Maternità

Non credere mai che non ti ami

Sbufferò come sbuffano tutte le madri: per ragioni valide e altre invalide. Dimenticando che ciò che più invalido è la tua fiducia. Ma tu non credere mai che non ti ami.
Non crederlo quando sbaglierò faccia. E sbaglierò risposta. Quando spenderò un mucchio enorme di parole per dirti un solo no. Quando invece tacerò il solo sì che avresti voluto.

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Due cuori

Se potessi ti darei due cuori.
Quando uno è guasto, lo porti ad aggiustare, e dentro ti resta l’altro, per prendere e dare.
Se potessi ti darei due cuori.
Quando uno zoppica nelle pozze della vita, hai l’altro che sgambetta di gioia infinita.

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Certe madri

Ci sono madri che come voi allattano, come voi vegliano. Come voi annegano in quel minuscolo mistero.
Eppure non ce la fanno. Non sempre. Perché ci sono figli che non s’acquietano. Non hanno un solo intervallo, hanno un disturbo fisico, hanno più coliche. Hanno meno sonno. Sono più suscettibili. Hanno più bisogno. Sono semplicemente più impegnativi di altri. Oppure ha meno flessibilità la madre. E resta un piccolo varco, tra i due mondi, un’incrinatura. Che nulla c’entra con l’amore.

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Le mamme finiscono in “ingo”

– SPINGO: ho spinto nel parto, per darti alla luce. Ti spingo sull’altalena, a giocare, a fare, scoprire. A sognare, desiderare. A essere: quello che sarai.
– DIPINGO: principesse e castelli sulla carta ma anche facce tristi o incacchiate nel purè. Felici non le chiedi, perché lo sei già tu.
– ATTINGO: a tutte le mie forze mentali e fisiche, per rispondere al tuo imprevisto infinito. E sono fortunata che mi hai aperto dentro un pozzo come una sorgente, e che quell’acqua non si esaurisce mai.

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Ti amerò

È così facile dire adesso che ti amerò per sempre. Darti un bacio e vedere come ti sta bene addosso: s’intona con ogni vestito, ogni maglietta che indossi. Ogni umore. Insegnarti le parole, sapere che hai un piccolo, enorme corpo intero tutto proteso verso le mie grandi verità. Che un broncio è un velo sottile, si scosta con un soffio. Come quello che fai quando provi a spegnere una candela e non ti riesce. È così facile amarti adesso, che quasi tutto mi riesce

Maternità

Bianco e nero

Ho guardato quella vecchia su una lastra di vetro e alluminio: sembro io fra dieci anni.
I capelli senza forma, la ruga a sinistra della bocca che è un solco più vivace delle labbra stesse, sottili, schiuse in una smorfia.
Gli occhiali come oblò per due pesci d’occhi spolpati. Le palpebre casacche stanche, vuote.
Forse solo il naso ha retto agli attacchi delle notti insonni. Il suo piercing che mente spavalderia ed estro stava lì in mezzo, cattedrale nel deserto, sogghignava: “Sei tu”.
Sono io quel ritratto bellico. L’ho osservato e ti ho odiata…