Altre Verità

A-proposito

Il tempo più propizio per i propositi, quando ero bambina, era la Quaresima. Non importa quanti ne avessi, se ne trovassi qualcuno cui appendere il cuore, se avessi qualche grande spinta interiore: dove i guizzi appassionati non arrivavano, c’era già qualcuno che aveva predisposto ogni cosa in forma di dogmi e riti. Il venerdì la carne non la si poteva mangiare, per esempio. Magari per compensare ci si faceva una scorpacciata di gnocchi: noi figli eravamo solo contenti. Il primo e l’ultimo venerdì c’era il digiuno: i bambini erano esonerati, mia madre si cullava nel suo caffelatte e gallette, il suo cibo prediletto. Il che mi faceva sospettare quanto fosse poco penitenziale un giorno del genere, a maggior ragione considerando che non ha mai amato mangiare. Da ragazza quei due giorni erano la scusa per mettermi a dieta: c’era qualcosa di speciale, finalmente avevo un buon motivo per trattenere l’appetito.

Perché, quando la motivazione è scadente, il dogma salva.

Il Capodanno, invece, non se lo filava mai nessuno.

Non esiste un dogma specifico che agisca al posto tuo, una motivazione inflitta da terzi. Il Capodanno, il più delle volte, è il ripescaggio di propositi lanciati nelle acque quiete di settembre, dopo lo slancio estivo. E poi imputriditi malamente.

Eppure ci piace essere dichiarativi, spesso sui social. Prendere un impegno pubblico.

Non so, cosa tu preferisca. Se inciderlo sul web ti aiuta, fallo. Se vuoi scriverlo su un boccone di carta e poi metterlo in un cassetto come un sogno, fallo. Se vuoi dirlo alla notte, davanti allo stupore di qualche stella, o bisbigliarlo al cielo. Se vuoi ingoiarlo con lo spumante come una pillola. Io non lo dirò.

Il mio proposito non è uno per un anno, è uno ogni giorno.
Non è una decisione, perché le decisioni sanno di forza, e invece scelgo la delicatezza.
Non è un impegno, perché l’impegno sa di fatica, e invece scelgo il desiderio.
Non è mentale, perché la mente ha gambe corte come le bugie. E invece scelgo un fremito.
Non è un target esatto, perché se mi concentro su un punto, perdo tutto il resto.

Il mio è un a-proposito: a proposito di me.

Di quello che non so, del mio meglio che aspetta. Del peggio che aspetta, anche lui, perché ci sono cose che non siamo buoni a dirci.

A proposito di tempi, che voglio stravaganti nelle ore e fedeli al solo metronomo, che detta tutto: rosso come la Vita.

A proposito della rotta che voglio chiara e che accetto nebulosa. Che tiro diritta e poi scopro annodata. Che credevo lineare e invece chissà che giri fa. E forse si chiama «rotta» perché non è mai intera.

Ti auguro un meraviglioso a-proposito di te,
Pensieri rotondi

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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