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Altre Verità

Adesso lasciatemi

MI HANNO MANDATO DAI NEUROLOGI, VOLEVANO DARMI LE BENZODIAZEPINE E GLI ANTIDEPRESSIVI

 

Lungo strade fatte mie. Dall’altra parte della città marzo accovacciato sui tetti. E un vento buono. Mi sono presa in questi giorni la mia piccola rivincita. In gesti così minuti e ordinari, sciolgo i passi sulle scale del metrò e raggiungo lo studio di quel medico che a poco vale. Ma: tornano le gambe solide e morbide e io mi mangio il mondo come quei ragazzetti che al ritorno vedo sui tavoli del Mc.

Ho avuto paura e non è che io l’abbia nascosto:

cinque mesi di disabilità che vanno e vengono. Ho avuto paura e adesso è sera, la domenica stipata nello studiolo dove cerco ristoro.

Ho preso in queste settimane quello che mi riusciva e sono salita alta, su dove le righe dei tram scorrevano scordate da tutti: io guardavo. E poi sotto dove il marciapiede sembra un dovere banale. Ho riaperto la sete di ogni piccola inezia perché è questo il vento buono che ti viene.

Ma sono sputi di sole in mezzo alle fontane, e sono attimi che si richiudono, la spinta forte cessa nell’asma che si è fatta densa. Le azioni e i progetti balbettano e poi bestemmiano, legati al palo delle infezioni respiratorie.

Ma sono rabbia e non è che io possa nasconderlo:

che per anni ho avuto febbri e i bronchi bruciati e nessuno sapeva. L’asma è stata diagnosticata troppo tardi, con mesi o anni, forse, di ritardi, di domeniche che non era uno studiolo ma solo un letto, di vacanze spese in pizzo alla solitudine. Lui mi visita poche sere fa, ho la febbre a 38 di nuovo e il guaio è quello. Un’asma così andava tenuta sotto cure pesanti per almeno sei mesi, invece non l’abbiamo fatto.

Invece anche arrivata alle risposte, poi c’è stato un grande equivoco e gli errori dei medici. Ho cominciato le cure e le gambe hanno iniziato a irrigidirsi, gli spasmi, i crampi, la tensione come corde non mie. Ma era ottobre e ottobre è il mese dei silenzi.

Ma era ottobre, ottobre è il mese che ti prendi addosso: quello che hai fatto e quello che ti manca.

Il nuovo anno stava in piedi sulla soglia come i bidelli quando arrivi a scuola in ritardo. Così ho creduto a chi diceva: è ansia, sono tutte somatizzazioni.

Non importa che sui farmaci gli spasmi muscolari fossero tra gli effetti comuni.

Mi hanno mandato dai neurologi, volevano darmi le benzodiazepine e gli antidepressivi.

Ma io quelli non li ho presi, e depressa non ci so diventare perché sono troppo attaccata alla vita, perché ho una scorta di rabbia che mi fa da scoglio. Ci vuole coraggio per lanciarsi e crollare, ci vuole di lasciare il controllo. E io questo coraggio non ce l’ho.

Così arrivo qui, adesso, le infezioni respiratorie mi attaccano da cinquantadue giorni, perché ho abbassato le cure per l’asma, e poi le ho sospese. Nel momento peggiore. Seguendo il consiglio del medico di base, in un errore che mentre salva, ammala: se c’è una regola che nessuno mi ha detto, che scopro da sola studiando, è che in caso d’infezione le cure per l’asma vanno aumentate. Io le ho tolte.

Così arrivo ad ora: è funzionato, senza le cure le gambe tornano alla loro forza duttile e naturale. Vedi che spettacolo, voi con le vostre cazzate neuropsicologiche, vedi com’era facile… È per quello che mi prendo i cieli che la fretta non guarderebbe, per quello mi accontento di un giro da un medico come una grande uscita. Ho tutta questa rinascita, dentro, delle mie gambe ritrovate, e della liberazione dalle accuse: dove ogni crampo al polpaccio diventava un senso di colpa, ogni rigidità un problema mio di resistenza al cambiamento.

Mi hanno così svilita e persuasa da non sapere più chi fossi.

Così tardi, arriviamo: dopo anni di problemi respiratori, dopo mesi di crampi, dopo due mesi di infezioni: perché vanno sempre piano, coi loro “cominciamo a vedere”. Perché vanno veloci solo con le ipotesi psicogene. Perché partono sempre dal meno. Adesso s’affollano che quest’infezione va eradicata. Per cinquanta giorni non è stata urgente per nessuno.

Adesso bisogna che i nuovi farmaci per l’asma servano al respiro, che i crampi non tornino, che si vinca l’infezione, che i problemi al naso non causino altre sinusiti. Che non prenda altre infezioni.

Che io perdoni. Tutto questo tempo sottratta alla vita e alla fiducia, ai figli e a me stessa.

Tutti i mesi che mi sono sentita sbagliata, vittima di un cervello mostruoso che si mangiava i muscoli e i passi.

Tutti gli echi come quelli negli androni, perché è così che fanno, le voci, dentro. Tutti i medici.

Tutte le notti senza riposo, le mattine che m’alzo e ho ancora trentotto e il cielo blu lo guardo sopra la tazza del caffè. Poi chiamo qualcuno che prenda i figli a scuola. Tutte le ore che avevo in mente di. E poi la mente fa come una sacca vuota, il corpo è ormai sfinito.

Tutti questi weekend disossati, tutte le ore nelle cure.

È per questo, che quando poi esco, io volo su quelle stringhe alte dei tram che afferrano il cielo. Per questo sciolgo i passi sulle scale e sono mie le strade. Gli sputi ingenui delle fontane.

Adesso lasciatemi. Tornare nel mondo.

 

[Photo by Marina Khrapova on Unsplash]

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

  1. Veronica

    Si riprenditi tutto dolce Maddalena, so cosa vuol dire, asmatica da sempre,conosco i crampi e gli spasmi, ma so ancor più cosa vuol dire riprendersi l’aria che ci è stata tolta… vai Maddalena vai … felice per te

    1. Post
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      Maddalena

      Ciao Veronica… anche tu asmatica? Anche tu avevi spasmi muscolari alle gambe? Io adesso devo innanzitutto uscire da quest’infezione senza pari. Ho una voglia di mondo che… be’, l’hai capita! Ti bacio, a presto. Grazie.

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