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Altre Verità

L’ago della bilancia

Io non ho mai avuto paura degli aghi. Ne ho visti tanti. Li guardo entrare, forare il mio piccolo tunnel venoso, succhiare come zanzare, riempire provette.

Ma come cambia quella piccola lancia di bene e di male, secondo la disposizione con cui allunghi il braccio sul supporto, ti lasci allacciare, stringi il pugno. Se la paura va a conficcarsi tutta insieme a quell’invadenza, come le unghie nel palmo chiuso.

Al portone c’erano un uomo e una donna, sull’uscio aperto era chiaro aspettassero di entrare oltre, nella corte del palazzo e poi dentro, nel centro analisi. Me ne frego, procedo, seguo la promessa delle luci accese, le file dei neon già corrono incandescenti oltre le finestre del laboratorio. Ho due frette che mi ballano nei piedi: quella di tornare a casa, quella di levarmi il pensiero.

Quando arrivano su, anche loro, la donna fa due parole con me e il signore anziano che era già lì, dice che siamo scortesi, le siamo passati davanti, sapevamo che dovevano entrare anche loro, è che lui ci mette un sacco a fare le scale, cammina piano. Il vecchio che era con lei arriva dopo qualche minuto. Ha un bastone e una bozza sulla testa, dove la fronte cerca capelli caduti. Siede alla mia destra, il foglietto della prescrizione saldo tra i nodi delle mani.

Bastano pochi minuti, quella si è distesa, non è più incazzata, ha visto che siamo in tre, faremo presto, tutti. Scambiamo due parole sulla vecchiaia, ha una pelle che 53 anni non glieli daresti mai.
– Ma è perché io ho sempre avuto la pelle grassa.
– Io no. Non ho mai passato l’età dei brufoli. Adesso pago il conto.

Io sono secca. Nei modi e nel corpo. La pelle, i capelli. Secca. Un ramoscello di donna. Invecchio anch’io. Sarà per quello che perdo peso. È per questo che sono qui. L’ultimo chilo se n’è andato in una settimana, così, senza motivo. La bilancia è rotta, mi dico. Isabelle, sali tu. È per questo che faccio esami, per questo che offrirò il braccio e questa volta l’ago farà male, entrerà storto, pungerà oltre la vena.

– Uso la bava di lumaca – riprende la donna, parlando della sua pelle.

Io scherzo, mi alzo in preda a un finto sgomento. Poi mi appoggio al bancone, aspetto che mi chiamano dentro, osservo il vecchio che adesso guadagna piano il desk, la tanica di urine che viene a consegnare. Penso alla bava di lumaca, penso che avrei voluto chiedere anche a lui la sua età, come si domanda ai bambini. La stessa tenerezza, tutta raccolta in un bastone e un gibollo con la crosta.

Ai tre giorni di attesa per la consegna degli esiti.

Quando esco corro. Come se questo accelerasse quei tre giorni. Mi immagino il foglio, nessun asterisco, lei sta benissimo, si ammala spesso perché ha i figli piccoli, perde peso perché è stressata, deve mangiare di più. E poi ingozzarmi e ridere.

Ché tanto, fuori, il giorno è già cominciato.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 6

  1. LaVitaFertile

    Cara… Tu mi fai preoccupare… Vorrei abbracciarti e dirti che andrà tutto bene, anche se non lo posso sapere che andrà tutto bene. Ma vorrei tanto avere il coraggio, la sfacciataggine o forse l’incrollabile speranza che sempre mi anima la vita, per dirti che è tutto ok.

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    Maddalena Capra Lebout

    Gli esami sono a posto! Ci sono due valori appena fuori, ma mi par di ricordare che li ho sempre avuti così e che, da soli, non siano significativi. Andrò dal medico comunque per farli vedere. Intanto mangio, mangio, e mangio. Grazie mille, carissime, spero di riempire pagine di cose belle, pensieri che volano. Un abbraccio.

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