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Ad ogni madre

Chiara chinata a raccogliere Andrea: nascosta dietro gli armadietti, il sipario nero di capelli. Il piccolo con la sua testa di sole, bionda, la pelle bianchissima e sottile. Ci guardano. Lei sorride al marsupio della mia Isabelle, al suo ciuffo scuro che spunta a malapena, una promessa di capelli che cederà presto ad altre chiome. Saluto, scambio due parole scavalcando l’impazienza dei figli, le loro labbra che incrociano il mio tentativo di dialogo.
“Andrea”, lo vedo col naso all’insù, puntato dritto a braccetto con gli occhi della madre, verso la mia minuscola meraviglia: “Hai visto com’è piccola?”
“Hai visto, Andrea?” fa eco lei, restando accovacciata.
“Ti viene voglia?”, lancio la domanda consueta che risponde all’incanto, come quegli aeroplani di carta che si facevano a scuola, a tagliare l’aria e farla gioco. Mi aspetto il no deciso di mille donne che non desiderano altre fatiche.
Chiara si alza, con fare danzante: “Sì!” esclama con gioia, e i suoi capelli diventano seta.
Accorcio la distanza, quella del linoleum del salone che ci separa. Quella dello scambio verbale che improvvisamente chiede calore, soffia dentro come soffiare nel bastoncino delle bolle di sapone, e desta i colori, l’immaginazione.
Lo stanno cercando, mi dice. E vola leggera come le bolle delle sue parole.
Com’è alto il vento dell’attesa, di quell’attesa che parte da dentro, prima, molto prima di ogni possibile verità di madre: scuote le teste degli alberi, s’inchina a raccogliere la polvere ordinaria dei giorni, la solleva ridisegnando il volto, le mani, il sentire.
È lì, Chiara, proprio in mezzo a quel desiderio che ci fa madri senza sapere: con la pazienza, la passione, la fiducia in un figlio che ancora non c’è. Il sapore segreto della ricerca: si guarda la vita negli occhi, complicità di amanti che solo loro sanno. Quando già niente è rimasto com’era, si annusa il mattino di ogni cosa, le strade diventano sospese, la materia sfuma.
Dentro al mistero, la pelle innamorata: cercare il figlio è fare l’amore con la vita.

Tanti auguri a ogni madre: alle donne che voci acerbe o già vissute chiamano mamma, a quelle che hanno mani aperte su un ventre rotondo. A coloro che camminano sul filo leggero o greve della ricerca, che frugano nelle ore se la vita ha mantenuto la promessa. Auguri alle madri già madri, a quelle che nessuno sa…

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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