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I beffardiMaternità

Cara Mamma-Di-Uno

Ciao, mamma di un figlio solo.

Le vacanze sono finite. Per te, per noi mamme a tempo pieno (ma anche lavoratrici a casa, fuori, dentro, in terrazza…), esse si estinguono nel momento esatto in cui il padre dei nostri figli solca la soglia per tornare al lavoro. Adesso siete un pupattolo che cresce a vista d’occhio e tu, che t’accorgi che la scorsa vacanza eri un po’ più tranquilla ma da una tranche all’altra già tutto è cambiato, che agonizzi aspettando il puntello del prossimo weekend: ciao. Mamma-di-un-figlio-solo.

Non ho nulla in contrario sulla tua scelta o la tua attesa, pensa che una volta ero anche io una MDU (Madre Di Uno), volevo però chiederti di aiutarmi a ricordare come si viveva quando una serie di conseguenze alla pluralità ancora non mi tangeva.

Tipo: tu ti alzi e lo svegli, oppure lui ti sveglia e ti alzi?

Ecco, perché invece qui – tanto per dire – io mi alzo, potrei fare i cavoli miei (quanto a nottate di bebè ho già dato), le due femmine dormono. Ma il maschio alle 8 è già lì. E se per caso dorme lui, puoi giurare che s’alza una delle bambine. E se, ancora per caso, tutti dormissero, tu non lo sai prima, quindi ti sei ammollata in cosucce da poco, non certo in qualche amena attività di valore ed alta levatura.

Qui – tanto per dirne un’altra – se anche servi la colazione a uno e poi lo piazzi alla tv, sempre due te ne restano. E, notoriamente, gravitano attorno al mio tavolo in cucina. Che è pure l’unico vero tavolo. Perché la casa è rimasta un po’ ai tempi del MDU. I soldi pure.

Per ogni semplice operazione (bagno, cucinare, sistemare la cucina – gli altri locali li rimandi a sera, marito presente -), dovrai arrangiare tutti i figli pregando in una congiunzione astrale praticamente inarrivabile, e – quand’anche ci riuscirai – accettare di aver racimolato due minuti per i cosiddetti “essential”, che non sono oli essenziali, bensì impegni basici d’obbligo (quelli di cui sopra), e giammai per Te Stessa.

E sempre qui – abbi pazienza – quando anche decidi di giocare con loro, non troverai MAI un gioco che li soddisfi tutti. Un po’ perché hanno età diverse, un po’ perché uno è maschio e le altre due son donnine. E se in uno slancio San Francescano scegli di dare del tempo esclusivo di buona qualità (quello brandito dai super-psicopeda-non genitori), avrai da risolvere il piccolo rebus del “cosa ne faccio intanto degli altri 2?”, e poi il “ma perché giochi prima con lui?”, e ancora il “ma con lui hai giocato di più”. Ricordando

il postulato della maternità plurima: fare sempre porzioni identiche di tutto, dalla pasta ai regali alle attenzioni.

E, infine, contare che quel tempo esclusivo che ogni santa madre devolve a favore dell’amato pargolo va moltiplicato per n. Una sola mezzora per uno, nel mio caso, fa una fottutissima ora e mezzo.

E ancora, – lo so sto abusando ma tieni duro, faresti del bene a tutta la specie delle pluri-mamme – se eventualmente decidi di uscire devi prima accettare che ci sarà almeno uno di loro da convincere, con le buone o le cattive, mentre gli altri due, ancora da vestire, fanno una corrida. (In cui loro sono i tori, tu il torero).

E infine, cara MDU –  e qui, ringraziandoti, chiudo – la gioia che vedere i tuoi figli insieme ti procura è seconda a una sola cosa: la pena e lo sfinimento di passare il 90% del tempo a sedare corride. Non so più immaginarmela, una maternità senza liti fratricide. Perenni.

Sembra impossibile, che sempre di maternità si tratti.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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