Quarantena: piccole violazioni

Mio padre aveva un sistema per farci salire in montagna.
Certo, ci tirava per mano.
Di tanto in tanto sfoderava una composta di frutta o una zolletta di zucchero: a quei tempi si credeva che gli zuccheri fossero buoni. Sì, anche quelli semplici. Oppure, ce la menavamo banalmente di meno.
Ma il grande trucco era un altro: superati i duemilacinquecento metri di altitudine c’era la parolaccia libera.

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Le madri. Degli altri

C’è tutta questa corrida per il suo amichetto che viene. Credetemi (lo saprete di certo, io invece in questo sono novellina: inospitale, asociale): avere in casa un figlio altrui non è nulla, rispetto a quando… viene anche sua madre

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IO QUANDO®

Attenzione: NON è una marca di assorbenti, non è un nuovo balsamo per capelli, non è un deodorante per i giorni particolarmente afosi, né una crema miracolosa per la prova costume.

IO QUANDO®, il rivoluzionario passatempo che va a ruba tra mamme, è un rompicapo di ultima generazione

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5 cose da fare stanotte

No, davvero, è un regalo in termini di tempo, ma se il tempo è denaro, vedi tu che valore.
Allora, tra voi sicuro c’è chi girerà il dono al figlio neonato (un po’ come si gira un assegno), ma altre magari possono pensarci bene, prima di buttarlo in faccia a Morfeo (intendo il tempo, non il neonato).
Di seguito alcune proposte:

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Percorsi da incubo

IO NON TORNO GALVANIZZATA E FIERA. IO TORNO, SEMPLICEMENTE, SFATTA   Ho un rapporto alquanto conflittuale con la paura. Per quanto io cerchi di rigirarla come sfida, al pari di un boccone in bocca, quella sempre tale rimane: paura. È con spirito comunque fiducioso e intrigato che mi lancio all’attacco del percorso avventura promesso a Patrick: quello rosso, il più …

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La sottile differenza tra relax e depressione

C’è una sottile linea invisibile tra relax e scazzo, tranquillità e depressione.
Se alla fine della giornata hai mangiato una ciambella intera non è relax, è depressione.
Se per uscire a fare due passi ci hai messo mezza giornata non è solo il tempo che è incerto.
Se non hai ancora letto una pagina del tuo libro nonostante le buone intenzioni e il cattivo tempo, non stai solo riposando la vista.
Se la sera conti sulle dita ciò che hai fatto, e ti bastano pollice e indice (pollice: spesa. Indice: giretto), non è calma.

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La Donna di Casa e il Pattinatore

E adesso parti, genio della Daikin!
Ma quello s’accende, fa due tiri come quelli che «no grazie non fumo» però tanto t’han rubato il cero. E poi… indovinate? E poi: PUUUUF, abbassa la sua aletta, sfinito, a riposo, come i condotti di chi dimentica il Viagra.

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Pulito pulito

Indica i pensili, e qui il rapporto rischia una seria incrinatura: «Questo, per fare pulito pulito ci vuole tanto tempo, non so quanto». Sa che deve stare tre ore, che farà mano a mano, ma qui, per essere ridondanti, le sta prendendo la mano. E insomma pare che pulire le cose solite non le dia grazia, o dovrei dire «gloria» (che poi è il suo nome): «Li farai, ma devi capire che io non ti chiamo per fare “pulito pulito”, io ti chiamo per fare le cose normali che noi non facciamo».

I beffardiIn evidenza

Il (dis)piacere del tè

SALVIFICO NEI MALANNI E NEGLI OSPEDALI. IL MUST DI CHI NON È IN SALUTE
Il tè. Che puoi metterci il latte anziché il limone l’ho accettato tardi. In ogni caso la broda risultante non ha la purezza dell’acqua né il gusto ricco del latte.

I beffardi

Pensieri in risonanza

Io ho pensato: a quel puntino che chissà cos’era. A due lievi graffi azzurri immaginando qualcuno che si dibatteva. Al profumo di Nivea probabilmente mollato da un mio predecessore. A chi è venuto prima. Se sta maschera-gabbia che ti chiudono sul volto la disinfettano. Se invece no e quindi sto respirando a due centimetri da un’orda virale posata su di essa. Cosa succede se starnutisco. Cosa succede se mi viene da tossire. Cosa succede se mi viene un’idea geniale. Quanto cazzo dura.

La maternità produce geni

La maternità produce geni.
Non solo nel senso che diventiamo geniali (vogliamo parlare di come riusciamo a somministrare una supposta fingendola una navicella spaziale diretta a rettolandia? Oppure una verdura tritata fine fine nella pasta, o ribaltare un pianto facendo parlare tra loro un indice con l’altro della mano e dire “ciao ciao indice”, “eh? in… dice… cosa dice?”), ma anche nella sua intrinseca capacità di cambiare il nostro corredo.
Tipo: non ti ricordi un cazzo.

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La dieta

Ho passato, come molte, metà della mia giovinezza a conteggiare calorie e temere un chilo come fosse scabbia. E adesso mi trovo a temerlo al contrario: sono i chili che se ne vanno, quelli che mi fanno paura. So che la cosa vi fa alquanto incazzare – siamo in un mondo in cui è bestemmia voler ingrassare – ma confido che qualcuna, là fuori, abbia il mio stesso problema: così ho stilato un piccolo elenco di suggerimenti.
Per tutte le altre, basta rovesciare i consigli al contrario.

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I 10 comandamenti formato junior

1. Non avrai altra madre all’infuori di me
Sappiate apprezzare che di mamma ce n’è una sola: vi risparmiate i rimproveri e le punizioni delle altre.
5. Non uccidere
… tua sorella quando giocate ai lanci: se la becchi col cuscino dalla parte della zip le causi un apparente trauma cranico. I dieci minuti di tregua che mi avete accordato dovrò scontarli con quindici di urla strazianti. Se proprio dovete ammazzarvi, fatelo in silenzio.
7. Non rubare
… se non sei esperto.

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Dove va il tempo che non trovo

Ultimamente ho questa specie di emorragia del tempo. Non so dove finisca: scola.
Così è da qualche giorno che mi osservo. Fatelo anche voi. No, perché alla fine una sola cosa è certa: il tempo ha sempre ragione. Non è che lui lo fotti: lo puoi ingannare, così si dice, ma alla fine fotterlo mai. Quindi, posto che il tempo è, voce del verbo essere, e non lo puoi né cambiare né avere, mi sono messa a guardarmi, a cercare le falle. E così ho scoperto dove va il tempo che non trovo.

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Smalti

Come per molte altre cose gli inizi furono timidi, uno smalto rosa tenue, uno trasparente. Lo stesso di certi reggiseni che acquistavo invariabilmente privi di pizzo e virginali per non accusare sensi di colpa riflessi dalla mia madre interiore (faccio notare che stavo per digitare inferiore: non so se nel senso delle parti basse o di livello di stima).

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I nemici del tempo delle mamme

– Il pollice nel grembiule/nella felpa/nella giacca: tu infilzi le braccia del pupo tipo pollo allo spiedo, veloce come un’intuizione, e a un certo punto c’è il posto di blocco, il pollice rimasto incastrato, perché per qualche ragione i bambini lo tengono da autostoppisti, fanno il like alla pagina.
– La zip che non sale.

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Quando le mamme fanno le furbe

E tuttavia, dite la verità, dopo quei dieci minuti di incanto, sale un ettogrammo di noia. E accanto alla noia, la sua gemella: la torre delle incombenze. Troppe cose da fare ci solleticano e prima o poi (se non è all’undicesimo minuto, sarà al dodicesimo) ci arrabattiamo per infilare qualche faccenda in parallelo, tra un «che bello» e un «torno subito».

