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Maternità

Lovely mornings: la fase “facile” della maternità

A UN CERTO PUNTO AVERE UN BIMBO A CASA È AVERLO INTORNO, NON ADDOSSO…

 

Le mattine sono diventate affare semplice, dopo tutto.

L’ingordigia della sottoscritta per una generosa manciata di c. suoi l’ha condotta a una routine discutibile per la piccola: solitamente la sbrando intorno alle dieci undici di sera, anche se all’origine erano davvero le dieci. Di modo che al mattino, nel silenzioso sfilare dei fratelli dalla stessa stanza (che è una e trina), ella proceda imperterrita nel sonno, abbracciata al suo fedele coniglietto rosa e debitamente avviluppata nella coperta (rosa), che è mia cura incastrare con zelo sotto il materassino onde evitare risveglio anticipato agognante: “Mamma, non c’è più la copitina.”

Che l’ora di deposito figlia sia ormai pressoché notturna, però, non desta in me particolari sensi di colpa dal momento che la petite pare del tutto indenne dal patirne e, anzi, presenta tutti quanti i sintomi dell’AMS (Accelerazione Metabolica Serale), che la vede impegnata in incredibili avventure in preda a indecente vitalità.

Questa conveniente organizzazione produce mattine quasi sempre esemplari, così variamente composte: alla preparazione lesta dei figli, con minacce ripetute per zittire il loro chiassoso stare al mondo, segue la mia ora e mezzo di personal stuff. Unica accortezza: accendere il pc con ampio anticipo vista la lentezza primordiale del device. Se non hai la sfiga (alquanto frequente) di un aggiornamento windows – dei quali il mio computer si guarda bene dall’avvisare per mantenere quella suspense che ogni casalinga brama – e se non hai l’imprevisto di una connessione sparita del tutto, e se la piccola non ti regala qualche sorpresa, normalmente quello è il tuo tempo (nota aggiunta postumi: e se non hai figli malati a casa).

Alle dieci la sveglio in braccio a un misto di “ciao amore in fondo il giorno con te è più bello” e “ti avrei lasciata a letto ancora due o tre ore.” La colazione ci vede inseparabili per suo incontenibile desiderio di contatto. Mamma mangi anche tu è un must, e non addenta la merendina finché non spalanco la mia bocca intrisa di un miscuglio ormai indifferenziato di noci e miele che mi valgono da spuntino, a dimostrazione che “sto mangiando, guarda.”

Quindi il caffè, mentre lei guarda il suo evergreen: “Five little monkeys jumping on the bed” recentemente in competizione con il retaggio natalizio Gingio Bells (Jingle bells). Per poi riprodurlo in loop nella vita reale: lei è la scimmia che cade dal letto, io sono la madre che chiama il dottore.

Varianti distribuite random durante la mattina: la doccia nell’armadio, la copertina che fa d’asciugamano. L’amore per i panni, come una brava massaia, si estende quindi allo stendere e piegare. Riporre mutande nei cassetti della cucina è un’abitudine bizzarra che ti torna utile scoprire quando cucini nuda e cerchi un mestolo.

Un giro in macchina poi non si nega a nessuno: mamma questa è la cintura, questo è il guido, se la macchina si rompe la portiamo dal caccanico.

Siamo ufficialmente nella fase elastica della maternità: la preferita di tutte. La bambina presenta spiccate capacità di gioco e di autonomia, una rimarchevole attitudine al discorso e alla goffaggine, insieme a meravigliosi guizzi di coccolosa e genuina tenerezza variamente conditi da un canticchiare che accompagna i gesti. Inverosimilmente affiorano perfino ripetuti “non posso, devo giocare”, guarda caso quando devo uscire (forzatamente con lei).

A me, madre, non resta che decidere: dentro o fuori, guardare o partecipare. Lo spettacolo è sempre lì. Tra distese infinite di pupazzi adagiati per la nanna, ognuno con la sua copitina.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 7

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      Maddalena Capra Lebout

      Sì, dolcissime… Non avrei mai pensato, visto il passato turbolento con Isabelle (che da piccina piangeva sempre), che poi avrei avuto tempi così “morbidi”. Di Sarah spesso mi chiedo “ma cosa facevamo quando era ancora a casa con me?”. Perché poi uno si dimentica: allora questa volta ho scritto 🙂

  1. Dindalon

    Anche Beatrice andava a dormire così tardi prima della scuola, puoi sentirti ancora più tranquilla a riguardo! 😉 è proprio il suo orario, infatti faccio una fatica pazzesca a metterla a dormire prima adesso.
    (Che belli tutti quei pupazzetti con la copitina!)

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      Maddalena Capra Lebout

      Ah, Giulia! Sì, è vero, si sta benissimo con Isabelle, adesso. Però sto constatando una cosa: sai che ogni volta che scrivo di una cosa, appena la posto si “invalida”? Insomma caso vuole che queste ultime mattine avevo Isabelle avvinghiata alle gambe tipo le ganasce per le macchine in divieto di sosta. Che sosta vietata ho commesso? :p

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