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Maternità

Se adesso Bea piangesse

I NEONATI NON METTONO UN SOLO DITO SULLE LORO SMORFIE, SULLE LACRIME

 

«Dai Bea, tutti entrano sorridendo. Sei l’unica che sta piangendo».
Vedi queste madri che si barcamenano. Chine, raggomitolate su corpicini più raggomitolati di loro. Poi li distanziano, cercano parole che non sanno.

Bea piange uguale. Non gliene frega niente che gli altri sorridono. Bea non pensa, non ragiona. I bambini non fanno queste cose. I bambini sentono e basta. I bambini «sono».

Adesso si crede un po’ sbagliata, perché se gli altri sorridono e io no, perché a me non mi riesce, allora non vado bene. Eppure devo andare bene.
Se sono l’unica che piange, allora sbaglio. Io. Sbaglio.
Il punto è che non so come fare a smettere. A me mi viene da piangere.

Quando la smetteremo di dire cazzate in buona fede?

Quando cominceremo a prendere i bambini per quello che sono? Emozioni. Quelle che noi irretiamo perché un grande, se gli vien da piangere, mette una mano sul viso, copre la sua vergogna.

I neonati non mettono un solo dito sulle loro smorfie, sulle lacrime. Non una scende clandestina. Irrigano il mondo, con quei pianti. Fertili.

Poi cominciano anche loro, i bambini, a nascondere. Quel momento che finalmente li vedi scappare per intero, oppure sfuggire con un solo gesto, una mano sugli occhi, è la nostra grande, idiota conquista: li abbiamo educati, istruiti alla vergogna di non essere forti.

Crediamo che rassicurare sia dire «non piangere, non ti preoccupare, non avere paura».
Che rimuovere sia risolvere.
Li imbottiamo di «non».

 

Fuori corre un papà, il vialetto della materna. Sono in ritardo, chissà che lotte prima di quello scorcio che vedo.
«Non fare così»
«In braccio, papà…»
«No».

NO.

Una delle prime parole che imparano.

Se provassimo, invece, a dire SÌ?

Sì, puoi piangere.
Sì, ti dispiace che mamma vada via.
Sì, capisco la tua paura.

Se la smettessimo di muoverci con il bianchetto emotivo per cui solo qualcosa, di quel grande mondo che sono, è consentito e accettabile.

Se adesso Bea piangesse liberamente, se sua madre dicesse che va bene così, che gli altri sorridono e presto sorriderà anche lei.
Se quel padre prendesse in braccio la figlia, perché qualcosa si può concedere. Perché viziare non esiste se ti fidi di te e di tuo figlio. I bambini crescono viziati, in verità, dalle nostre pretese di alterare quello che sono.

Se la piantassimo: di confezionare persone. Di avere così paura che un figlio sia quello che è.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 4

  1. Lorenzo

    Le tue parole arrivano come lame. Non sai quante cazzate ho detto e dico in buona fede. Non sai quanti no ho detto solo perché tornato io ad essere un bambino capriccioso. Tutto quello che scrivi è sacrosanto. Quando accetti le loro e tue emozioni tutto è più semplice. Te lo dice uno che ha scoperto che si può piangere pochi anni fa. Gli sguardi degli altri non mi toccano più. Se piange prima di entrare all’asilo io, adesso, mi prendo tutto il tempo. Adesso però. Prima ero frettoloso e freddo. L’ultima è più fortunata della prima? Forse si, ma a me nessuno ha insegnato a vivere le emozioni…ho dovuto aspettare che me lo insegnassero le mie figlie…e sono duro di comprendonio….
    Un saluto
    Lorenzo

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      Maddalena

      E’ ammirevole quello che dici, che hai compreso e che confessi. Credimi ci sono persone che non lo capiscono in una vita intera. E’ difficile far passare la verità che è una e una sola: le emozioni sono quello che sono, e non si possono mai comandare. Si possono comprendere, accogliere, incanalare, e gestire le azioni conseguenti. Io stessa, da sempre “famosa” per la mia emotività e sensibilità, perché credi scriva questi post? Perché sotto sotto abbiamo sempre dentro una voce che ci giudica, che dice “non dovresti avere paura, non dovresti arrabbiarti, non dovresti soffrire”. Ma il lavoro è lungo, perché molti di questi “dovrei” vivono indisturbati senza che nemmeno ce ne accorgiamo.

  2. Mamma Avvocato

    Se adesso Bea piangesse e sua madre la lasciasse fare, accogliendo le sue emozioni, piangerebbe anche la madre. Forse è per questo che cerchiamo di bloccare le esternazioni dei figli, per non crollare anche noi, perchè se tutti esternassero le proprie emozioni liberamente, da bambini e da adulti, sarebbe difficile reggerne il carico. Non so.
    Io accetto il pianto, cerco di consolare dicendo che poi passerà, che è normale, che presto sorrideranno di nuovo. Pero’ poi devo andare, non posso trattenermi a lungo, in certe situazioni, altrimenti non riesco a soffocare le mie emozioni. e rischio di aggravare la situazione.

    1. Post
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      Maddalena

      Ma se poi viene il lacrimone alla mamma, è un problema suo! Non possiamo mica fare che i figli li blocchiamo per salvarci la pelle noi! Siamo noi, gli adulti, noi abbiamo gli strumenti per gestire le emozioni, loro no. Il problema è che invece siamo castrati, incapaci, e allora speriamo, irrigidendo loro e noi, di farla franca. Ma non si vive meglio, si vive solo meno. La soluzione è sempre accettare al 100% quello che siamo, e da lì muoverci. Ogni volta che siamo in difficoltà è perché tutto sommato non validiamo quello che sentiamo, ci giudichiamo, pensiamo che non sta bene, abbiamo una fila inconsapevole di “dovrei”: che rigiriamo in “dovresti”. Le emozioni non si soffocano mai: si comprendono, e si accolgono. Per esempio se non riesco a reggere che mio figlio pianga all’asilo, è perché mi sento in colpa: allora non devo fermare lui, ma piuttosto lavorare sui miei sensi di colpa. Non è mica colpa del bambino, se lui piange e viene da piangere anche a te. Rimuovere non è risolvere.

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