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Altre Verità

Nella sezione accanto

Mancano 45 minuti.

Perché non ho cercato prima? Perché non hai sfogliato quel solito Google come fai sempre, Madda? Perché hai dato per scontato che bastassero due pastiglie di Amoxicillina?

Tra poco saremo nello studio del tatuatore, abbiamo rimandato a lungo, non eravamo mai pronti. Eppure era una cosa da fare insieme. E poi arriva il giorno impaziente, il giorno del rito che ho scelto:

voglio un segno, un segno carnale di quello che ho raccontato nel mio libro 0 virgola 6.

Ho preparato bozze, tracce a penna e poi ritocchi, ne ho un foglio intero. Solo che quando finalmente mi allontanavo da quella carta un nuovo simbolo mi volteggiava intorno. Tornavo sul tavolo: capitava che invece, in quella zattera di segni sparsi, ne rintracciavo uno che ci somiglia molto: «Ah, ecco, l’avevo già messo».

Ho fatto avanti e indietro, la bic in mano, milioni di volte, decine di giorni. E ancora non è sicuro, quale e come. Bisogna che poi diventi perfetto sotto le mani giuste, che il significato trovi l’arte del simbolo esatto, ci entri come il sangue.

Di sicuro, nei giorni, ho trovato la decisione. Quello che posso, qualcosa che rimane, nel corpo: ne ho bisogno. Così guardo, leggo. Mancano 57 minuti e io digito «endocardite e profilassi». Mi serve solo sapere quante pasticche deglutire. Prima, dopo. Le linee guida cambiano, nel tempo. Io a quell’endocardite che mi ha preso il cuore da bambina non ho più pensato. Lo so che ogni volta che vado dal dentista mi devo proteggere. E anche se ho un intervento chirurgico. Capita di rado. Va bene. Per il resto ho sempre fatto vita normale. Ho abbandonato a memorie che stanno zitte nei banchi del tempo, i tempi che ero quella chiusa in un ospedale per 27 giorni, e poi chiusa a casa, e poi gonfia di cortisone. La scuola che resta lontana, i compiti e le lezioni, le tabelline da recuperare un’estate che mia nonna s’incazza e mi dà uno scapaccione perché mi distraggo, perché non imparo. Tornare piano, non correre, non affaticarmi. Rientrai poche ore per volta, e nemmeno c’era il tempo pieno: quattro erano già troppe. Quando andavano a nuoto, quel giorno a settimana che ricordo essere il mercoledì (e probabilmente sbaglio) io stavo nella B, la sezione accanto. Altre lezioni, altri quaderni, per quella bimba-palla che non poteva stancarsi.

Non ci vado mai, lì dentro, in quegli anfratti piegati con zelo dalla prospettiva. Il cuore sta bene, il corpo si fa beffa in una magrezza che adesso vi frego tutti.
Ci torno oggi. Mancano 45 minuti:

le profilassi sono per manovre dentali e operazioni varie, è vero. Perché non cercare direttamente «endocardite e tatuaggi»?

Mancano 35 minuti e lo scopro adesso: tutti sconsigliano di tatuarsi, farsi tatuare è tra le cose da evitare. Ho guardato almeno sei siti, domande di quegli utenti che s’appendono ai form online.

Ho fatto piercing da ragazza, più piercing che domande. Così andavo, bucavo, tornavo. Non prendevo alcun antibiotico preventivo. L’ho scoperto dopo, che anche per piccole cose bisogna proteggermi da possibili infezioni potenzialmente rischiose. Adesso sono responsabile, voglio sapere solo quante pastiglie servono. Invece serve non farlo.

Io non posso farlo.
È di nuovo mercoledì. È ancora mercoledì, nella sezione accanto.

Mancano 27 minuti.

 

[Photo by Luana Azevedo on Unsplash]

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 3

  1. Mamma avvocato

    Capisco che se lo hai progettato e desiderato a lungo sia difficile rinunciare ma si tratta di un tatuaggio, nulla più. Forse per me è facile scrivere così perché non mi piacciono, preferisco le cicatrici della vita a quelle autoinferte. Comunque potresti farti fare un ciondolo da portarti sempre al collo, in alternativa.

    1. Post
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      Maddalena

      Tu conosci la storia del libro… Sentivo proprio il bisogno di questo segno. Scoprire che non posso, così, all’ultimo, mi è sembrato non poter dare la sola cosa che potevo a questo evento, è stato un po’ come perderlo di nuovo. Certamente troverò un’alternativa, oppure provo a informarmi ancora. A questo punto mi chiedo anche: ma allora, ogni volta che mi graffio, taglio, sbuccio? Mica prendo antibiotici ogni volta… Da ragazza ho fatto una caduta in bici che mi ha causato una ferita alla fronte cui diedero diversi punti. Grattata alla grande sull’asfalto mentre correvo in discesa: non mi diedero alcun farmaco!

  2. Pingback: Se è uno spigolo. O il cappello d'un mago - Pensieri rotondi

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