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Altre Verità

Chi non cita la fonte, ferma la creatività

LA CREATIVITÀ È UN DONO: PER CHI CE L’HA, E PER CHI LA RICEVE NELLE SUE FORME

 

C’è una certa confusione su questa grande realtà che è internet. Peggio ancora su e in quel planetario che sono i social. Siccome si tratta di realtà virtuale, allora si crede che anche la normativa e il buonsenso siano virtuali.

Siccome le parole viaggiano più rapide di quanto non siamo capaci di leggere, allora pensiamo che distribuirle sia un atto libero, un gesto ampio come una bracciata. Il gran seminatore.

Siccome il web è democratico, e dà a tutti le stesse possibilità, allora si ritiene che tutto sia di tutti.

Che il merito non conti più nulla. Si fa un gran comunismo del dividi et impera.

Finché non vengono a prenderti in prestito un tuo testo, senza però dire che è tuo. Allora parte l’affanno, allora no: diventiamo tutti esperti di diritto, diventiamo tutti padroni.

Su Facebook io vedo quotidianamente contenuti orfani, dai meme a post, dalle sciocchezze a qualche aneddoto, ad affermazioni sagge, che te le scoli mentre aspetti che internet finisca di caricare qualche altra pagina web. Poi però ti si aggrappano addosso come un marmocchio alla madre.

E, sempre lì, leggo lamentele di chi si è visto violare, copiare testi senza alcun permesso.

Fa parte dei paradossi dei social. O, forse, dell’essere umano. Gente che ruba. E poi denuncia chi ruba.

Riportare un testo, o anche solo un estratto, senza il consenso dell’autore, o senza citare la fonte, è non solo una violazione dei diritti dell’autore, della proprietà intellettuale, ma una mancanza umana.

Non importa chi ha cominciato il giro di quel contenuto: se non mostra riferimenti all’autore, io fermo il suo viaggio, nel mio piccolo; per quanto bello sia quel contenuto, non lo diffondo.

Qualche tempo fa, in un gruppo, una persona si è offesa perché le ho chiesto se la frase con cui aveva imbastito un meme fosse sua. Quando ha risposto di no, ho speso cinque minuti del mio tempo solo per dirle che è spiacevole diffondere contenuti falsamente anonimi. Non le ho buttato addosso niente, le ho dato quel poco che sapevo. Ho usato la grazia di cui sono capace, mi sono detta dispiaciuta per la sua reazione. Ma lei si è offesa. Fortunatamente il garbo ha una sua forma di ricompensa e dopo un po’, grazie alle mie osservazioni, quella persona si è informata, ammorbidita, e quello che ne è nato è uno scambio piacevolissimo, collaborativo e vivace.

La verità, però, è che sono stanca, irritata e delusa.

Forse perché la creatività è un dono: per chi ce l’ha, e per chi la riceve nelle sue forme.

Forse perché credo ancora che la cosa più bella, di fronte a ciò che amiamo per merito di altri che l’hanno prodotta, sia dire grazie.

Perché quella frase, quella che poi ti si è aggrappata dentro come un marmocchio, merita un nome. E noi meritiamo di conoscere la persona speciale che l’ha inventata.

E di vederci aggrappare da altri mille marmocchi.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 4

  1. Mamma avvocato

    Vero! In realtà, scrivendo su un nternet o i social dovremmo essere consapevoli del potenziali furto delle nostre parole ma questo non rendeeno spiacevole il suo verificarsi.

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      Maddalena

      Spero non mi capiti mai. Quanto a me, mi capita di trovare cose interessanti condivise da gruppi, vorrei condividerle a mia volta ma quando chiedo chi le ha scritte e mi dicono “boh, tu copia e incolla” mi girano i maroni e non condivido.

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