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Calcificazioni

Faccio il gioco di guardarlo a pezzi, un pezzo dopo l’altro, e ricomporre da quale squarcio risulti già indiscutibilmente bono. Di solito mi basta il mento, una spalla. Ebbene il primo ritaglio di oggi è malauguratamente i bambini che lo zavorrano, il pensiero immediato è “figo. Peccato che ha figli.”

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La mia vita coi maiali

Arrivo al secondo piano già pezzata, chi mi apre è un folletto, chiedo del Dottor Ics.
– Sono io.
Carino, giovane, sorridente. Nano.

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1, 2, 3… blatta!

Ora immaginatevi stanche, mestruate, sfinite da insonnie di varia natura, arrancare verso il letto un venerdì sera. Avete già il pigiama, i figli dormono, vi siete lavate i denti con quei gesti pesanti di chi conteggia i secondi per arrivare al crollo sul suo materasso in memory foam. Ci siete?
Entrate in camera piano, l’ultima luce accesa, l’ultimo atto: e lei è lì, accanto al comodino. La blatta.

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L’estasi della casalinga

Che con questo tempo uno dice ma esci, che caspita fai in casa?
Eh.
Faccio l’acciaccata, ma scovo piccole soddisfazioni e risa in eventi straordinari della vita casalinga.
Tipo la sepoltura degli elettrodomestici

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Primo maggio: il brivido del ponte

Risale un ardente (e ardito) desiderio di fare. Fare, sì, quella cosa che va’ che bravo a fermarti, pensare, meditare, stare in pace e amen. Io sto ferma da mo’ e adesso devo, tassativamente fare.
Ma cosa?

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Piccole malvagità

Nella stessa decina di metri quadrati adiacenti al parco davanti a scuola un piccone giaceva morto, la testa staccata di due terzi, e una vettura di modello che non ricordo si acchiappava la multa del secolo. E questo lo ricordo perché se per il piccione non ho alcuna responsabilità, la multa è gloriosamente farina del mio sacco.

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Un libro dei piccoli, quando lo legge un grande

• Scena 1: Giulio e Ignazio (l’istrice) passeggiano nel bosco. Improvvisamente vedono Gigi Galletto che corre a casa da sua moglie perché stanno per nascere i pulcini: io, se mio marito fosse stato a spasso nel bosco al momento del travaglio, ora sarei una mamma single.
• Scena 2: vedendolo correre, Giulio e Ignazio si accodano: “Aspetta, veniamo anche noi!”. Ma ti pare?

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Ma tu, che lavoro fai?

Nella mia vita si contano 3 fasi di imbarazzo, ossia quei periodi nei quali si viaggia con un piccolo fardello sempre addosso, la fatica ripartita tra il suo peso e il doverlo nascondere

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Pigiamare

Secondo i più recenti studi condotti da Pensieri rotondi, il 70 % delle mamme dopo i primi 6 mesi di maternità, e il 98 % entro i primi 12 ha ormai ceduto all’abitudine di “pigiamare.” Il che vale loro il riuscito appellativo di “Pigiamoms.”

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Il vocabolario internazionale delle mamme

Tutte le madri del mondo dicono le stesse cose.
UN ATTIMO: declinabile anche nel siamese “Arrivo”. Funziona per un po’ (“arrivo” è più rassicurante, poi capiscono che li stai prendendo per il c.). Finché un giorno la figlia seduta sulla tazza in attesa delle mie manovre igieniche ribatte: “Mamma, i tuoi attimi sono troppo lunghi.”
BASTA!: il Vangelo. Provate a stare un giorno senza. Parola odiata dai figli, racchiude in sé tutta l’amorevolezza e l’ingenuità del genitore fiducioso che sedare liti o contese sia come prendere il Falqui: basta la parola.

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Cara Mamma-Di-Uno

Non ho nulla in contrario sulla tua scelta o la tua attesa, pensa che una volta ero anche io una MDU (Madre Di Uno), volevo però chiederti di aiutarmi a ricordare come si viveva quando una serie di conseguenze alla pluralità ancora non mi tangeva

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Una cosa di cui fare a meno

– Ecco! Gli altri sono tutti viziati, e a me invece non date mai niente!
Ma Santo Amore Mio (in arte SAM), ma non lo capisci che “viziare” è una cosa orribile, quasi una bestemmia? Ma non lo capisci che noi ti educhiamo ai Valori? Non sei forse grato per questo?

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Le tre tappe di Babbo Natale

E mentre t’ingegni per illustrare la fiaba di Babbo Natale prima, e per salvaguardarla poi (e, infine, per rimpiangerla), ti accorgi che, bene o male, non puoi sfuggire nemmeno in quest’occasione alle grandi tappe della vita.
Normalmente il Natale ne ha tre:
1. Ti riempio di cose e non te ne frega niente: meglio nota come la fase della gratuità. L’infante è un essere ancora morfologicamente confuso, mezzo mescolato alla tetta, lievemente informe, attraversa le feste nella più totale ignoranza

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Pensieri notturni

VICKS VAPORUB, CALENDARI, ALBERI E SORDITÀ

Sveglia alle 3 del mattino, per oltre un’ora, trafitta dalla tosse incessante, mi ammollo in pensieri che avrò modo di rinfrescare alle 5 e poi alle 6, mentre rincorro Morfeo (che ha divorziato dalla tosse molti secoli fa, direi – anzi – millenni)

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Gusci sotto i denti – Kids

A voi una lista di disturbi poco digeribili, la versione “kids” dei Gusci sotto i denti.
• La sveglia. Un sempreverde. Non sono mai riuscita, con nessuno dei miei figli, a sorridere in eterno nei loro risvegli neonatali e non. Il fenomeno è tra l’altro soggetto ad una strana legge di restringimento naturale…
• Il riordino. Come l’avete interpretata? Nel senso di mettere a posto? Vero, ma guarda caso va anche insieme a “ordinare di nuovo”…
• I litigi. Che poi è una parola davvero provocatoria, perché basta levare “ti” e i figli sarebbero ligi.

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Fra Martino

Allora: la domenica perché è domenica, alle sette sei già appeso alla tua liana personale. Alle otto e mezzo di nuovo, poi alle nove e mezzo, poi alle 15.30, 17.30, 18.30. Il sabato ci sono le prove: sì, perché non posso credere che qualcuno si sposi ogni settimana anche al 6 di novembre, il 17 gennaio, o altre improbabili date nelle quali non ci sono prime comunioni, né cresime, e l’unzione degli infermi per quanto ricordi non è somministrata in chiesa.
Poi ci sono le feste. Giustamente. E, infine, i funerali.
Questa me l’ha spiegata mia madre, che, pur non essendo morta, sulle funzioni la sa lunga…

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Chi toglie le foglie secche e altri dilemmi esistenziali

• Dove vanno a finire le foglie secche nei campi selvatici o lungo le strade, se poi ad ogni primavera è tutto lindo e nuovo.
• Perché in tutte le tavolette di cioccolato al latte c’è scritto “finissimo al latte”: esiste “spessissimo senza”?
• E comunque: perché “tavoletta” è sia quella di cioccolato sia quella del cesso.
• Se “riposarsi” è termine coniato da mamma di infante, dopo che si è alzata diciassette volte e tenta di posarsi sul letto di nuovo.

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Pets

Pidocchi.
Sono al lavoro da 3 ore. Ho fatto solo 2 componenti della famiglia su 5.
– Mi dica, a caldo, come si è sentita?
– Mah, guardi… mi stavo rompendo i coglioni, sa, con la casa vuota, una donna abituata ai figli ormai da anni e vicina alla premenopausa può andare incontro a stati depressivi.
– Quindi?
– No, be’, quindi avere compagnia può essere un diversivo da non sottovalutare. Anche la sfiga, tra le altre cose, non andrebbe mai sottovalutata.
– Anche perché tra l’altro so di un grande amore di Sarah per gli animali domestici… o sbaglio?

