2 gennaio 2019: dopo

Mathias è tornato in ufficio. Aveva dimenticato la sua bici rotta. Carica il suo trabiccolo sulla macchina, parte, arriverà tardi.

– Sarei rimasto a casa, ma è che oggi mi arriva il nuovo ragazzo, è brutto non esserci.

Gli dico tanto non cambierebbe. Mento.

Ha fatto nove giorni con noi, le sue ferie sono state questo: un Natale con un segreto, il compleanno di sua moglie, una scatoletta seppellita in un vaso.

Gli ho regalato il bungee-jumping. Ho stampato di nascosto un’immagine, il buono. Il ponte è vicino a Biella, 152 metri di coraggio. Io non l’avrei, ma lui è più forte, in tante cose. Su quel biglietto ho scritto: “Io ho saltato il ciclo, adesso tocca a te saltare.”

Ora ogni curva al tracciato, ogni giunto sotto il culo fa vibrare le membra in un piccolo scossone. Il suo ritorno al lavoro è il primo gradino verso la vita ordinaria, il primo rientro nelle convenzioni. Sono sola coi figli e, come sempre, mi sembra che non ce la farò. Sono diversi a ogni vacanza, è ogni volta una sfida. Poi sarà il loro ritorno a scuola. Raccolgo le ore, penso da dove ripartire. Ogni tanto accosto l’orecchio al dolore: voglio sentire se è ancora lì. Gli uomini sono così sciocchi: hanno bisogno di soffrire, per amare.

Certi dolori sono l’unica forma possibile per ricordare.

Non ho fatto gli auguri del nuovo anno a nessuno, in casa ho pregato non ditemi buon anno, nessuno lo dica. Fuori sparavano fuochi di festa, io lavoravo al mio testo. Lo impaginavo per la pubblicazione. Non mi fermavo, è stata la sola cosa che mi sosteneva, è stato il modo di dare un posto a tutto. Questo libro è il funerale del figlio, il rito. Ma è anche la sua permanenza. Fermarsi voleva dire il vuoto: invece io lavoravo a quel progetto, dargli forma era il pieno. Quando hanno cominciato i botti le bambine si sono infilate la giacca, volevano andare a vedere. Patrick è andato con loro, così mi sono alzata dal mio tavolo, li ho raggiunti di sopra, sul ballatoio. Grandi boati che spaventavano lui e la piccola, bagliori nel cielo e poi tossi di fumi. Ma dei fuochi si vedeva solo qualche pennacchio, la cima delle loro teste luminescenti. Qualcosa veniva da dietro, torniamo giù, andiamo in giardino: nello spicchio tra il pitosforo e la tettoia ho visto i fuochi migliori. Schiamazzavano la loro festa folle e felice proprio sopra di noi, sopra il vaso col nostro piccolo nella terra.

(2 gennaio 2019)

 

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[Photo by Michael Fousert on Unsplash]

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