16
Altre Verità

SwimmingPOOR

IL NOSTRO ELEMENTO NATURALE È LA TERRA. AL LIMITE, IL BORDO VASCA.

 

IMG_1449_cut_pe_wprn

Non me ne vogliano gli amanti dell’acqua: è vero, l’acqua è il nostro elemento primordiale, a livello di grembo materno. Ma se non cresciamo in una boccia di vetro, in un acquario o in una vasca, una ragione ci sarà.
Discendiamo dalle scimmie, non dai pesci, per cui meglio volare basso (non discendiamo nemmeno dagli uccelli). L’ultimo esemplare di bestiola davvero acquatica che abbiamo incontrato nella nostra esistenza risale alle nostre origini, e somigliava a un girino. Poi, volenti o nolenti, la natura ci ha richiamato a quello che ritengo il nostro vero elemento: la terra, cari miei. O, al massimo, il bordo vasca.

Allora prendete una donna che di cognome fa Capra e i suoi tre figli che hanno visto il mare tre volte in tutto (l’ultima figlia: zero) e portateli in piscina. Un venerdì sera, dopo essersi ben assicurati che quella piscina là, già visitata da dietro i vetri, già annusata e mentalmente ipotizzata, sia aperta e senza corsi. E immaginate com’è andata.

Tempo di preparazione di numero 2 sacche (una per spogliatoio, con debita suddivisione prole): 40 minuti al netto di cose prelevate dalla petite, disperse e ricollocate. Numero di improperi (già solo in questa semplice operazione che richiede una concentrazione sovrannaturale, essendo azione che va, appunto, oltre natura (almeno la nostra)): indefinito. Prova costume: interminabile e malamente conclusasi con un vecchio due pezzi perché il costume intero che avevo da ragazza è evidentemente rimasto a casa dei miei (dove abitavo quattordici anni fa).

L’ingresso: descrivere necessità, età progenie, e richiedere informazioni generando un piccolo ingorgo alla reception. Quindi acquistare numero 2 cuffie perché con due su cinque (che avevamo) puoi solo stare a bordo vasca ma noi siamo spietatamente ottimisti sul desiderio di immergerci tutti, per il modico prezzo di 10 euro (che non ammortizzeremo… MAI). Costo complessivo dell’ottimismo: 40 euro.

Lo spogliatoio: io e Sarah (la grande e vera promotrice dell’avventura) da una parte, Mathias, Patrick e petite nell’altro. Dopo trentaquattro secondi siamo di nuovo alla reception, tutti quanti, e tutti ancora intonsi: servono le chiavi degli armadietti.

Riprovare: un cartello vieta le scarpe appena entri nello spogliatoio. Incapace di volare (l’ho detto, non discendiamo dagli uccelli. Se vuoi sì, in un certo senso, ma insomma… anche no) e avendo già mani occupate da chiave, sacca, mano di Sarah, occhiali da sole, mollette, cuffie, scivolo dentro con un liberatorio me ne fotto.

Pipì: farla prima o farla dopo aver messo il costume, questo è il dilemma. Sarah entra nel costumino fucsia con indomabile vergogna anche se non c’è intorno nessuno. Di lì al cesso – che è un vero Cesso – il passo è breve, e lo compiamo indossando finalmente le infradito. Numero armadietti: credo centinaia. Numero cessi: due. Sapone per lavare le mani: nessuno.

L’entrata in piscina: alla ricerca della porta perduta. Finalmente nel labirinto degli armadietti scorgiamo il buco che ci condurrà alle vasche. Nella piscina degli adulti si addensano un po’ di persone. A dispetto delle informazioni ricevute sta cominciando un corso. La piscina dei piccoli, che nel nostro precedente sopralluogo oltre-vetro pareva perfetta, è alta 90 cm. Punti più bassi o più alti non sono segnalati. A Sarah scappa di nuovo la pipì, Patrick, impietrito e idrofobico, registra ogni minimo spruzzo d’acqua proveniente da ovunque, protetto da t-shirt blu che maschera la pancia bianca come un dato sensibile. Isabelle, cuffietta e bikini sul pannolone, si sta già buttando: l’unica che se lo fa va sotto, è la sola che freme.

Il “nuoto”: vaschette avanti e indietro per Isabelle, sorretta da papà, da me, poi da me più tavoletta, poi da papà più tavoletta. Patrick accetta di entrare, si incuffia, cammina. Sarah era più rilassata per i vaccini (e non è un eufemismo), ha la forma di un tralcio, si avvita su Mathias. Così non galleggerebbe nemmeno sul cemento. Infine lui, l’Uomo. Che Uomo: mio marito, in acqua, l’ho visto l’ultima volta in viaggio di nozze.

Ebbene: abbiamo dato. Per un paio d’anni può bastare. Non è stato un successone, non è stata una sconfitta (pensavo, finché non ho affrontato l’uscita).