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Estività

Prima che l’autunno ufficiale (e per niente gentiluomo) venga a imbottirci le maniche e le lenzuola, anche quest’anno vorrei richiamare la vostra attenzione su alcuni dettagli che hanno decorato la stagione ormai in chiusura.
• Il servizio da tè (o il tè ai servizi?)
Nel caso tra una pisciata e l’altra all’area di servizio ti fosse venuta voglia di tè, o semmai avessi dimenticato il regalo per la suocera…

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That was my time

Mentre Sarah crea un gioco nel quale spende parole a secchiate per dire chi vince e nessuna per illustrare come si gioca, io vedo aleggiare davanti agli occhi una semplice frase tagliente:
THAT WAS MY TIME
e ripenso a quanti my time ho dato via per i figli…

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I malriusciti

PICCOLI SINISTRI CHE HANNO PEPATO LA VACANZA
• Due herpes labiali, una bronchite, una puntura di vespa. Mai viste tante vespe, ma tanto basta non dargli fastidio. Prescelta nonostante la bandiera di pace passerò il resto della vacanza semi terrorizzata e decisa a rivalermi su una collega della mia attentatrice. Riuscirò a vendicarmi e osserverò con gaudio una vespa stramazzare. Non prima di aver verificato che – sì – hanno davvero un “vitino da vespa”.

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La montagna, invece

No, dico: tutte queste foto di marinari, di solito ben tagliate per evitare solchi cellulitici e/o esagerazioni senologiche. Tratti di spiagge, un secchiello, una frangia di litorale. E poi: acqua. A destra, a sinistra, davanti: acqua. E già va bene, ché se no c’è un pettine a denti fitti di ombrelloni, l’odore di crema solare del vicino, la musica dell’altro, il bimbo che sveglia il vostro, l’odore del tramezzino alla cipolla, i discorsi del tizio al cellulare, lo slalom per raggiungere il mare.
Ma non vi stufate?
La montagna, invece…

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L’ ANTI-pasto

Il pranzo fuori casa, a portata di casa!
• Si mangia ovunque, anche in piedi.
• Possibile la formula eat&dance per la quale il padre dispone apposito Mac su canale youtube con musica continua.
• Altre possibili varianti alla noia prandiale: nuoto in piscina sgonfia ma comunque dotata di acqua (il bello della montagna è che puoi comunque fare il bagno, mentre difficilmente chi è in spiaggia può fare trekking). Badminton, qui rinominato volano o piumino per non dare troppo sfoggio del nostro lusso acquisito.

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Se vai via senza figli

È che ci sembra impossibile lasciare Mammolandia. Non ricordiamo quanto possano essere incredibilmente piacevoli certe forme alternative di felicità ordinaria.

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Il venditore

Finché tra una biciclettata e l’altra da e per l’ufficio nonché a pelle-cotta nel sonno il mio prode cavaliere boccheggiante incomincia a presentare segni di serio coinvolgimento alle ultime esalazioni della mia domanda sul climatizzatore. Ed io ritrovo un piccolo entusiasmo. Che gli offro accanto a un doveroso: “Amore mio, adesso me lo dici? Va’ che ormai non si trova un cazzo. E anche se trovi, non trovi chi te lo installa.”
Ed è lì che arrivano le gambe (quelle di chi non ha testa).

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Giocare con te è come…

TRE ETERNI PUNTINI DI SOSPENSIONE
1. La decisione: normalmente lascio che tu scelga il gioco da fare. Poi annego in improbabili fuori programmi nei quali lasci a metà dieci cose in contemporanea e io cerco invano un filo per partecipare in prima linea.
2. La solitudine: hai deciso che devi fare il bagnetto alla bambola nel lavello della cucinetta in camera tua. Io l’asciugo, ok? No, mamma. Allora io ne prendo un’altra. No, mamma. Allora cucino qualcosa. No, mamma. Allora cosa faccio? Tu aspetti, mamma

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Tre figli e un maggiordomo

Si stanno creando strane costellazioni qui in casa, ultimamente.
A un estraneo potrebbe sembrare che io abbia un domestico: lava i piatti, sostituisce lampadine, spazza il terrazzo. Guida una vettura conducendo la famiglia nel luogo desiderato. E ancora: vuota la lavapiatti, stende il bucato, spesso cucina.
– Quanto le costa, signora, questo maggiordomo?
– Mah, guardi, in verità pure i soldi li porta lui.
– Ma scusi, lei è in vacanza?
– No, questo mai.

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Verità incomprensibili ai bambini

1. I mozziconi del naso possono essere riposti in un fazzoletto di carta o, se secchi, buttati per terra. Appiccicarli al muro, invece, produce antiestetiche macule destinandoli, tra l’altro, al distacco prossimo.
7. Una goccia di sangue non vi farà morire.
11. Per i maschietti: il pisello è ben attaccato e non si sentirà solo se per un po’ lo lasciate stare.

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Made in China

Ho un rapporto conflittuale col made in China.
Innanzitutto vorrei capire perché agli ottimi involtini primavera hanno sostituito manicure di dubbia igiene e tenuta, negozi high tech ad alta frequenza (cinque per km), parrucchieri di incognita riuscita e bazar di sicura inaffidabilità.
Poi di tanti stranieri che vengono e in men che non si dica coniugano i congiuntivi, i cinesi rimangono ancorati a un alfabeto che consta all’incirca di sei lettere: cinque vocali più L. Con quello declinano tutto.

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Gusci sotto i denti

LISTA ANTIPATICA DELLE COSE CHE MI STANNO ANTIPATICHE
• Attendere una telefonata… Mi dà decisamente fastidio quel limbo sospeso nel quale, alla fine, non ho modo di concentrarmi, dedicarmi ad attività impegnative, o squisitamente personali, e mi tocca passare il tempo piegando mutande.
• Le camicie. Celebre l’osservazione di mio marito anni fa quando dinanzi al mio gaudio poco convincente per il regalo che mi aveva fatto si espresse: “Siccome non ne hai…”. Eh: appunto.
• Chi non sorride mai. Chi sorride sempre

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Il dentista

Quando dopo decenni un dolore sospetto ti conduce a riaprire le danze, speri che molto o tutto sia cambiato. In effetti non vai più da Ventura, il dentista non si rigira le mani, e la puzza di fragola se n’è andata. Come anche la mano della mamma.
In compenso ritrovi: lo stesso controsoffitto che hanno tutti gli uffici o studi medici, la stessa pianta nella sala d’attesa, la stessa poltrona che la fanno a chaise longue e tu pensi che figata, è per mettermi a mio agio, come ai tempi arditi dei sedili reclinati in auto, o lo spasso di una sdraio su un’isola tropicale

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In caso di vacanza

Non so voi. Anzi: lo so. Se le scuole sono aperte voi siete a lavorare. Se le scuole sono chiuse voi siete a lavorare. E i bambini dai nonni. No?
Be’, qui funziona all’incirca così: scuole aperte, un solo figlio a casa. Scuole chiuse: 3 figli a casa. Io: comunque a casa.
Ecco come (soprav)vivo nei periodi delle loro vacanze:
Al mattino, intorno alle 11, li accolgo con un dolcissimo buongiorno, la torta appena sfornata emana il suo aroma inebriante. Tutti accorrono felici e impazienti. Poi li coinvolgo nello sparecchiare, loro aiutano con entusiasmo nel lavare i piatti, rifanno i letti mentre ancora glielo sto dicendo

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Tutte le mammelle hanno una mamma…

… ma non tutte le mamme hanno mammelle.
La prima t-shirt della stagione è come la prima volta che levi il pareo in spiaggia.
Con la differenza che i chili in più potresti provare a toglierli, ma le tette in meno non puoi provare a metterle.
Perché l’inverno è una cosa. La giacca a vento, push-up o meno, scende giù come scende, non ha mai avuto grandi sbalzi, grosse curve di livello. Ci sta. Ma poi? Poi comincia la resa dei conti.

