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I beffardi

1, 2, 3… blatta!

Dovrebbero inventare il giorno dei repulisti, istituire una festa ufficiale del rassetto. Per dirla chic: di decluttering. Perché oggi le definizioni vanno misurate, i non vedenti, i non udenti, i diversamente abili. Be’, la nostra casa è diversamente abitata.

Scafaggio fu una delle primissime parole di Isabelle.

Dormiva in quel lettino da campeggio relegato in cucina, il che pare diabolico a dirsi e invece fu alquanto salvifico a farsi. Sul lato della stanza che corre verso la finestra abbiamo una serie di perline che, sempre a proposito di definizioni, non sono solo quelle sfere da inserire sui fili, ma in questo caso lamelle di legno decorative applicate con zelo dal marito e pitturate con gloriosa pazienza e panza dalla sottoscritta, allora gravida di Sarah. Ecco, dietro queste adorabili perline color tortora, dev’esserci un ecosistema di sfighe diversamente accettabili. Perché se a polvere, ragni e altre forme viventi si può sopravvivere, gli scarafaggi hanno il superpotere di annientare la dignità umana producendosi in bestemmie e alterazioni varie del comportamento.

Ogni sera, quando passavo a dare un bacio alla petite, scafaggio s’affacciava, altrettanto amorevole, dal bordo delle perline, come a vegliare su di lei. La versione insetto di un angelo custode. Mi limitavo a salutare anche quello, con una ciabattata gentile che gli valesse una fuga, dove non si sa. Nessuno si allarmò mai.

Eppure, nel tempo, forse in virtù della loro ingente moltiplicazione, la cosa ha cominciato a non sembrare più tanto innocente. Cominciai a spargere polvere antibestie facendola anche scivolare con cura dietro il legno, lo stesso spostando gli zoccoli dei mobili. Il mattino seguente trovavo lo sterminio: otto, dieci, dodici bestie a pancia in su. Bianche. Morte. O ancora in lotta per la sopravvivenza. Odiatemi pure, animalisti, ma vederle esanimi spegnersi negli ultimi bagliori di quella cocaina destava un sottile senso di onesta rivalsa.

La sera capitava che a metà di qualche programma in tv qualcuna di loro arrancasse sul gres, illusa che in salotto ci si potesse salvare o si morisse meglio davanti a una puntata di Grey’s Anatomy.

Finché fu pace.

Esiste una specie di passaparola, anche nel mondo animale, forse perfino in quello vegetale. Loro lo sanno, quando: non-è-cosa.

Non si vide più nessuno.

Malauguratamente la nuova generazione, evidentemente male informata, ha ripreso le insane abitudini. E non venite a dirmi che è la stagione: è solo la sfiga.

Adesso in cucina cominciano a spuntare i primi esemplari e la sera prevede ormai un giro di ronda abituale. In terrazzo basta metter piede per la sigaretta notturna che le blatte (evidentemente in concerto col Ministro della Salute) corrono attorno a quelle che ormai dovrei chiamare le mie ciablatte. L’altra notte, per la prima volta, una enorme era accanto al water del bagno padronale: evidentemente femmina perché è il bagno di noi donne (e tutto rosa). Così nemmeno più cagare in santa pace appare possibile: si è creato un mostruoso precedente.

Ora immaginatevi stanche, mestruate, sfinite da insonnie di varia natura, arrancare verso il letto un venerdì sera.

Avete già il pigiama, i figli dormono, vi siete lavate i denti con quei gesti pesanti di chi conteggia i secondi per arrivare al crollo sul suo materasso in memory foam.

Ci siete?

Entrate in camera piano, l’ultima luce accesa, l’ultimo atto: e lei è lì, accanto al comodino. La blatta.

Abbiamo passato un quarto d’ora di caccia con ciabatta, aspirapolvere, sollevamento letto. Sono saltati fuori: pezzetti di lego, un uovo finto comprato dai cinesi un anno fa, tre monetine. Ma la stronza no.

Dormo col mio angelo custode come faceva mia figlia anni fa. Il pensiero di quella bestia da horror che sale sulla testata, poi scende, arriva.

Stamattina Mathias studia come debellarle: l’alloro (e cazzo faccio, la corona come Giulio Cesare?), polveri che scompongono le bestie così poi le trovi a lamelle (invitante, ma poco pratico), e poi la bonifica.

– Forse dovremmo pulire più spesso la casa – gli ho detto.

Adesso cerca di comprare Isabelle: – Amore, mi aiuti a bonificare?

Lo trovo pieno di progetti e di sante intenzioni: liberare la panca in terrazzo che dev’essere un merdaio senza limiti e un sicuro bed&breakfast a gestione scarafaggi, spazzare fuori, spazzolare dentro. Lo becco che lava un ripiano del frigo, così, preso dallo slancio: – Ma che è, quello?
– Il ripiano del frigorifero.

Mi hanno messo il marito in modalità all-inclusive.
– Va’ che le blatte, almeno lì, non ci sono.

Qualcosa di nuovo?
Ti avviso io: a caso, quando capita, una vetrina degli ultimi post!

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Commenti 2

  1. Elisabetta

    Io sto lottando invece con le formiche. Piccole, ma tante, Tante, TANTE… non so più dove e con cosa spruzzare pur di levarmele di torno…
    Comunque il tuo episodio serale con la blatta mi fa ricordare una notte a Calcutta, in uno dei dormitori più puliti della zona, le blatte erano così grosse che si sentivano camminare per terra “tichi-tichi-tichi-tichi”, ricordo che mio marito (dopo appena averne vista una) si alzò durante la notte per andare in bagno… e gridò “qui c’è tutta la famiglia!”. Dall’orrore mi sono raggomitolata nel letto e non ho messo piede a terra fino al mattino. E non ti descrivo come erano grosse, altro che le nostre… comunque, io non ho fatto i battiscopa (li ho cementati di piastrella) apposta per evitare animaletti di vario tipo, ma si annidano e ne trovo lo stesso! Quindi, concordo, è sfiga, non stagione.

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      Maddalena Capra Lebout

      Preferirei e formiche. Sappi che la famosa stronza della camera da letto, sparita, ieri l’ho scovata nel mio studio, adiacente alla camera. Ma sai dove? Dentro la piantana, cioè NELLA lampada, che è alta quanto me. Come diamine ci è finita? Allora è vero che svolazzano pure? Allora posso trovarmela in testa? Morire… Il tuo racconto su Calcutta – per inciso – mi fa passar la voglia di viaggiare. 😉

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