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I beffardi

Il teorema delle microsfighe

MICROSFIGHE: QUEI PICCOLI IMPREVISTI CHE MI AIUTANO A PRESENTARMI IMMEDIATAMENTE COME LA ROMPICOGLIONI DI TURNO MA CHE, TUTTO SOMMATO, NON DEVASTANO IL CORSO DEGLI EVENTI

 

– Ma allora non mi vesto bene?
– Hmm, no.
– Ma perché allora ti sei messo la camicia?
– Così.
– E non mi devo neanche truccare?
– No. Depilati e basta.

Dialogo liberamente tratto dalla sera di un anniversario di nozze.

Lui ha organizzato tutto. Ha prenotato il luogo, e prenotato il suocero (i.e. mio padre) che venga a tenere i nipotini. Tempo richiesto: dalle 18.45 alle 21.30 circa. Dovremo un po’ sbrigarci, specifica. Alla sorpresa ha dovuto togliere un po’ di suspense perché sta di fatto che la sottoscritta, da sempre dedita al controllo, non apprezza così spassionatamente ogni genere di sorpresa. E la depilazione poteva essere fraintesa.

Il primo piccolo inghippo nasce con un termometro: due figli su tre hanno la febbre. Si inaugura la stagione. Con tempismo perfetto. Ma la sera stanno già abbastanza bene da potersi sollazzare con nonno e pizza. Primo esempio di microsfiga. Ok, noi usciamo.
Isabelle mi scroscia in uno dei pianti più strappacuore cui io abbia mai assistito. Come sbriciolare il romanticismo di una serata di coppia con due fucilate. Comunque: noi usciamo.

Un edificio fantastico, il cortile chiuso da rovine (romane?), un ingresso chic che poco s’intona col costume che mi va tra le chiappe e che a fatica mi trattengo dall’aggiustare ripetutamente. La receptionist ci spiega tutto, asciugamani, spogliatoi, terme, sale, il fangage da lui prenotato per le 21, il sushi entro le 21.30 (non sorvolate su questi dettagli: hanno una loro importanza). Troppe informazioni per le quali mi affido alla memoria del marito. E non manca di dichiarare il modico prezzo (incurante che, forse, di regalo si tratta).

Chiedo un 40. Il primo paio di infradito che mi consegnano ha un capello e un pelo: – Scusi, ehm…
Il secondo anche. Il terzo pure. Definizione di microsfighe: quei piccoli imprevisti che mi aiutano a presentarmi immediatamente come la rompicoglioni di turno ma che, tutto sommato, non devastano il corso degli eventi.

Logicamente atterrata sugli spogliatoi non ho capito come funziona la tessera degli armadietti e devo domandare alla prima tettuta che incontro. Indosso l’accappatoio con discreta urgenza (nonostante l’accurata depilazione) e infilo ciabatte che mi avanzano di cinque cm.

– Scusi… – non è il tipo di prima, quello delle ciabatte di pelo – ma che 40 è? Sono enormi.
– È un 42. Ecco, questo è un 40.
(Terza microsfiga).

Finalmente pronti, ci mescoliamo alle orde di accapatoiati nel corridoio piastrellato. Sbirciamo qua e là: biosauna, biosauna romana, biosauna altoatesina, biosauna salcazzo. Superiamo la grande sala buffet (focacce, alcolici, salumi, tre tavoli zeppi di roba), dove altre numerosissime figure banchettano allegramente: ma la gente c’ha tutti sti soldi?

Fuori, il primo trattamento che ci regaliamo, è una sauna (ma va?) in un tram. Un tram vero, riadattato: luccica nel buio, diffonde musica soft. Ogni tanto una coppia va e viene (ce ne sono molte, scoprirò), e mi domando come riconoscere i nostri accappatoi debitamente appesi fuori, uguali a tutti gli altri salvo un numero che nessuno si cura evidentemente di memorizzare. E infatti uscendo i nostri due sono scomparsi. Quarta microsfiga.
Mathias seminudo rientra nell’edificio, supera il sempre ricco buffet, raggiunge l’ingresso, e mi torna con due accappatoi nuovi di zecca. Meglio così: non per dire ma quello di prima aveva una macchia.

Giro nell’idromassaggio, dentro nella stanza del sale. Un occhio ogni tanto al grande orologio.
Manca ancora un pochino, mangiucchiamo qualcosa?
– Ma no, dai, che poi magari… docce calde, docce fredde, sai com’è: preferisco mangiare dopo.

