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Maternità

L’amore bambino

Grazie.
Siete bravissimi: ve lo dico ogni giorno.

Ognuno di quei giorni uguali e squisitamente promettenti, che scivolano per me, a volte, come acqua sui vetri: una spesa, una lavatrice, prendervi all’asilo, il parco giochi, la merenda, la guerriglia per mettervi a letto. Ognuno di quei giorni che sono passi nuovi in giungle inesplorate, la mano salda sull’ordinario che rassicura, l’altra che è preda felice e morbida di un dettaglio qualunque che si fa novità, che rimbalza dagli occhi ai miei, a terra, come le palle pazze che si prendevano da bambini alle macchinette a monete.

Siete bravissimi. Ve lo dico ogni giorno. Oggi lo scrivo.

Vi immagino grandi, una domenica a pranzo, nella casa nuova di uno di voi. Oppure prima, molto prima, quando comincerete a capire sentimenti che non si finiscono mai di capire nella vita: sarete con lo zaino in spalla, fuori da scuola, o su un sentiero tra i mughi in montagna. In riva a un fiume, campane che suonano in braccio al cielo per le nozze di un amico o un parente. Al tavolino di una gelateria, il cono che non gocciola più dalle vostre bocche diventate capaci, lo sciabordare del mare poco distante. Mi chiederete qualcosa di quando nacque Isabelle, oppure sarò io, aggrappata col ricordo alla carrozzina di un passante, o alle scaramucce di gelosia tra due fratelli sconosciuti, che prenderò a raccontare. E perderò un mucchio prezioso di particolari. Dirò che non eravate gelosi, che eravate amorevoli e dolci. Dirò poche cose salvate al tempo come un sapore.
Ma la cura che avete di lei è un mosaico minuzioso fatto di piccole meraviglie.

Patrick, tu hai pianto quando hai saputo, dall’ecografia, che il fratellino era, in realtà, una femmina. Sarah, tu eri troppo piccola per avere una vera preferenza.
Siete venuti a trovarci, il 10 febbraio in ospedale, e in un momento rapido come un sorriso avete accolto la piccola per sempre. Con una facilità che non mi aspettavo. Di cui neanch’io, madre di nuovo, ero forse capace.

Sarah, le tocchi il viso con cura reverenziale, ti lasci correggere se sbagli la mira, se sfiori la testa, la fontanella, scivoli sulle gote, la chiami guance molli.

Patrick, ti avvicini scuotendo la testa (“Piano!” ti esortiamo), sorridi con le tue piccole fossette: “Perché la Isabelle… è sempre bell!”

Accorrete a gara quando la cambio, un coro di voci bianche saltella: “Ti aiuto io!”
A turno, ogni singolo giorno, per settimane, chiedete impazienti: “Mamma, quando me la dai?” Vi sedete sul divano, la schiena ben appoggiata, e la tenete in braccio, sotto i miei occhi vigili e commossi.
Dalla vostra testolina, come il cappello di un prestigiatore, estraete frasi imparate da noi, forse, forse soltanto vostre, dettate dall’istinto, che quando la piccola piange sussurra: “Stai tranquilla, Isabelle, ci sono qui io”, la mano sulla sua pancia, l’altra che percorre i capelli.

Le mille volte che vi lascio in attesa per occuparmi di lei. I giorni che avete imparato a vedermi tesa, che vi spiego, come posso, sono arrabbiata per Isabelle, e mi pento dopo un minuto, pensando la odieranno, causa di ogni mio malcontento, del mio nervosismo, anche con loro. E poi ci ricado. Mostrate una pazienza che io posso solo imparare.

E ancora, adesso che la piccola cresce, cantate, leggete, ballate e inscenate piccoli spettacoli gloriandovi del suo sorriso attento. Chiamate con clamore per ogni piccola novità. La festa di trovarla girata a pancia sotto. Di sentirle una risata diversa. Di osservarla ciucciare quel gioco che le avete dato. E quanto, quanto ancora, aspetta di meravigliarvi!

“Mamma, io preferisco quando la Isabelle è fuori dalla pancia” mi hai detto, Sarah, in mezzo a una cena mentre ti levi in piedi sulla panca.

E vi premurate, per ogni uscita che facciamo, di assicurarvi che lei venga con noi.
Forse ancora non vi è chiaro: Isabelle resta con voi. Non abbiate paura.
Io ne avevo, che voi non l’accoglieste. O che lamentaste uno spazio d’amore divenuto più angusto.
Invece siete nati con lei, di nuovo. Insegnandomi l’amore bambino.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 3

    1. Post
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      Maddalena Capra Lebout

      Hanno delle modalità sorprendenti. Immagina già la tenerezza di un bambino, la dolcezza che hanno per es. con la mamma, poi mettila tra loro, goffa, grossolana ma anche fine, delicata, ingenua. Soprattutto da piccoli. Crescendo cambia: si azzuffano e provocano, ma costruiscono anche nuove interazioni e complicità.

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