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I beffardi

Piccole ossessioni domestiche

Sono una da quadri dritti. Mi piacerebbe albergare nel caos creativo senza battere ciglio. Mi piacerebbe dire che sono una Picasso che spazia per casa e nella vita senza il fastidio di certi dettagli. Ma sono una da quadri dritti.
Qui una lista sicuramente incompiuta delle mie. (Sono gradite confessioni riguardanti le vostre.)
4. Raccogliere ogni capello dal pavimento: per questa squisita mania i miei omaggi alla mia genitrice la cui frase simbolo a riguardo fu per lunghissimi anni “ma dai, vai in bagno a buttarli.”
7. Spostare qualsivoglia oggetto riflettente dal campo visivo mentre guarda la tv (o, meglio ancora, farlo rimuovere).
12. Sistemare il fondo dei jeans che non s’infili o non s’appoggi sul bordo posteriore della scarpa, ma scenda dignitosamente.

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I beffardi

Il ristorante della domenica

THE ANSWER MY FRIEND… IS BLOWING IN THE WIND

Mi ha sempre incuriosito la bizzarra sopravvivenza di quei ristoranti lungo la provinciale o in talune defilate vie della città o di frazioni limitrofe. Insegne rimaste a ventenni fa, granchi che nuotano al neon, verande dove s’indovinano famigliole coi mocassini della domenica. Li osservo passando e regolarmente mi chiedo come campino.

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I beffardi

Small & cute

Mossa ad amorevole com-passione verso alcune colleghe di strade secondarie, e protagonista io stessa del festival Small & cute, stilo la carta dei vantaggi dei piccoli blogger:

1. Sono alta. Essere in basso, per una volta, ha il brivido della novità.
2. Intimità. Tanto i cazzilli miei restano in famiglia.
3. Un blog sempre piccino è un blog sempre agli inizi: niente di meglio per sentirmi fresca.
4. Quando c’è un commento mi prende un piccolo entusiasmo, che sopra i 40 anni è utile per l’assetto ormonale.

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I beffardi

Chi fa da sé fa per tre (ore)

MA: se io pulisco e i soldi risparmiati dalla colf li investo in cose a me utili?
Alla fine che vuoi che sia. Motivata dai 30 euro ipotetici del risparmio-guadagno mi metto all’opera. Quello che ne esce, a parte una casa splendente ma anche – guarda te – singolarmente aromatizzata alla m., è questo:
1. Se pulisci casa non è necessario andare in palestra.
2. Due ore è umano, tre richiedono già un discreto allenamento.
3. Calli come nemmeno quando giocavo a tennis regolarmente: ho capito a cosa servono i guanti.
4. “Tutto passa”: anche la voglia di pulizie obbedisce a questa incontrovertibile verità.
5. Isabelle il lunedì fa la cacca alle 12.

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I beffardi

Esco, m’incazzo e torno

Oggi, a parità di iniziativa, m’infilo nel limbo, accanto a me un’altra mamma. Siamo sole. In due minuti e quaranta secondi ho modo di constatare quanto segue:
– A mio figlio scappa violentemente la pipì, visto che resta aggrappato incessantemente al suo “perno vitale”.
– Il suo maestro è meno coraggioso della maestra di danza, infatti dopo un minuto esce, chiude la porta, infilando giusto il mento proteso a segnalarci: “I genitori devono aspettare fuori. È la dirigente che vuole così. Non voglio essere ripreso.” E per “ripreso” è subito chiaro che non intendeva a livello video.

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I beffardi

Abbandoni domestici

Quando la donna delle pulizie lascia finalmente l’abitazione l’umore della padrona, anziché alleggerito dalle incombenze, si produce in ripetuti:
– Bambini, levate le scarpe SUBITO.
– Cazzo oggi piove, devo leccare ogni sassolino dal passeggino ché la tipa ha appena pulito.
– No, oggi la merenda si fa con qualcosa che non sbricioli.
– Sarah ti è caduto un capello: raccoglilo.
– E comunque tre ore sono troppe.
Alla luce di questo ella comincia a riconsiderare l’ipotesi di fare da sé quando, battuta sul tempo, l’occasione le è cortesemente offerta dall’ultima colombiana

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I beffardiMaternità

Pacchetti d’intimità familiare

– Buongiorno, dica.
– Ehm, vorrei un chilo di buonumore, due etti di vacanze, un paio di… quelli cosa sono?
– Abbracci normali. Le consiglio però quelli extra, sono più grandi e ci si sta anche in tre.
– Ma tipo… qualcosa di originale, non ce l’ha?
– Ah, questi! Questi stanno andando tantissimo in questo periodo! Sono pacchetti di intimità familiare. Coadiuvano vita domestica, lentezza, letture e giochi di società. Funzionano così…

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I beffardiMaternità

L’importanza di ammalarsi a turno

Al mio fianco, nella buona e nella cattiva sorte, Mathias decide per la seconda, e sfodera a sua volta il numero vincente della lotteria: 38. Mentre Patrick riprende quota e forze ti chiedi, gemente, a chi affidare tre figliuoli, che paiono improvvisamente scoppiare come quella birra che mio marito è solito dimenticare nel freezer.

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EventiI beffardi

Io e il mio compleanno

La prima volta che mi sono resa conto con media maturità della sconcertante coincidenza tra il mio compleanno e Natale avevo sì e no dieci anni.
Nel teatro della parrocchia il mio ultimo fratello prestava il suo corpo seminudo e minuscolo alla recita della nascita di Gesù. Indovinate in quale ruolo. Io assistevo orgogliosa e ben mescolata e anonima in mezzo alla platea, quando, a fine spettacolo, il conduttore pensò bene di vivacizzare l’audience sorgendo con la domanda imbarazzante: “Chi di voi, del pubblico, ha il compleanno più vicino a Natale?”

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I beffardiMaternità

La sfiga è la madre delle alternative

Il negozio è semivuoto, io lancio la mia domanda dopo tre doverosi minuti di autosbrinamento approfittando di quel climatizzatore che la pianta sullo scaffale sbanda ubriaca nel suo piccolo vaso. Fare domande in un negozio cinese, d’altronde, è sempre una temeraria scommessa: chissà se capiscono.
Un quarto d’ora. E sia.
La nostra donna è il formato cinese dell’Orso Yoghi. Sarah cominci tu?

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I beffardiMaternità

Tu party? Io no

Passerai le cinque lavatrici successive a spennare calzini antiscivolo pieni di erba sintetica perché – va da sé – le feste fighe non si fanno più a casa della mamma o dei nonni, sul terrazzo in estate, in oratorio in inverno: si fanno nei megacentri di gonfiabili & co. Al limite ai Mc Donald’s, dove con gaudio nauseabondo ingurgiti il tuo Big Mac alle ore diciassette e dieci, e poi finisci pure le frites dei figli, rutti a suon di coca cola troppo gassata e, infine, logicamente metti su una pasta quando alle 7,30 pm rincasi e vorresti sbracarti sul divano in cerca di silenzio, la bolla al naso, la tv che gira a vuoto.
Poi ti arriva lui: l’invito alternativo.

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I beffardi

Sentirsi importante

Alle dodici e tredici eccola. Dice che è venuta a piedi (forse intende dire coi mezzi).

– Allora vuole lavarsi le mani prima di visitarmi, immagino…
– No no, va bene cossì. Mi dica il problema.
E no, che cazzo. Io ti dico il problema ma tu ti lavi le mani. Lo sanno anche i miei figli che…
– Mi dica.
E va bene:
– Ho la tosse.