Superiamo stanze di rilassamento con le luci, di rilassamento con l’acqua, una con materassi sotto strani baldacchini: sul muro all’ingresso di ognuna campeggia la scritta trovate piacere e rilassamento e bla bla bla. Dentro ad ognuna campeggiano coppie che hanno interpretato “trombate con piacere e rilassamento.”

Il fangage si esegue con un gruppetto che, come noi, ha prenotato l’evento: quelle scodelline con yogurt greco che vedevo passare, l’acquolina alla bocca, è un fango. L’addetto ci chiude in un bagno turco insieme agli altri: – Aspettate cinque minuti che i pori si aprono, poi vi coprite col fango e continuate a massaggiare per non farlo seccare.

Quando è ora di infangarci appare a tutti evidente che alla composizione del prodotto gentilmente illustrata si aggiunge una percentuale di sudore personale pari almeno al 60%. Continuando nell’attività fisica del massaggio perpetuo la percentuale sale inesorabilmente all’80. Segue: doccia per sfangarci. La mia logicamente è l’unica in cui l’acqua calda non funziona. Quinta microsfiga.

Ma il sushi?
– Al limite ce lo perdiamo. Mangeremo il resto.
– Ma no, dai, vai a chiedere.
Ore 21.20.
Mathias torna dall’ennesimo giro alla reception: gli hanno detto che il sushi ci aspetta.

Stanza del sale, crema anticellulite: donne con le mani che spremono i fianchi, uomini aggrappati alle maniglie dell’amore. E finalmente, le mani aromatizzate e unte al rosmarino agrumato, è ora del rancio. Passiamo negli spogliatoi giusto per lavarci le mani. Costume bagnato? Accappatoio bagnato? Embè, è la divisa ufficiale, non so nemmeno se vestita saresti accettata alla sala buffet.

Sono le 21.40 quando, impaziente e mostruosamente affamata, raggiungo il luogo della cuccagna. Lo spettacolo che a quel punto mi si presenta è il seguente:

2016-09-21-21-48-54_wprnSono rimasti solo gli evergreen, quei prodotti che non mancano mai: cracker rigorosamente light, biscotti rigorosamente sugarfree, frutta varia, yogurt, muesli sicuramente bio, tisane e tè verde. Sesta microsfiga.

2016-09-21-21-57-58_pe_wprn

Ci salva il sushi, provvidenzialmente assicurato da Mathias. Rubo qualche pacchetto di biscottini intuendo perché gli accappatoi non hanno tasche, e lasciando la sala leggo la minuscola targa che recita “Aperitivo in accappatoio dalle 19 alle 21.” Ecco.
Mi rimescolo alle tettute negli spogliatoi, indovino che la tessera va estratta dall’armadietto e torno in un comodo paio di slip.

Sforiamo alla grande l’orario previsto, siamo in macchina alle 23. Però la serata è stata bellissima.
– Papi, ma sono ancora svegli?
Mi passa la Isa.
– Ciao amore, non vai a letto?
– Ti voglio, mamma.

Tutti mi vogliono, stasera. C’ho il cuore spappolato d’amori e di fanghi. Meglio un grande amore bucherellato dalle microsfighe, di una grande fortuna che non sa dove posarsi. E poi sono questi, gli aneddoti che fanno la storia.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 7

  1. Italiacon ibimbi

    Delizioso come sempre il tuo racconto, dopo qualche anno gli anniversari sono tutti animati dalle microsfighe e da quel senso di insoddisfazione che poteva andare meglio…poteva essere perfetto! Ma poi alla fine la vita è così piena di microsfighe che ci si abitua e l’importante è che non arrivino quelle grosse. Auguri a noi visto che abbiamo l’anniversario nello stesso giorno!!!

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      Maddalena Capra Lebout

      Grazie Luisa carissima! E’ stata una bella scoperta questo nostro anniversario in coincidenza. La serata è stata molto bella, magari meno “solenne” del previsto, perché poi le microsfighe hanno il potere di comicizzare un po’ il tutto. Ma è come dici: l’importante è essere felici che non siano “macro”.

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  2. Mamma avvocato

    Il tuo racconto mi ha fatto sorridere ma credo che, in fondo, passati i primi anni da fidanzatina, gli anniversari siano tutti un po’ così, finché si festeggiano. Qui aspettarsi una sorpresa dall’Alpmarito e’ ormai tempo sprecato!

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