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Altre Verità

La fioritura

NON UN SOLO ALBERO È STATO PIANTATO PER ME. PER ME NESSUN FIORE È VENUTO. FINCHÉ NON HO SCOPERTO LA MERAVIGLIA

 

Ho buone ragioni per credere che quegli alberi in Piazza Garibaldi fossero già così anni fa. Che così saranno per molte altre primavere, se nessuno avrà un (pessimo) motivo per toglierli.

Ho buone ragioni per credere che, prima di noi, molti altri personaggi del quartiere abbiano posato borse e ore su quei grandi gradini di cemento che la orlano. Molte anziane signore hanno riposato, accanto ai sacchi della spesa, nel trapezio di ombra inventato dai palazzi, quando il sole insiste incuriosito dall’ora legale. E bambini hanno sfidato quella fontana che sputa in mezzo, i suoi archi di acqua che quando infili la mano scomponi, e madri hanno riso e poi hanno implorato spostati, che sei fradicio!

Eppure non un solo albero, un solo gradino di quella bordatura, sono stati per me.

Per anni ho abitato appena qui dietro, calpestato marciapiedi attigui. Attraversato strade al di là di questi stessi palazzi e dei loro trapezi di ombre. La farmacia dove comprai il test di gravidanza che mi suggeriva la prima vita di Isabelle, lo scivolo dei giochi, e poi quelle altalene dei piccoli, Sarah, Patrick. La lunga via che porta in fuori, lunghi giri a spingere un passeggino.

Eppure non un solo albero è stato piantato per me. Per me nessun fiore è venuto, e la fontana non ha riso.

Finché non ho incrociato la sua primavera per mano ai miei figli, in quei pochissimi giorni che fanno il miracolo.

Perché ogni anno, tra fine marzo e i primissimi giorni di aprile, hai un brevissimo, denso appuntamento: la fioritura.

Ho avuto bisogno di tutti e tre i miei figli, e di una buona coincidenza, forse, per scoprirla.

Da allora mi sono ingozzata di impazienza. Perché più ancora del Natale, che luccica a lungo per le vie. Più ancora dei compleanni, che poi festeggi dilazionati intorno al weekend più vicino alla ricorrenza. Più della Pasqua, del carnevale che non ho mai amato: la fioritura di Piazza Garibaldi l’aspetto tutto l’anno. Mi approssimo quando si approssima il tempo, e poi ancora: spio la piazza e vedo i rami secchi dischiudere i segreti. E poi arriva il primo. Il secondo bouquet. E quando arrivano i giorni, la primavera è tutta lì dentro, tutta quanta, raccolta perfino da parti di cuore che nemmeno sapevi.

Allora sono miei: ogni albero piantato, quei riccioli rosa sputati come petardi, i muretti coi coriandoli dei petali caduti, i miei figli che mi hanno dato gli occhi per una meraviglia.

E anche i vecchi. La fontana. Le madri che spostati, sei già fradicio! Io, perfino io. Tutto è improvvisamente mio.

E io ci vado tutti i giorni, finché il rosa si fa da parte, il verde avanza su quelle teste. E ricomincio a contare: quando sarà la prossima fioritura.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 10

  1. Penny

    La meraviglia é cosí ci trova splendidamente impreparati. Ci vigliono condizioni astrali favorevoli, come l’amore.
    Avrei voluto essere lí. Penny

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      Maddalena Capra Lebout

      Io non avevo mai visto nessuna piazza così. Hai ragione, ci vogliono le condizioni giuste. Adesso si va verso le foglie, ma in questi giorni sono andata lì spesso, per approfittare al massimo di questa galleria d’arte che passa una sola volta all’anno 🙂 Grazie Penny.

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  2. katyonabc

    Sono alberi e fiori incantevoli. Succede anche me da quando vivo a Berlino. Forse perché, crescendo, sono diventata più sensibile alla bellezza o forse semplicemente perché con la loro fioritura arriva il periodo dell’anno che preferisco e, vivendo in una capitale europea dove vedo poco sole, attendo con ansia dagli abissi letargici invernali. E comunque la loro bellezza mi strappa il fiato e riempie di gratitudine 🙂

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      Maddalena Capra Lebout

      Ciao Caterina, in effetti a Berlino il clima non è come qui. Io ho vissuto per un po’ in Francia e devo dire che il caldo era molto relativo, il tempo spesso variabile, e ho capito che il clima è un punto forte del nostro Bel Paese. Forse è come dici, un po’ è la meraviglia dei figli che fa riscoprire le cose, e un po’ è il fatto stesso di crescere, o dovrei dire invecchiare: si trova una certa poesia, ci si annida in piccole cose diventate fondamentali. Il che è delizioso, a mio avviso. Allora ti auguro una splendida primavera!

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