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I beffardi

Autumn

Cerchiamo di essere oggettivi: quelli che vedono sempre e solo il fondo del bicchiere anche quando è mezzo pieno sono deprimenti. Ma anche quelli che vedono sempre tutto pieno un bicchiere con due dita d’acqua sporca fanno parecchio incazzare. Prendiamo le stagioni, per esempio. Aiutiamoci con una lista per ritrarre la stagione più poetica, suggestiva e romantica dell’anno.

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I beffardi

Persa di vista

C’è un giorno peggiore di quello in cui scopri la prima ruga. Un giorno peggiore di quello in cui scovi il primo capello bianco. Ed è il giorno in cui acquisti il primo occhiale da lettura.

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I beffardi

Il teorema delle microsfighe

– Ma allora non mi vesto bene?
– Hmm, no.
– Ma perché allora ti sei messo la camicia?
– Così.
– E non mi devo neanche truccare?
– No. Depilati e basta.
Dialogo liberamente tratto dalla sera di un anniversario di nozze.

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I beffardi

Amenità estive

Prima di consegnarci agli alberi spogli e ai maglioni di lana, un ultimo fremito estivo. Ecco cosa ho trovato in giro nelle lunghe giornate dei mesi scorsi. Chiamatele chicche, oppure, semplicemente, amenità estive.

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I beffardi

Tre chili di pesche, grazie

C’è questa donna che va al mercato. Le dicono che lì c’è la frutta buona. Non è che muoia dalla voglia, c’è caldo, c’è gente, le vecchie col carrellino e il gambaletto, i vecchi panzuti con la canotta, la sagra delle scomode verità estive, il meglio della città. I passeggini slalomano preferibilmente incastrandosi col suo, detesta declinare quando il signore del primo banco la invita “Anguria!”, no grazie non mi piace. Detesta declinare quando il secondo signore la esorta “Meloni, signore, meloni!”, no grazie non mi piace. Detesta i reggiseni formato cascina appesi ovunque, dove lei ci potrebbe entrare tutta intera in posizione fetale

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I beffardiMaternità

Evoluzione della vacanza coi figli

PER CHI ANCORA NON SA, PER CHI INVECE SA MA CERCA CONFERMA. E, PIÙ DI TUTTO, PER CHI HA PROLE MISTA.

Ogni età ha le sue sfighe sfide.
– ZERO – SEI MESI: Fase della libertà.
– SEI MESI – TRE ANNI: Fase dello Zecchino d’oro.
– QUATTRO ANNI E OLTRE (ma già a tre, se ha fratelli maggiori): Fase del “non ho voglia”.

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I beffardi

Le verità nascoste

-Scusa, le ruote dove le compri?
Le piace il passeggino.
E così – perché no? – vedi che non mi fan nulla quei mille tatuaggi? Vedi che in fondo amo i quadrupedi? Vedi che ti scambio due parole come niente, che la mattina parte sempre un po’ in sordina, due vecchi al parco sotto il pergolato, un giro di briscola, una ragazza in età da università sull’altalena. Ma poi ti incontri una coi capelli bicolore e ci fai bar. Mi piacciono gli incontri fortuiti.

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I beffardi

Ma quindi ti fermi a pranzo?

Lui arriva con un’ora e rotta di ritardo, il passo cadenzato dallo scazzo. Lo accolgo come è solito mio: “Ma non doveva essere qua un’ora fa, scusi?”
Permesso, venga, gli illustro il problema. Ha bisogno di uno straccio, di un secchio?
E allora lo riconosco.
È che l’altra volta erano in due, uno sfigato già dismesso dalla memoria per far posto a volti più esteticamente utili, e lui. Il naso un po’ lungo, i capelli corvini, gli occhi affilati: Verdi. Non posso scriverlo con la V minuscola.

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I beffardiMaternità

Piccoli trucchi campestri

Vedi la madre che imbraccia il figlio stile baionetta, quella che lo raggira con squisite moine, quella che tenta la minaccia, il tiro alla fune, e, infine, l’intramontabile teoria dell’anatroccolo: la mamma papera si allontana senza figlio inscenando di andarsene, sicura che il piccolo, fedele anatroccolo, la seguirà subito. Poi torna a prenderlo da dietro il cespuglio dove quello si era piantato convinto d’essersi ben nascosto, e se ne va scadendo nella presa-a-baionetta.

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Ho paura dell’acqua

Tipo che al mare non ci andiamo mai, che se ci vado resto sulla spiaggia, e semmai scendo nella sostanza turchina che ho davanti solo fino alle anche. Tipo che mio figlio, il primogenito, ha visto il mare una sola volta, forse non l’ha nemmeno toccato, e un’altra ci siamo andati fuori stagione, che così avevamo tutti la nostra buona scusa per limitarci a lanciare sassi e slalomare tra resti dimenticati di bottiglie. E quella volta è stata la prima e ultima per Sarah, e un po’ – non lo nascondo – me ne vergogno. Isabelle non era ancora germogliata nemmeno in forma teorica e, quindi, avrete intuito, posso pubblicamente confessare che a 26 mesi ancora non sappia il mare cosa sia.

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4 brevi pensieri pasquali

“C’è solo da sperare che Patrick abbia un uovo commestibile” è il primo pensiero che mi viene in mente riempiendomi le braccia coi lavoretti pasquali di Sarah all’uscita della materna ore 16.21, dove campeggiano nell’ordine: un coniglio di pelo su carta, una girandola che lei sostiene con vigore non essere sua (“Sì perché io non avevo disegnato la farfalla qui” addita una delle braccia non girevoli del cartoncino sostenuto da un bastoncino dove, pare, hanno dunque apposto il nome Sarah prendendolo per suo), e un pulcino di plastica con un vasetto dove sono stati adagiati con cura non 3 ma ahimè 2 ovetti di cioccolato.
Porca vacca c’è un uovo ma non è di cioccolata: il secondo pensiero.

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I beffardi

Che la palma sia con voi. Amen

Finalmente potrete girare tra le corsie del supermercato senza ammanettare i figli che, guarda caso, allungano sempre le mani sulle merendine piene di questa sostanza letale. Finalmente potrete anche voi leccare di tanto in tanto un cucchiaino di nutella. Ma, ancor più “finalmente”, potete inneggiare alla liberazione dalle madri fanatiche.

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Questione di sopravvivenza

Mia mamma faceva la casalinga: avevo perfino i fazzoletti stirati. I letti al mattino erano già pronti per la notte, e la straordinarietà era vederla pattinare per i corridoi con le pezze sotto i piedi, spingendo la lucidatrice.
Io le pezze, amore mio, le ho da un’altra parte: certo non mi serve metterle sotto i piedi, ché qui di lucido non c’è più nemmeno il pensiero e l’evento eccezionale è l’aspirapolvere. Però, mi concederai, tua madre passa lunghissime, dico lunghissime ore a giocare con te

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I beffardi

Fattene una ragione

Madda, fattene una ragione: stai diventando quella cosa lì.
Stai diventando quelle che incontravi e consideravi “signore”. Quella professoressa di cui, riferendo ai tuoi, dicevi “una di mezza età”. Sei la madre del tuo compagno di banco, la signora della parrocchia che ti pizzicava le guance. La segretaria di papà, la pediatra che avevi da bambina, e ogni altra persona che ti sembrava grande.

