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Maternità

Sogno bambini che lasciano la scuola, e un po’ gli dispiace

PERCHÉ DIAMO PER SCONTATO CHE SIA UNA VITTORIA, FINIRE LA SCUOLA? CHI VINCE?

 

È finita la scuola.

Immagini di ragazzini ululanti, mani alzate in segno di vittoria. La controparte, come in uno specchio al contrario, siamo noi, sono queste madri preoccupate di dove metterli. Un po’ come quando ti arriva una bolletta e non c’hai i soldi. Finisce la scuola: si aprono le gabbie.

Non ho mai visto nessuno che s’inarchi mesto, un viso bambino adombrarsi, una piccola fatica mal nascosta. E anche noi, in poche inneggiano a questa rimpatriata. Io per un po’ ho esultato, vittima di idealismo: nei fatti averli tutti a casa significava litigi, contese. Se fare la mamma è un impegno multitasking, la prole – dal canto suo – è «multiple choice». Sì, come quei test con le caselle. Mai che si abbia una risposta sola.

«Andiamo fuori?»
«Sì!», «No!», «Dopo».
«Al parco davanti?»
«No, a quello della biblioteca».
«Ma quello della biblioteca fa schifo».
«Mi scappa la cacca».
Amen.

Ora sono vittima di realismo, me lo servo su un grande piatto. Di contorno, però, metto ancora, sempre, un po’ di sogno.

Sogno bambini che lasciano la scuola, e un po’ gli dispiace. Sono nell’età tenera, quella che plasmi, ma anche quella che dà dolcezza a chi si prende cura di loro. Allora varcano il cancello, si buttano avanti in quei grandi morsi che si danno alla vita in quell’età. Però, anche, guardano indietro: hanno soffocato di baci la maestra, hanno dato gomitate buone ai compagni, si sono scambiati foglietti piegati in quattordici e infilati nelle tasche: segreti rimasti, altri da custodire nelle assenze. Guardano quell’edificio che li ha serbati per tanti mesi, ma li ha anche spronati. Li ha accesi riagganciando la loro naturale curiosità.

Io sogno madri impazienti di avere i figli con sé, ma anche figli felici dell’anno trascorso. Figli che non si lasciano alla ferocia della nostalgia solo perché la gioia dell’esperienza è più grande. E perché sanno che la scuola è ancora lì, li aspetta. Non come un orco, ma come un viaggio.

Perché diamo per scontato che sia una vittoria, finire la scuola? Chi vince?

Perché diamo per scontato che siano tutti felici di scappare via? Come mai imparare è sacrificio, se i bambini ci nascono, con le bocche a forma di «perché?»?

Allora succederà quello che deve succedere: che i primi giorni pensano al libro delle vacanze da comprare, gli zaini sono ancora dove li hanno mollati, accanto all’ingresso, in salotto, in cucina. I grembiuli da lavare. Poi, mattino dopo mattino, cominceranno a dimenticare.

Hanno i compiti perché si ha paura proprio di questo: che dimentichino. Ma la vacanza è staccare. È dimenticare.
Solo chi dimentica vola.

Eppure se si volasse sempre: non servirebbe dimenticare.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 4

  1. Mamma avvocato

    Finonakka materna, il ricciolino era come i bambini che sogni. primaria, è solo felice di non dover entrare in aula, però dice anche che ubln po’ gli mancheranno amici e alcune delle maestre. L’entusiasmo. Oer una maggiroe libertà, comunque ha ik sopravvento. I compiti? Quelli. Li odia, anche se non saranno affatto una mole imoossibile, lui detesta l’idea in sé e io. Lo capisco, in questo.

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      Maddalena

      Infatti, la materna è sempre una bella esperienza e anche Isabelle, l’anno scorso sebbene fosse il primo anno, mi disse di essere un po’ dispiaciuta (ma che era anche contenta di stare con mamma 🙂 ). Come la penso sui compiti, già lo sai! Certo, per fortuna c’è affetto per le maestre, il che mi fa molto piacere, ma vince sempre il grande senso di… liberazione!

  2. Lorenzo

    Guarda. 2010 dice che a scuola si annoia perche vanno avanti lenti. I compiti il suo Maestro non li da. Almeno quelli canonici. Vuole che leggano qualche libro e che scrivano delle vacanze e questo a 2010 piace. 2013 è dispiaciuta perche lasci asilo ed amici. Prossimo anno inizio della scuola elementare.
    Secondo me, per quello che mi ricordo, la fine della scuola era un arrivo. L’inizio dell’estate e delle vacanze. Ma anche l’inizio della scuola era bello. Non la vedrei come una vittoria, ma come la fine di un percorso e l’inizio di un’altro.
    Filici di finire e felici di iniziare.
    Un saluto
    Lorenzo

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      Maddalena

      Mi fa piacere sapere che alcuni (saggi) maestri non assegnino compiti nel senso tradizionale del termine. L’asilo è tutt’altra faccenda, è un luogo magico e i bambini lo sentono, sono attratti dalla vacanza ma rimane un forte legame con quello. Hai ragione, la fine della scuola è un arrivo, si sente l’emozione, ma io non sono mai stata felice di ricominciarla, a settembre, e i miei figli nemmeno: anzi… lotte e drammi. Ciao caro. 🙂

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