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I beffardiMaternità

L’importanza di ammalarsi a turno

IN QUALCHE MOMENTO DELLA LORO CRESCITA, I BAMBINI SMETTONO QUELL’EMPATICA OFFERTA DI MUTUO SOCCORSO, E CHE TU STAI DE MERDA NON GLIENE PÒ FREGÀ DE MENO

 

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Non lo pensavo, ma la famiglia è un piccolo nucleo dotato di un ecosistema talmente fragile che basta un grado celsius in più per inneggiare al porca puttana.

Ad aprire le danze è Patrick, di salute notoriamente cagionevole: vittima virale già alla vigilia, il 25 assume sembianze da Lazzaro sul sofà dei miei dove, egoisticamente celebrativi, non manchiamo il pranzone. I sensi di colpa sono presto dissipati da due ottime ragioni: 1- l’onorevole presenza di mia sorella, atterrata appositamente da Oslo per le feste, 2- il mio santissimo compleanno. Sventrare la famiglia per un po’ di febbre non era il caso.

Mentre mia madre ospita l’intera famigliola nordica, tra una fetta di salmone e un risotto alla milanese pensa bene di chiamarsi a bordo campo con eguale stratagemma: 38 di febbre e dolori.

Ma è solo quando anch’io, solidale, mi accodo con febbrone e spezzatino di ossa, che il malessere di mia madre appare in tutta la sua, tragica gravità.

Al mio fianco, nella buona e nella cattiva sorte, Mathias decide per la seconda, e sfodera a sua volta il numero vincente della lotteria: 38. Mentre Patrick riprende quota e forze ti chiedi, gemente, a chi affidare tre figliuoli, che paiono improvvisamente scoppiare come quella birra che mio marito è solito dimenticare nel freezer.

Allora, chi meglio e più in fretta reagisce all’ibuprofene, si occupa di cucinare, riordinare, sgridare. L’altro, agonizzante, produce un sibilo del tipo “obbedite, per favooooo(re)”.

Ripensi alle tachipirine debitamente collocate nel deretano del figlio pochi giorni fa e ti domandi, fulmineo e bastardo, se non ci sia modo di estrarle, o se esista un antidoto: un’anti-tachipirina in grado di azzerare istantaneamente la vitalità dei figli e ridurli a tua somiglianza, fermi, stuoie debitamente adagiate sui loro giacigli.

Perché in qualche momento della loro crescita, i bambini smettono quell’empatica offerta di mutuo soccorso, e che tu stai de merda non gliene pò fregà de meno. Ti aspetteresti che ti coprano di coccole dimostrando un esagerato concern che tu, prontamente, fugherai rassicurandoli: Amore, no, non sto morendo, non ti preoccupare, va tutto bene. Invece hai tre razzi missili che saettano avanti e indietro, si fermano solo per menarsi, ignorano la tua presenza non fosse che per rinfacciare: ma lui/lei mi ha dato le botte. Oppure quando hanno fame.

È singolare come si possa smettere di essere dio, senza per questo ottenere umanità e un minimo di comprensione e rispetto dalla prole.

Accanto alle usuali attività gestione casa si affiancano così innumerevoli liti tra i due grandi, dinanzi alle quali anche mio marito sfoggia decibel un tempo impensabili, dando conferma di un sospetto che da ere ormai zoologiche mi solleticava: mio marito è un ex. Ex calmo, ex paziente (oddio, paziente adesso lo è, nel senso di malato che si reca da medico, dopo ci arrivo), ex accogliente, ex resiliente. Ex. Una specie delicata, da maneggiare con cura. Perché una cosa è una cazzona come me, che, dai, lo sai, si vede che sbraco e sbotto, che non sto impeccabile e salda. Insomma, l’hai sempre saputo. Altro è sposare la controparte dei tuoi difetti, il bostik che riempia le tue lacune, e poi scoprire che la colla è finita.

Poi c’è la sfida del certificato medico. Ai tempi che ancora ne avevo bisogno anch’io, bastava chiamare il dottore: “Ma no, vorrà mica che vengo a vederla. Dovessi visitare tutti quelli che hanno l’influenza si immagina…?”

Sì, mi immagino che farebbe il medico anziché il segretario. Comunque: venire non veniva. E io non dovevo andare a farmi visitare. Però entro un giorno, moribonda o meno, dovevo andare a recuperare il certificato cartaceo, e poi andare in posta a spedirlo. Che cagata all’italiana, eh? Fortuna adesso è tutto telematico: solo che il medico vuole vederti, e quindi esci lo stesso, vai nel suo studio, dove prendi altri trecentododici virus e non avrai l’onore di uno stetoscopio sul petto perché “ma no, dovessi visitare tutti quelli che hanno l’influenza si immagina…?”. Ma il certificato viaggia da sé. Miracoli della rete.

E allora, già che ci siamo, io proporrei due tipi di certificati: semplice e completo. Dove i certificati completi includano: fornitura a domicilio di farmaci, spesa, aiuto domestico, e babysitter sgombrante (quella che i figli te li tiene, ma a casa sua).

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 4

  1. blogcambiopasso

    Uh mamma che lazzaretto !! Anche noi non siamo usciti indenni dai malanni invernali. Con due bimbi all’asilo credo sia impossibile, ma quanto meno ci siamo ammalati a puntate. Forza e coraggio!

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao Alessandra, questa volta la fregatura è stata proprio la contemporaneità… Adesso comunque il peggio è passato, mio marito è ok, i nonni stanno bene e ci stanno dando tutto l’aiuto possibile, mentre io finisco di guarire e accudisco un’altra figlia malata 😜 Il guaio è che quest’influenza dura un sacco!

  2. mamma avvocato

    ah ah ah, nella tragedia della malattia che colpisce l’intero nucleo familiare, mi ha fatto ridere!!! Vorrei anche io un certificato medico così!

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