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I beffardi

Io e Domenica

Leopardiana nell’indole, del tipo “Sabato del villaggio”, amo infinitamente quel trancio di tempo che va dalle suddette ore 18 del venerdì (anche se mio marito non rincasa prima delle 18.40), nella tiepida attesa del sollievo prossimo a venire, fino a diciamo la sera del sabato. Sabato bistrattato poi nel reale tra spesa e faccende di casa, ma comunque sia pregno di promesse e buone intenzioni.
Una prima, debole tendenza all’ammoscio inizia a palesarsi però già la domenica mattina. Nel dormiveglia confuso normalmente mi sorprendo a chiedermi con ansia crescente: “Oddio, che giorno è? No, non è lunedì, però neanche sabato”

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I beffardi

La primavera… prima viene, meno è vera

Indotta all’uscita da un sole promettente, chi poteva recarsi all’attiguo parco anzitempo?
In mezzo al silenzio secondo solo a quello di un monastero di clausura, abbandonati i sicuri marciapiedi dove le sole sfide si configurano in resti mal composti di bisogni canini, lasciate a casa le incombenze e la (troppo) facile routine di un Masha e Orso pre-sonnellino della petite… Chi poteva, se non io, essere così ingenua da canticchiare: “È primavera, svegliatevi bambine!”?

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Il sonno dei bambini è più misterioso dei calzini scompagnati in lavatrice

Gli errori si pagano, dicono. Be’: anche le vacanze.
Va messo in conto: anche se la casa delle vacanze è gentilmente offerta dai nonni, anche se non ci sbattiamo a portarvi sulle piste, anche se i costi si limitano a benzina, caselli e qualche pasto fuori, il vero conto lo presenta la piccola (sì, tu), in termini di improvvisa intolleranza alla posizione supina. Che quasi quasi un pensierino ce lo fai: meglio una vacanza in montagna senza più dormire, o dormire senza più partire?

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I beffardiMaternità

È inutile: non mi somigli

Mancava solo una cosa: che un po’ mi somigliasse. Difficile rintracciare un segno qualunque che quel Cicciobello fosse stato immesso nel mondo a partire dal mio ventre. Non c’era nulla, niente, nessun dettaglio che potesse rendermi sospettabile come genitrice. Peccato.
E lì fu la seconda. Un po’ per la voglia di femmina (dai, sta volta è una bambina!), un po’ perché dovevo rifarmi: trovo che la natura sia ingrata nei confronti della donna, se un figlio, almeno un po’, non le somiglia.

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L’ “Effetto Kinder”

Se esco, li prendo, li porto dritti a casa, li mollo a giocare da sé, normalmente va tutto liscio. Salvo eventuali sensi di colpa per non aver mostrato entusiasta plauso per il loro ritorno sotto forma di sorprese, attenzioni, gioco insieme.
Se però, solleticata da tali sensi di colpa, dalla responsabilità genitoriale nel plasmare le loro giovani menti e il ricordo affettivo che avranno di me e della loro infanzia, mi spingo oltre lo stretto necessario… se, insomma, decido di onorare il rientro in una qualche maniera, improvvisamente il gioco si fa duro.

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I beffardiMaternità

La naturale evoluzione del local pub

C’era una volta l’oratorio: un campo asfaltato per giocare a pallone, qualche panca di pietra vicino alla cancellata d’ingresso, qualche suora e qualche prete. Una piccola zona di giochi per bambini nascosta in un cantuccio. Ma, soprattutto: chiacchiere. D’altronde si chiama “oratorio”.
Da cosa nasce cosa, e dopo i primi anni in cui quel cancello e quel campo asfaltato servono a passaggio obbligato verso la cappella, o verso le sale in cui è allestito il banchetto post Battesimo del figlio del cugino dell’amica di mamma, comincia a emergere il vero volto della location: l’aggregazione

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I beffardiMaternità

Il tempo vola? Le mattine: no

Trovo inverosimilmente bizzarro, per non dire oltraggioso, che quel tempo che sappiamo volar letteralmente via guardando crescere i nostri bambini, sia lo stesso, arguto signore, che si permette di restare incollato come resina tra i capelli in queste mattine con la petite.
Che perdere il sonnellino delle 10 sarebbe stata cosa cattiva e ingiusta (per parafrasare parole sante), già lo avevo immaginato. Che questo momento sarebbe poi giunto, con grande probabilità, allo scadere delle vacanze, l’avevo…

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I beffardi

Francesitudini

Mentre le vacanze si allontanano come le buone intenzioni – ancor più rapidamente fugate da qualche spiacevole novità – ecco quello che ho imparato in due settimane in Alta Savoia.
• Si dice Bonjour anche alle sette di sera (forse vale per il giorno dopo?)
• Divieto d’accesso “sauf riverains” non vuol dire, come si sarebbe portati a pensare, “salvo riverenze” (tipo che lasci passare suore e sacerdoti o chi è particolarmente gentile), bensì “eccetto residenti”
• L’alimentazione è a base di formaggi, burro, creme, ma la francese tipica vanta gambe da gazzella e tette da baywatch (insopportabile)…

I beffardiMaternità

Tempi furbi

Si definiscono “tempi furbi” quei tempi che, per loro natura, hanno la capacità di evaporare in maniera del tutto arbitraria.
Ne sono esempio:
Mattino: cinque minuti dal panettiere + ritorno senza incontrare anima viva + rientro e due parole col marito = 45 minuti. Cioè 15 più 30 di tempi furbi (o di logorrea?)…

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Cari figli: il prontuario per le vacanze

Cari figli, come promesso anche per noi il momento agognato è arrivato.
Siamo in montagna. Benvenuti. Piove.
Prima che il bel tempo ci porti alla deriva e prima di inciampare in inconsuete armonie familiari, desidero richiamare la vostra attenzione su alcune piccole regole – o dettagli di convivenza se preferite – che agevoleranno questa prima settimana coi nonni.
Postulato 1: Non chiedere a mamma quello che puoi chiedere a papà.
Postulato 2: Non chiedere a papà quello che puoi chiedere ai nonni…

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I beffardiMaternità

Prime parole: la cruda realtà

Mi chiedo chi è che ha inventato la fiaba.
“C’era una volta una bimba, gli occhi colore del cielo, le labbra a forma di cuore, succose come le fragole a giugno, due braccia operose con le fossette ai gomiti, due piccoli piedi che zampettano allagando tutto di immacolata allegria. E la sua mamma restava a guardarla a mollo dell’incanto più sublime che mai si potesse immaginare. Si narra che, tanta era la sua bellezza, la piccola la osservava anelando a quel suo sguardo innamorato, e volendo somigliarle il più possibile cominciò a produrre dolci sillabe: “MA-MA”…

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I beffardiMaternità

Il caldo al tempo dei bambini 2

…Mi sorge il dubbio che, dopo tutto, di estati davvero torride non ce ne siano state tante negli ultimi anni.
Ché qualche giorno di anticiclone africano lo reggo anche, basta che poi si rinfreschi almeno la sera.
Ma quando alle 23 leggi 30 gradi fuori e 29 dentro capisci che non puoi farcela. E, più di tutto, ti avvedi che anche una questione semplice come quella della calura, assume interessanti, nuove prospettive quando condivisa con la progenie…

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I beffardiMaternità

Il caldo al tempo dei bambini 1

E dire che mi credevo abituata.
Nella lontana vita da single, o, più precisamente, in quella pre-figli e pre-nozze, vivevo in un monolocale. Da sola, prima. Tolta qualche visita del cavaliere di turno. Poi, con la dolce compagnia di un francese che veniva a trovarmi qualche weekend, fino a stabilircisi dopo mesi di voli easyjet. E…

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La scuola è finita: andate in pace

…Il vero guaio è che, per la prima volta, stiamo parlando di ben 3 mesi. E che, per quanto ami i miei figli, sono una madre, non sono un cammello: non è che posso fare scorta di bambini, un’abbuffata di tempo insieme, le riserve in vista dell’inverno…

