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EventiMaternità

Un pacchetto per Isabelle

Capita che certe cose sembrano scelte e invece ti arrivano addosso così, una svolta, un’intuizione, una sciocchezza che ti prende in braccio. Un riso liquido, come di bambino. Come questa pioggia fine che credevo non bagnasse e invece c’è anche se quasi non la vedi, e poi arrivi dentro al solo ipermercato poco lontano e gli occhiali sono pieni di pois che rifrangono la luce in tutte le direzioni.
Capita così. Che è la domenica prima di Natale, i bambini sono a posto, li hai lasciati alla nonna ieri, sei andata a investire decine di euro in giochi che dureranno pochi minuti, ma che avresti pagato in ogni caso per vedergli quegli occhi saltar fuori dal viso, cavallette destate dal torpore, acrobati impazziti. Ma il marito è ancora sospeso, mezze idee, poco tempo, e così cacci il pancione nella giacca a vento, la testa sotto l’ombrello e te ne esci da sola a recuperare qualcosa, seguendo la rotta di quelle mezze idee.
Su per il ponte, la griglia metallica sotto i piedi, le auto che guardavo correre con Sarah fino a qualche mese fa, il passeggino che ora riderei a utilizzare per lei. Rimasto in corridoio, in attesa della piccola. Il desiderio di cercare il regalo strattonato dalla stanchezza e dall’inerzia ad uscire in quel vapore velato.
Dentro si spegne la pioggia, dritta verso la mia destinazione, ho intenzione di far presto, tornare alla mia domenica casalinga. Trovo più o meno quello che volevo, sono contenta: pago, saluto, prometto che tornerò con la bambina nella carrozzina, a primavera, magari, col tempo che s’acquieta. Poi scivolo via, in mezzo a centinaia di dispersi in questo cosmo prenatalizio.
Potrei andarmene, invece recupero quell’olio dopobagno che trovo solo qui, e un burro cacao al mirtillo che con ogni probabilità farà assolutamente schifo. I due prodotti si mischiano con una timidezza di cui pochi mi crederebbero capace, mi suggeriscono che non ha senso andare in cassa per così poco, mi serve una scusa, qualche cosa in più, per far la fila o chiedere “permesso-sono-incinta”.
A destra mi sbircia il corridoio dei bebè. L’occhio l’aggancia, scorre le tutine, i prodotti per l’igiene del neonato… E lei arriva.
Perché no? Manca lei, in effetti. In fondo manca lei.
È in quegli scaffali il mio pretesto. L’idea si affaccia come una sciocca primavera. Stupida, così stupida da piacermi. Ho deciso di comprarle un regalo. Sotto l’albero, con gli altri, voglio un pacchetto per Isabelle.
Infilo la corsia con entusiasmo danzante, mi metto a cercare. Si mischiano le scuse, ora è l’olio a impallidire, si nasconde tra le mani, chissenefrega, voglio uno di quei body che fanno al massimo una spanna e mezzo di lunghezza. Rosa, coi gattini. Il bordo ricamato. L’etichetta che leggo e rileggo: 0-1 mese. Aggrappato a una gruccia di nessuno. Me lo porto a casa.

Su per il ponte, la griglia metallica sotto i piedi, le auto che guarderò correre con Isabelle, il primo acquisto per lei mi tintinna negli occhi, scintilla l’idea di quel pacchetto, del suo nome scritto per bene, davvero, per la prima volta. Di lei con noi, due mesi in anticipo, nel suo Natale diverso, subacqueo. Si condensa lucida sugli occhi gravidi, così molli all’emozione in questi tempi. E lei risponde, in quel preciso istante, raccoglie il colpo la mia mano infilata nella tasca.
Bisbiglia muta una gioia segreta e inattesa, il sapore che già si consegna alla memoria, di questa domenica di mamma, di questa prima cosa tutta nostra che la porta vicina.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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  1. Daniele

    Bello questo racconto 🙂 Hai sempre avuto il dono di raccontare e questo blog mi sembra perfetto per farlo

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