vita mica lo sa, che invece cambia tutto.

Mica lo sa, che quella racchetta lì può solo liberarci dagli insetti. Solo che se sgraviamo la vita allora non aspettiamo più niente. Se tutto vale come tutto noi scarnifichiamo la vita stessa.

L’uomo è anche e soprattutto le sue interpretazioni,

i sentimenti che trasferiamo sulle cose, sui luoghi. L’impazienza, l’attesa, quella fibrillazione che sabato ci ha rovesciati tutti in un salto di gioia. Come siete belli, qui! Siete deliziosi e io resto sui fondali.

Ci sono luoghi e tempi che consacriamo, forse più di quanto sappiamo. Santuari al vivere.

L’estate e questo posto sono cattedrali, per me. Adesso si contamina lo spirito buono di questo luogo, si scopre caduco come caduco è tutto. Non è più magico e salvifico: è solo un posto. Meraviglioso e neutrale.

La delusione è restare traditi da quella che – erroneamente e, pure, inevitabilmente – abbiamo considerato una “promessa”.

D’altro canto, vivere disillusi ci spolperebbe.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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