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I beffardi

Il silenzio delle polpette

…E allora oggi, in piacevole compagnia della petite, mentre alla cava accosto un paio di ragazzetti indubbiamente al bigio, osservo lei schermirsi tra seni troppo abbondanti (tutta invidia) e lui che, pennarello alla mano, insegue un tracciato immaginario sulla povera panchina già martoriata da altri innamorati, per dichiarare un amore apparentemente eterno. E, sentendomi testimone oculare dell’accadimento, soppeso le possibilità di intervento…

I beffardiMaternità

15 mesi e ho già perso tutto il mio rigore

…Sale in piedi sul tavolo. Sale in piedi sul cesso aggrappandosi all’asse. Dorme nel lettone ogni volta che non dorme nel lettino (fate voi le vostre supposizioni). Ciuccia il seno quando è stanca (il ciuccio sa di gomma). Scappa dal seno quando invece potrebbe poppare…

I beffardi

Alla ricerca del figo (e delle pesche) perduti

Andare al mercato è un po’ come prendere la metro: due attività di cui ho scarsissima esperienza da che sono diventata mamma.
Elementi fissi che ritrovo regolarmente, nonostante le assenze protratte: la vecchia col gambaletto a mezza gamba, la donna col velo e il bambino che dorme nel passeggino, la donna senza velo e il bambino che comunque dorme nel passeggino, l’uomo dei…

I beffardi

“Sì, Signora”

Dunque c’è questa coppia che incrocio quotidianamente andando o tornando da scuola. Quattro stecche da biliardo per gambe (due di lei, due di lui), qualche passeggino, un numero variabile di infanti: loro, non loro, non è dato saperlo. Lei ha due biglie d’occhi di colore incerto, sporgenti e riversi sul mondo con un languore che le sgorga dal profondo. Lui un piercing alla lingua: lingua che non è difficile apprezzare dacché i due innamorati si scambiano una mole ingente di “convenevoli” mentre le dita intrecciano promesse, i jeans cascano, e le sigarette imperano…

La leggenda dell’oggetto transizionale

“Ma che carino! Davvero, grazie!”
Sospiri, sorridi, un occhio spiana il pupazzetto che hai appena scartato per tuo figlio, poi si posa su quelli del donatore e infine cerca, supplicante, la gioia del bebè.
Ebbene sì: ti hanno regalato il centoundicesimo peluche per il tuo bambino.
Forse sono informatissimi sulla (possibile)…

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EventiI beffardi

L’anti-donna

Se mi facessero il test anti-donna mi troverebbero senz’altro positiva.
Manifesto infatti:
-Avversione per il fiore giallo che è tradizione regalare l’otto marzo: è peloso, brutterello al limite dello sfigato, e puzza.
-Refrattarietà allo shopping: detesto la fiumara di gente, il passo lento, i musi che alonano sulle vetrine, la ressa per i saldi, la…

I beffardiMaternità

Quel che resta del parto

È vero: sono caduta da ragazza. Sugli sci (anzi al loro fianco, mentre quelli se la ridevano come fosse colpa mia), inforcata malamente da una compagna di oratorio che adesso non nomino per non provocarle sensi di colpa tardivi. E ci ho lasciato le chiappe.
Tuttora, a distanza di un numero di anni che mi guardo bene dal conteggiare e ancor meglio dal riportarvi, il mio osso sacro presenta ignote protuberanze, nemmeno simmetriche…

I beffardiMaternità

Dapprima fu il lamento

Dapprima fu il lamento: un suono graffiante, monocorde, stridente come il gesso alla lavagna.
Noi diciamo: “Fa contatto!” con un ghigno che annaspa alla ricerca dell’ironia, perché la gentile vibrazione si produce puntualissima e prevedibile non appena deponi la piccola a terra.

Poi fu la dieta: di una scodella di pappa preparata con zelo e tantissimo amore la principessa…

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I beffardi

Un minuto davanti allo specchio

Mia madre sarà felice.
Quando ero ancora alle sue dipendenze le piaceva citarmi non so chi, Fromm forse, o Quoist. Diceva: “Un minuto davanti allo specchio, dieci davanti a Dio.” Anche la citazione, probabilmente, è imprecisa. Mi scuso con Fromm (e con mia madre).
Chissà come mi ero combinata quella volta che a tavola…

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I beffardiMaternità

Non pronunciare il nome di “mamma” invano…

Mentre attendo con trepidazione che la piccola Isabelle pronunci per la prima volta il fatidico mamma, che sia un bisbiglio barcollante, una balbuzie in cui riconoscere a stento l’appello, o una voce argentina che chiama a squarciagola… singolarmente aspetto, anzi supplico, che gli altri due smettano di farlo…

I beffardiMaternità

Cosa (non) fare in un centro commerciale

Certo, mi rendo conto che, il sabato pomeriggio, molte altre famiglie si sollazzino con attività più consone allo stato anagrafico (dei genitori e dei figli), tipo li portino alle giostre, o a fare la spesa, o, ancora, a lavare la macchina. Certe di queste imprese con l’accattivante prospettiva “vedrai com’è bello”, oppure “ti compro una cosa che scegli”. O un …

I beffardi

Ordine!

D’altro canto, a ben pensarci, la parola ordine ha la simpatica bivalenza di organizzazione e comando   Edgar (il maggiordomo), ha pensato bene di andare in vacanza per due settimane. Che sfiga. Proprio adesso, che la stagione impone un cambio abbigliamento, Isabelle esce dalla tappa dei sei mesi e naviga verso la successiva, dei nove, Patrick ha cominciato la scuola, e …

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I beffardiMaternità

Piccoli paradossi

Certo, ha dell’assurdo, ma il mio impegno di oggi sarà – piccola permettendo – come insegnarle ad accettare il ciuccio.
La vita è un paradosso: stiamo lottando perché Sarah smetta il succhiotto, e perché Isabelle lo prenda.
Quattro anni (quasi) vs sette mesi (e rotti), vs innumerevoli specie di questo gadget salva-genitori, che carosellano su mensole, mobili, letti e bauli, supplicanti.
Mi rendo conto di essere probabilmente impopolare, nei padiglioni auricolari già avverto il formicolare insistente di mille piccole voci: “Meglio, no? Così non farai fatica a toglierlo!”…

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Come ti svezzo la bambina 2

Ormai ho cominciato. Per forza. Perché anche i più accaniti difensori del latte materno, prima o poi, cedono al divertimento di vedersi imbrattare il proprio cucciolo con un biscottino ciancicato come può dalle sue piccole gengive forti, e quelle mani paffute che ridisegnano il pianale del seggiolone con ignoti Kandinskij. E cedono pure – figli di buonsenso e informazione – …

I beffardiMaternità

Come ti svezzo la bambina

…No, non è strabica. Torace ok. Cuore ok. Orecchie ok. La fontanella boh, non gliel’ho vista toccare.
Intanto, infilandosi nel mio silenzio sulla questione sonno, come una biscia nella crepa su un muro, parte per la guerra dello svezzamento: “A cinque mesi e mezzo si comincia.”
“Sì, Si-ora (Signora). Si fa a cinque mesi e mezzo.”
Ribatto con la schiettezza che mi rende difficile la permanenza in questo mondo (e in questo studio): “Io la svezzo a sei.”
“Si-ora… Si fa a cinque mesi e mezzo, perché l’età giusta è questa.”
“Ma l’OMS…”…

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Non tutte le ciambelle riescono col buco

Lo chiamano “zero termico”: è l’altitudine sopra la quale la temperatura è inferiore allo zero. In altre parole: il luogo indefinitamente alto e sconfinato in cui fluttuo da giorni. A lanciarmi alle alte quote un week end non proprio riuscitissimo e la solita, solida complicità di una piccola insonne.
Perché non è mica detto che il fine settimana sia la pausa dalle fatiche, una vacanza in formato tascabile, una gioia piccola, …