L’uscita: tra le docce e Sarah ci sono due piccoli problemi. Uno: la doccia le fa scappare la pipì, l’abbiamo già portata in bagno 3 volte, mi sono rotta e glielo dico. Due: il pudore. Non si trova bene con i suoi pochi chili puri e candidi in mezzo a stuoli di megatette (tra l’altro, va detto, di grandi e nude non ne ha mai vedute). Tra me e la doccia ce n’è uno solo: non ho capito come cazzo si accende. Devo chiedere, non capisco. Devo richiedere, non capisco. Devono accendermela. Grazie.

La bagno appena, in fretta, lei grida, pazienza. Il freddo, i brividi, la veloce svestizione causa vergogna della figlia e freddo della madre, il phon. Bocchette con una piccola lama simile alla fessura in cui s’infilano i gettoni. Ho già bruciato la mia dignità per le docce: il phon, gettoni o meno, per questa volta può attendere.

Il bilancio (che non è “bi” perché non si ripeterà): la puzza di cloro, l’acqua nelle orecchie, le scivolate sul bordo, gli occhi che bruciano. Depilarsi fin non ti dico dove. I capelli a cazzo. Il freddo ingovernabile. Lo stanzone delle docce tipo camerata militare. La chiave che non te la danno la devi chiedere, il sapone che non c’è, la roba che dovrai strizzare a casa, il phon che ci vuole non ho capito cosa, ma nessuno deve averlo capito visto che hanno tutti i capelli bagnati. (E non ho citato l’obbligatoria nudità).

Per fare due passi o una corsa basta un paio di scarpe.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

Commenti Facebook

Commenti 16

    1. Post
      Author
      Maddalena Capra Lebout

      Dovrei semmai fare un corso al mare (li fanno???): lo sbattimento necessario per la piscina è oltre le mie forze. Tra l’altro un corso da ragazza l’ho fatto ma, evidentemente, non è servito a molto 🙁 Ciao bella :*

        1. Post
          Author
  1. Mamma Avvocato

    Ma no, dai! Per voi è stata una tragedia greca, noi adoriamo le piscine e l’acqua! Putroppo, per la mia (limitata e personale) esperienza, il segreto è prendere confidenza con l’acqua da piccoli, anzi, non perdere quella che si ha da prima della nascita, iniziando con i corsi di acquaticità a quattro mesi e non smettendo mai di fare un corsettino almeno all’anno. Quanto alla nudità, a me e a mio figlio non imbarazza per nulla, si tratta di spogliatoi con persone dello stesso sesso e al più solo bambini di sesso opposto…però io sono per non avere troppi tabù che secondo me alimentano attenzioni e curiosità eccessive crescendo, e infatti mi sento a disagio nella piscina che abbiamo noi vicino a casa in cui è obbligatorio farsi la doccia con il costume addosso…una roba che fa a pugni con l’igiene, visto che sfido chiunque ad insaponarsi sopra il costume e uscirne pulito!

    1. Post
      Author
      Maddalena Capra Lebout

      Ma come, tu… amante della montagna? Ma allora sei poliedrica e in gambissima! Sull’acquaticità fin da piccoli hai ragione, i miei genitori invece non hanno mai insistito e noi siamo cresciuti terribilmente… asciutti, diciamo. Poi mi son sposata un amante della montagna come me, e i figli sono quello che sono. Cavoli 🙁

  2. Mamma Avvocato

    Ah, dimenticavo: per la scomodità di vestirsi/rivestirsi, spazi non sempre puliti e tempo di preparazione, lavaggio costumi e “spreparazione” zainetti, sono pienamente d’accordo con te: un paio di scarpe e via a correre o in bici è molto più pratico!

    1. Post
      Author
  3. Mamma avvocato

    Proprio io, si,il nuoto sarà sempre tra i miei sport preferiti!e poi in montagna tra torrenti e laghi, di acqua ce ne è in abbondanza, idem in Canavese, da dove vengo, ed è proprio per questo che i miei genitori hanno insistito tanto perché io e i miei fratelli iniziassimo a nuotare prestissimo: per la nostra sicurezza! Per me è rimasta una passione, per i miei fratelli solo una necessità. Quanto all’Alpmarito, viene in piscina se il ricciolino lo implora in ginocchio, altrimenti fugge il più lontano possibile!

    1. Post
      Author
  4. Emanuela

    Ah, ah ,ah! Pienamente d’accordo su tutto, come ti puoi immaginare. Infatti le uniche piscine in cui metto piede una volta all’anno sono quelle all’aperto delle resort al mare. Io lo chiamo ‘incubo piscina’, mi viene male solo a pensarci e non so come fa a andarci la gente, ma… tanto di cappello. Io continuo a preferire una passeggiata o i pilates, o alla peggio le scale di casa!

    1. Post
      Author
  5. Pingback: Tu party? Io no | Pensieri rotondi

  6. blogcambiopasso

    Un vero incubo. E tu pensa che a me stare a mollo nell’acqua piace da morire, è la mia dimensione e quella del mio segno zodiacale, ma con i bimbi è davvero dura!

    1. Post
      Author
      Maddalena Capra Lebout

      Allora nel tuo caso pesa anche un po’ che coi piccoli un tuo grande amore diventi poco accessibile e godibile! Dovete senz’altro andarci in due: lui con loro nella vasca piccola, tu che sguazzi in quella grande.

Lascia un commento