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Altre Verità

Mentre la via s’inzuppa di sole

LÌ C’È LA CIMA, TI HAN DETTO, TU SALI E DIETRO TROVI DUE VACCHE E DUE MERDE, MA LA CIMA MICA C’È: C’È UN ALTRO COLLE. UN’ALTRA CACATA BOVINA

 

Me ne torno con una tartaruga verde fluo in una mano. Gli esami nell’altra.

L’aria è cambiata, il sole è acqua fresca sui pastelli delle case. Sto bene. Sto male. Gli esami sono a posto. Pronti prima del tempo, comunque dopo una lunga attesa.

L’ho detto, incontro un mucchio di persone gentili, in questo periodo. Forse ho gli occhi larghi, un campo visivo assetato di bene, lo scovo anche dove non nasce come intenzione. Forse invece questo sciacquio del sole e del mattino ci monda tutti, anche se ci andrebbe una bella acquazzata, precipitare i particolati, dare sollievo alle allergie.

Trovo Angela, mi riconosce subito, dietro al vetro del desk. Aspettava Isabelle, le aveva promesso un regalo quando avesse imparato a fare la cacca nel water. Quando siamo tornate, a luglio, Angela era già in ferie. Glielo dico, sai che siamo venuti a cercarti?, il suo regalo è rimasto nascosto in qualche angolo di quel desk, mi porge quella tartaruga che sembra una palla: – L’avevo qui.

Le prometto che passerò di nuovo, con la piccola, mi dice mi fa sempre piacere vederla.

Non è buffo?
Ho conosciuto Angela un giorno al mercato, lei e una collega. Isabelle spingeva la bambola in un passeggino che la stufava, che si era voluta portare a tutti i costi. Ci hanno attaccato bottone, si sono accovacciate come si fa con la scusa di un muso bambino. Si ricordano di noi. Quando vado a fare gli esami o una visita, Angela mi riconosce. Con quegli occhi affilati e tersi, con la gratuità che un po’ ti fa piacere esser lì, anche se sei malaticcia.

Tutti mi trattano bene. Mi vedono in difficoltà e mi trattano bene. E io dopo un po’ penso che il corpo se ne approfitta.

L’altra sera gliel’ho detto, a Sarah: mi fa disegni e regali, si prende cura del mio sorriso in quei pensieri squisiti, in un indicibile “o scoperto di amarti quando sono nata”, senza la H.

– Non devi essere così dolce, perché il corpo è stupido. Poi capisce che se si ammala ottiene più coccole.

Ha sorriso con quel suo incisivo rosa, ancora tutto nelle gengive.

L’asma non è la risposta. E io lo sapevo. So tante cose, tante ne imparo osservandomi in questi mesi: per esempio che quando mi lamento ho ragione. Che quando ho un disturbo ho ragione. Che se i medici non lo trovano è perché cercano male. E poi insisto, finché c’è quello che cerca bene, mi dà fiducia, come io ne do a lui. Come lo pneumologo.

Ieri era l’otorino. Mi sveglio che gli zigomi sono presi a pugni, qualcuno ci batte dentro un chiodo. È dai primi di settembre che lo ripeto: ho la sinusite. Ho tutti i farmaci per l’asma. Non servono a quello. L’asma è – forse – un problema. Ma il mio problema non è l’asma. Non giustifica le congestioni nasali, io credo che tutto parta da sopra e poi va sui bronchi. Tutto questo circo di agosto con le sue aggravanti non è stato l’occasione per capire anche i disturbi preesistenti: è solo un girone in più. Non abbiamo risolto niente, abbiamo solo preso il bandito che ci ha rapinato il mese scorso. Ma il sisma che dura da mesi, da mesi continua. Un’infezione dopo l’altra.

L’otorino è un giovane uomo, uno bravo. I medici bravi li riconosci perché dicono cose sensate. Perché

quando gli fai un’obiezione non scappano mica come gatti: e se la loro risposta ha una logica, per me allora sono dottori validi.

– Sono d’accordo, lo credo anch’io – mi dice con quel suo volto fatto a compasso e scurito dall’etnia. Anche secondo lui la causa non sta nei polmoni. Ho una sinusite “importante”. Mi piace, questa cosa, che adesso di colpo incontro tutti quelli che lavorano sul serio, e anziché non trovarmi nulla mi dicono grave e importante. Tra i suoi e i farmaci dello pneumologo siamo almeno a otto al giorno, alcuni da ripetere. Adesso curiamo questa acuzie. L’ennesima. Nuotiamo oltre questa barriera corallina. Poi cercheremo il pirata.

Redigo con diligenza il mio foglio excel, a ogni visita specialistica lo srotolo come una sacra scrittura, la cartelletta dei referti è sempre più grassa. Io sempre più stanca. Come quei dossi in montagna che non arrivi mai. Che

lì c’è la cima, ti han detto, tu sali e dietro trovi due vacche e due merde, ma la cima mica c’è: c’è un altro colle. Un’altra cacata bovina.

Però ho ragione, l’unica volta che non ci tengo ad averla, ho ragione. E una galleria di volti affabili.

Sarebbe bello essere accoglienti e gioviali sempre, avere questa cura per tutti e per sé stessi senza il traino d’una difficoltà: lo penso mentre la via s’inzuppa di sole e salgono i suoni delle botteghe, delle mattine vive. Le biciclette sul porfido, le finestre con le lenzuola. E m’immagino un mondo senza corpi che chiedono, senza malanni. Pieno di cose buone e gratuite: di tartarughe palla.

 

Backstage

Quando cerco un’immagine per un post ho sempre un’idea precisa, dev’essere qualcosa che aggiunga al testo, senza disturbare, senza imporsi: un sostegno a margine. Così capita che ci passo le ore. Magari ho scritto in venti minuti, e poi ci vanno mezze giornate, scroll di siti e occhi affaticati per una foto che non salta fuori. Stamattina Isabelle è a casa, le faccio fare vacanza. Solo che s’è svegliata presto, fa colazione con la sua pecora, la nuova tartaruga, mentre cerco sul web. E poi salto su, Isa vestiamoci, devo fare delle foto. Usciamo così, le scarpe da ginnastica senza calze, il cellulare in mano, assaggiamo tutte le vie qui intorno. Sei la mia assistente, le dico, e lei ballonzola fiera. Solo che c’era la raccolta dei rifiuti, bidoni come birilli ovunque. Però qualche scatto buono è uscito. Di certo siamo buone noi: è la nostra ora insolita, è un mattino spiato come un segreto. Una piccola novità deliziosa.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

  1. Mamma avvocato

    Anche io impiego più tempo a scegliere soggetti ed angolazioni e scattare e poi decidere quali foto, che non a scrivere i post. Probabilmente non serve, non so quanti colgono, però per me è importante che il.mio.blog abbia belle foto, significative, che accompagnino il testo dicano anche ciò che mancano le parole, ciò che non si può descriverea solo mostrare. Comunque si parte dal presente, si eliminano i sintomi e malanni attuali per tirare fuori, alla luce .ciò che resta. E così, magari, arrivare al cuore dei problema
    Io te lo auguro!!!!

    1. Post
      Author
      Maddalena Capra Lebout

      Grazie, Giulia. Intanto, di buono, possiamo dire dagli esami che non c’è una patologia sistemica. Insomma nulla di grave nonostante mi stia infestando la vita. ps: per le foto, invece, io ne farei a meno, mi interessa il testo, lo sai. Ma al lettore il testo crudo non attrae.

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