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I beffardi

Sempre caro mi fu quest’ermo colle…

…Alto Adige, il solo luogo di villeggiatura dove puoi venire in estate:
-senza creme solari
-senza fare il cambio stagionale dell’armadio
-senza depilarti e dover superare la prova costume…

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Il “tappetario”

Si potrebbe pensare che una plurimamma sia decisamente più esperta e accorta di una alle prime armi. Si potrebbe supporre, o si dà perfino per scontato, che ricordi ogni cosa necessaria all’accudimento di un bebè, che non abbia bisogno di rileggersi l’enciclopedia della puericultura, e che, in ogni caso, abbia sviluppato, con le maternità precedenti, un istinto acutissimo. Dicono anche …

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Tecniche di sopravvivenza

Com’è bello ricordare i vecchi tempi!
Oggi, complice una dose massiccia di cortisone inalato via aerosol da diversi giorni e soggetto, oso supporre, a fenomeni di accumulo del tipo “intossicazione”, hai dato il meglio di te, riportandomi allo strazio dei primi mesi.
La felice abitudine che avevi preso, di addormentarti pacificamente al seno davanti alla tv intorno alle 23.30, è stata abbattuta in favore di un incerto dormiveglia cui ti approssimi con generosa cautela intorno all’una di notte. Stamane alle 6 eri già sveglia, ti ho attaccata a più riprese ad ogni tetta possibile (scusa se sono solo 2), poi…

I beffardiMaternità

Un simpatico passatempo

Chi era, John Lennon? Diceva: “Life’s what happens to you while you’re busy making other plans.” (La vita è ciò che ti capita mentre sei impegnato in altri progetti).
Verrebbe da dire: quanta vita, con un neonato!
È vero, Isabelle è migliorata così tanto da permettermi il lusso di portare a termine qualche azione ordinaria, tipo fare una lavatrice, stendere, telefonare. E perfino straordinaria, come occuparmi dei miei album di fotografie, selezionarne qualcuna per coinvolgere anche lei nell’arredo di casa, sui cui muri troneggiano solo i fratelli, o addirittura scrivere senza aspettare che mio marito faccia il tato la sera. Eppure…

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I beffardiMaternità

Io, lui, l’altra

È vero, e capita a tutti (o a molti): ci si sposa, si aspetta il primo figlio, e piovono i buoni propositi, della serie “usciremo a cena lo stesso, basta tirarsi il latte, lasciare pupo e biberon ai nonni”. Oppure un cinema, anche col neonato: c’è chi lo fa, il piccolo avvinghiato al seno, poi crolla nel suo cinema privato di sogni che pescano quello che possono, da una vita appena abbozzata, e i neogenitori si godono lo spettacolo. Ci siamo passati anche noi, non dal cinema e dall’appuntamento romantico: dalle buone intenzioni…

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Dormi, ti prego…

È come scrivere sotto effetto di barbiturici: come sempre, da settimane, il tuo sonno obbedisce a leggi sconosciute e difficilmente condivisibili, più prossime alla veglia perpetua e disturbata, che al riposo. Per empatica condivisione, tuo padre e io seguiamo a ruota.
In questo momento avverto: tremore alle mani, testa che gira, sfinimento generalizzato, vista appannata (mi scuso fin d’ora per eventuali errori di battitura)…

La sfortuna si impara da piccoli

La vita offre sempre ottime occasioni per insegnare qualcosa ai figli. Noi, lo scorso fine settimana, gli abbiamo insegnato la sfortuna.

Tutto nasce da quello slargo davanti alla posta, in Via Gozzoli. Ci passo per caso, la piccola addosso, i suoi fratelli a scuola, venerdì. Strane creature hanno preso vita: strutture plastificate e rigonfie meglio note sotto il nome di “gonfiabili”. Le osservo figurandomi già l’eccitazione dei figli e intuisco, da subito, che quelle grandi masse variopinte sono destinate a diventare la nota di colore del nostro weekend…

A ciascun giorno basta la sua pena

La vita è beffarda.
Mi preoccupavo tanto di non arrivare in tempo all’ospedale, di non fare l’epidurale, della gelosia dei figli.
Ho fatto dieci ore di travaglio, l’epidurale, e i figli sono bravissimi.
Buffo come le cose poi vadano diversamente da quanto previsto, atteso, temuto. Meglio, a volte. Peggio, altre.
In mente mi sovviene quella frase che per anni tenni stretta: “Non affannatevi troppo per domani, perché domani avrà già le sue inquietudini: a ciascun giorno basta la sua pena.”…

I beffardiMaternità

Lista dei sogni di poche pretese

La lista. La migliore amica del controllo. L’ombra fedele del timore. La gabbia in cui cercare d’infilare e rinchiudere i dubbi. La fuga.
Gennaio scema sotto finti fiocchi di neve, non mi ha dato la sola cosa per cui normalmente lo salverei. Tutti hanno redatto già molti giorni fa, il loro elenco delle buone intenzioni. A me le buone intenzioni fiaccano. Così, in preda a un cuore che saltella tra lo stordimento felice di una nascita che s’approssima, e la paura dettata dall’ignoranza del quando-dove-come inizierà il travaglio, con questo muscolo sentimentale legato e scalpitante come un cavallo a uno steccato, mi metto a redigere anch’io la mia paginetta dei buoni propositi, che però, per indole e desiderio, chiamerò “lista dei sogni di poche pretese”…

I beffardi

La colf è eterna finché dura…

…parafrasi del film “L’amore è eterno finché dura”. Si potrebbe anche dire “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, per rimanere su Verdone. Maledetto forse no, ma di certo non la svolta salvifica che voleva sembrare: quel giorno sotto i portici, lo ricordo con amore bambino, innocente, le guance rosate. Raffaella mi parla di lei, la supercolf ucraina che non perde un colpo, tutti a bacchetta, arriva, si mette al lavoro, fa, strafa, non guarda in faccia a nessuno. E, di certo, non cazzeggia…

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I beffardiMaternità

Il dietologo nell’armadio

Una volta si andava dal logopedista per la balbuzie, dal neuropsichiatra per la schizofrenia, e dal dietologo per l’obesità o il diabete. Ora per la logopedia basta una R poco rullata, dal neuropsichiatra si porta il figliolo vivace, e il dietologo ce lo ritroviamo, senza appello, appiccicato sugli armadietti.

I beffardi

La collaboratrice domestica

Lo Stato dovrebbe dotare le donne incinte di una donna delle pulizie. Almeno le pluripare. Lei si riposa, il marito bada ai figli già “in essere”, la casa resta incurata: l’equazione non torna. Basterebbe poco, un pacchetto ore pari al numero di figli: due ore a settimana per il secondo, tre per il terzo, e così via.
Noi le pulizie le abbiamo sempre fatte da soli…

I beffardiMaternità

La “dolce” ricerca di un corso

Alle nove e cinque di un martedì mattina me ne esco trionfante con un bambino per ogni mano e un altro che sguazza sotto la maglia (ormai a maniche lunghe), direzione asilo.
È il primo giorno che Sarah mangerà a scuola. Il primo giorno che la mattina della sottoscritta sarà davvero luuunga. Soprattutto volendo irrimediabilmente sfuggire a quelle sirene d’Ulisse sotto forma di appelli materni inconsci, che mi vorrebbero persuadere a fare ciò che di più ovvio si fa a casa nelle mie condizioni di mamma a tempo pieno (che ora è a tempo parziale): la casalinga…

I beffardiMaternità

Outing e outfit

Quaranta minuti per vestirmi. Avevo dimenticato questo aspetto della gravidanza.
Sarah raccatta una cintura dall’armadio: “Posso prendere il guin-haio (guinzaglio)”? Patrick acconsente a fare il cane.
È settembre, riprende la vita sociale: oggi la logopedia di Patrick, solito posto, solita gente. Avevo pensato di fare il mio “outing”…