Intermezzi

Alte, le rose

Sapete cosa ho pensato?
Che ero importante.
Tutti quei lampi, ieri notte, sembravano flash, e io una VIP.

VIP nel senso bello, di anima amata. Chissà che festino c’era, lassù. Mi sono vista angeli con boccali di birra, forse nettare degli dei.

I lampi sono i fuochi d’artificio della natura, mica li abbiamo inventati noi.

Noi, non inventiamo niente: rimescoliamo cose che sappiamo, altre ci arrivano dalla nostra infinità, da qualche punto ben nascosto al vivere. Che un temporale scoperchia. Perché l’incredibile forza di quello spettacolo non annichilisce:

mentre mi sentivo minuscola, io mi sentivo anche enorme.

Tutto quel furore di luci e quella pioggia scatenata erano per me. Per chi aveva voglia di guardarlo e di lasciarsi traversare da questa vita così estrema che non lo sai: se è spavento, o stupore.

Così dormono i bambini, non li sveglia l’intermittenza dei fari, la batteria delle nuvole, dorme il marito. C’era solo un paio di piedi scalzi per la casa. Erano i miei.

C’era solo una vittoria: era la resa.

C’era da sentire che la prepotenza è passione, il silenzio è spazio, e io non dicevo più niente. Contemplavo.

Qualcuno predica che la Natura non ha bisogno dell’uomo. Non ha forse continuato mentre noi stavamo reclusi? Ma chi la guarderebbe, per chi produrrebbe un tale spettacolo, chi farebbe sorridere, innamorare, quali poeti la racconterebbero e pittori la potrebbero celebrare?

La natura ha bisogno dell’uomo.
Di due piedi nudi che sulle piastrelle s’attardano a raccogliere uno spettacolo che non sarà rimasto incontemplato.

Di due occhi che stamattina ritrovano alte le rose, intatti i fiori, che credevo sterminati.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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