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Maternità

Devo dirti grazie

POCHE VOLTE HO PENSATO DAVVERO COME STAVI TU, ALLA TUA LOTTA. PENSAVO A SOPRAVVIVERE, A TIRARCI FUORI

 

Stai giocando col lego piccolo. Fai una palette di trucchi, indovino dalla forma. Forse no. Non chiedo, ti guardo. Ti parlo senza un suono. Da sola.

In qualche modo devo dirti grazie.

Mentre canticchi e hai fatto la tua coda immancabile alla vanità che ti cresce insieme ai capelli stessi, mentre nella tregua di una cucina che volge a sera, gli altri di là, ti cadono frammenti di gioco, tintinnano su quello stesso pavimento dove per mesi ti sei lasciata: devo dirti grazie.

Ci siamo fatti un culo così. Grande, enorme, sai. Forse a te sembrava poco. Se così è, vuol dire che avremmo potuto fare di più. Ma vuol dire anche – voglio credere – che non ti è pesato il nostro sforzo immane. Non te l’abbiamo dato a vedere. Lo consumavamo in francese, tuo padre e io abbiamo preso a confrontarci così, perché tu non sapessi troppo, dei nostri giri mentali, le mille dissertazioni. Lo capivi, di essere lì in mezzo come l’ago dei compassi. Ma almeno ti perdevi nel bianco di quel cerchio con cui cercavamo di descriverti, di riassumerci. Forse, di contenerci.

Non ho mai pianto davanti a te. Il che non fa di me un eroe, ma non ho mai pianto. Solo gli specchi sanno, solo il cuscino delle notti. Riguardo tutto, adesso che tutto si sposta nel quadrante del tempo, ci si abitua in fretta a stare bene. Non l’ho capito: il senso, voglio dire. Che cosa resta, di tanto casino?

Ma diminuisce, sai come la musica nei titoli di coda, come le cose che superi quando corri in autostrada, come gli oggetti nei margini fumosi del campo visivo. Meravigliosa Sarah.

Certe tue intuizioni non si sono mai spente. Nemmeno quando misuravi la stanza dell’ospedale: un giorno mi avevi detto disegnami degli oggetti, io poi li personalizzo. Dove passava la tua matita nasceva qualcosa. Una sera, non molto tempo fa, ti ho detto questo: tu rendi speciali le cose. Forse è quella stessa fantasia per la quale ritenevo impossibile che tu crollassi che invece ti ha salvata. Forse non lo so, come tu non vedi il mio, io non ho visto il mazzo che ti sei fatta. Non per cattiveria, per difficoltà:

mi reggevo ai buoni segnali che arrivavano, alle forze che scaturivano dai punti saldi, ai corrimani degli affetti: poche volte ho pensato davvero come stavi tu, alla tua lotta. Pensavo a sopravvivere, a tirarci fuori.

Così lo faccio adesso. Tu e i tuoi disegni di Mc Donald’s. Spero che Giulia li abbia apprezzati quanto noi. Dicono che io dovrei esternare di più: non hanno capito che semmai è il contrario. Forse una madre deve fare i conti con le dimensioni dei vostri cuori, non ci può mica entrare così com’è, tutta di botto. Le vostre emozioni vanno tenute in conto quanto le mie. Di più, semmai. Di più. Be’ comunque su Mc Donald’s invece io ti arrivo a treno, sbandando come una vecchia ubriaca: perché sono fottutamente belle, perché hai la testa china su quei fogli per ore e disegni il Big Mac, le patatine, la Coca Cola, e il chicken wrap che tu chiami piadina.

E mentre ti compro un menu che poi mi confezioni nella sua scatoletta coi manici so che non te ne sei mai andata.

E che sei forte. Te lo dico, questo, oggi te l’ho detto: Sarah, sei forte.

Adesso vengo lì, magari ti dico anche grazie.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 11

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  1. Mamma avvocato

    Lo siete entrambe, Maddalena. Anzi, tutti voi, perché questa avventura vi ha visto lottare e sopportare tutti, tu e lei in primis. Sono contenta che ne stiate uscendo, pur con il margine di dubbio che ripeti esserci e che, forse, c’è sempre per tutti, solo che noi non lo vediamo.

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  2. Sabry

    Mi sono commossa, ho seguito la tua vicenda e mi ritrovo in ogni parola che hai scritto, rivedo una me che non piangeva più, non piangevo mai. Una me che si aggrappava ad ogni singolo spiraglio di luce che usciva dalla bocca dei medici, ad ogni piccolo miglioramento, senza mai fermarsi a pensare…che se no sì che arrivavano le lacrime! Non ci si rende conto di quanta forza abbiano i bambini…e nemmeno di quanta forza abbiano le mamme, sono felice che siate uscite da questa brutta avventura…siete state forti entrambe! Un abbraccio!

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao Sabry, cos’è successo, a voi? Qualunque cosa sia mi fa piacere aver dato voce anche a te, ma soprattutto spero si sia risolta. Purtroppo ci sono mali molto, molto peggiori di quello che abbiamo vissuto noi, anche se è stato improvviso e difficile, disorientante. Ma di breve durata, se ne andrà sciacquato dal tempo. Grazie per le tue parole, ti auguro il meglio. :*

  3. Elisabetta

    Siete forti tutti, è questo il segreto! Sono contenta sai, davvero. Anche noi contiamo le settimane che il Tatino sale da solo le scale di scuola… è difficile, ma prima o poi ogni genitore trova la chiave giusta per spalancare le porte di tutto! Un abbraccio grande, Eli

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao cara! Come sta andando, con quelle scale? E’ buffo come ognuno abbia i suoi demoni… Non so se siamo davvero così forti, ma i bambini hanno davvero grandi risorse. Un grande bacio :*

  4. Sabry

    Ciao Maddalena, la nostra è una storia un po’ lunghina: il nostro bambino più grande ha avuto problemi alla nascita ma è una storia che…fortunatamente… possiamo raccontare e già questo ha superato tutte le aspettative di quel Capodanno di 8 anni fa! La crescita porta ostacoli nuovi…e con questi nuove risorse che il nostro ometto tira fuori dal cilindro per superarli! Grazie per le tue parole! :*

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